la tana di Belzebu

le disquisizioni di un demonio solo, abbandonato, signore delle mosche e dello sterco

like o non like questo è un probelma ?

da un po' di tempo sto preparando e progressivamente mettendo in pratica la mia uscita dai social, quelli moderni e quelli meno moderni, ho già abbandonato Linkedin, Tiktok e Twitter o X come si chiama adesso. Manterrò instagram in quanto trovo molti spunti interessanti anche se sta nell'universo META e questo mi irrita ovviamente, tuttavia dei due account instagram ne ho mantenuto solo uno e quello resterà con i miei modi e i miei tempi. Rimane il nonno: Facebook, li sono ancora presente ma in via di disfacimento, mi limito alla pubblicazione di articoli tendenzialmente di carattere politico ed è interessante notare come pubblicando articoli critici nei confronti di questo governo, articoli che portano all'attenzione emergenze occupazionali, articoli che minano la santità di Israele, insomma "articoli" verificati, autentici non provenienti da "a mio cugino news", beh dicevo, è interessante notare come non ci sia nemmeno un like, un commento, tanto meno un repost... TESTO complice l'algoritmo ? complice il fatto che la maggior parte di quei quattro disperati di amici che ho su facebook siano si limitino a guardare contenuti tipo gattini, mutandine ed altre amenità del genere, cosa che per altro è sacrosanto fare... Non si sa, non lo so ma questo ho notato e questo mi dice senza "se" e senza "ma" che sono sulla strada giusta.

gli eroi di famiglia

non sempre, non tutti hanno un eroe in famiglia, o meglio molti magari non sanno di averlo, altri non hanno mai ascoltato le storie eroiche che potenzialmente si nascondevano nella memoria di quel vecchio zio o ancor meglio di un nonno, una mamma, un papà, una nonna... Io ho sempre amato ascoltare i racconti dei miei nonni, racconti che venivano da un altro mondo in un altro tempo, una dimensione in bianco e nero come nei vecchi filmati che sono arrivati sino ad oggi, ma il mondo dei nostri nonni non era in bianco e nero e questo per me è sempre stato un punto di riflessione. Mio nonno Gerolamo è nato nel 1920, all'indomani della prima guerra mondiale, e giusto giusto in tempo per formarsi quanto basta per la secondo guerra mondiale, è nato a Lerma un piccolo paese in provincia di Alessandria, vicino a Ovada, una striscia di terreno che è già Piemonte ma che ancora sente l'aria di Genova, dove il dialetto Piemontese non è gentile e puro come "più in su", ma è sporco di tante tante parole genovesi che lo inquinano, lo imbastardiscono, se parli quel dialetto non sei ligure ma nemmeno piemontese... Ad un certo punto capita una questione strana nell'Italia e nell'Europa di quel tempo, si affacciano alla ribalta della storia personaggini del calibro di Benito Mussolini e Adolf Hitler, giusto per citarne due non di prima fascia... (va da se che il periodo precedente è volutamente sarcastico...) Beh per farvela breve: nonno Gerolamo anni 20, perfetto, guerra, vai... C'è un problema però, mio nonno come del resto anche io, è ipovedente, è dura esserlo oggi nel 2024, figuriamoci cento anni fa, alle visite di arruolamento, manco a dirlo non gli credono, viene accusato di "far finta" per sfangarsela e bon, ciao, divisa, stivali di cartone, fucile e via in marcia alla conquista dell'Unione Sovietica! Mio nonno come altri sessantamila ragazzi furono spediti con varianti di modi e tempi in Russia, e marciarono sino ad Odessa. Durante questa scampagnata le truppe, ovviamente si fermavano per recuperare e si allestivano quindi i campi per alcune ore, a mio nonno venne ordinato una sera di prestare servizio di guardia, mai gli era stato chiesto prima, in quanto tralasciando i medici fanatici che non gli credettero al momento dell'arruolamento forzato, si era reso evidente durante gli spostamenti che Gerolamo non fosso proprio un falco pellegrino in termini di vista, mio nonno quindi declinò cortese offerta, in parole povere rifiutò di eseguire un ordine diretto... La questione non fu certo semplice e a parte beccarsi un procedimento disciplinare militare fu preso a calci e pugni da quella elite di intellettuali che sulla divisa militare portava una "V" che stava per "vere teste di ca....." ehhhm no stava per "Volontario" esistevano V a vario titolo a secondo dello stato ed inquadramento sociale, interessanti i VU "volontari universitari" su cui stendo un velo di umana pietà... Mio nonno si rifiutò quindi, la conseguenza al di là dei provvedimenti disciplinari fù nell'immediato una saccata di botte... Non nego di aver pensto che alla fine, mio nonno avrebbe potuto fare la guardia e fottersene delle conseguenze, stare attento per quel che poteva, in caso di attacco nemico, non sarebbe stata certo l'acume visivo di una sentinella a far la differenza l'esito per l'esercito di carne e cartone italiano sarebbe satato, senza se e senza ma, disatroso... A questa osservazione però la giustificazione di mio nonno fu questa: "Se io avessi fatto la guardia e non avessi visto in tempo un potenziale nemico in arrivo avrei ridotto e di molto per qualcuno la possibilità di salvarsi, dalla prigionia o dalla morte, non guardare alla mi scelta o alle conseguenza che io ho subito per la mia scelta, guarda al risultato, la guardia quella sera la fece qualcun altro, e io come acnhe gli altri riposammo in filo più tranquilli" Un gesto di ribellione che donò, a persone immerse nella paura, una goccia, illusoria, di maggiore tranquillità, questo fu il gesto eroico di mio nonno nella steppa sovietica in una giornata indefinita del 1941. Di cui la memoria è sepolta, di cui io porto memoria in queste righe perse in un mare digitale tanto inquinato, se non di più, di quello vero. Ci sono ancora spiagge libere con l'acqua pulita dove rifugiarsi. Mio nonno fu inserito nel CSIR al comando del Generale Messe. 1.792 morti o dispersi, 7.858 feriti o congelati. conservo ancora il suo foglio di congedo, con loghi e fregi fascisti, conservo la sua foto in divisa, conservo una decorazione che gli fu data per l'assistenza offerta ad un compagno ferito durante il rientro in Italia a piedi. Di questo mio nonno non parlò mai, ma suoi coetanei ai quali ho chiesto mi raccontarono che trascinò in una barella un amico dello stesso paese per centinaia di chilometri rimanendo al passo ed evitando che questo congelasse, salvandolo nonostante la perdita di una gamba. Ricordo quest'uomo anziano nel pese in bici con una gamba sola... Lo ricordo a terra davanti la tomba di mio nonno... Gerolamo Ferrari seconda guerra mondiale l'Ottava armata inviata successivamente in Unione Sovietica non fu cosi fortunata ed i numeri delle perdite ancora oggi sono sconvolgenti: 75.000 circa morti o dispersi e 32.500 circa feriti o congelati... Ecco credo che bastino solo questi numeri a raccontarci che non esistono guerre vinte, le guerre sono perse da tutti sempre... In questo ricordo di disobbedienza ed in questo riconoscimento riesco ad essere orgoglioso, riesco ad essere patriota. mio nonno ci ha lascito un 17 luglio di tanti anni fa...

casa mia, casa tua...

Voglio raccontare la mia personale esperienza in merito alla proprietà privata, agli affitti ed alle implicazioni non elementari che il discorso comporta. Da circa un anno lotto con un inquilino che ha deciso i maniera arbitraria e capziosa di astenersi dal pagare l'affitto di casa, casa di cui io sono il proprietario non che locatore, con regolare contratto depositato in regime fiscale di cedolare secca, il relativo canone congruo secondo il calcolo medio che stabilisce un ente terzo rispetto a locatore e conduttore, nello specifico è indicato da Agenzia delle Entrate. Ciò premesso io ho cercato in una prima fase di parlare con in mio inquilino, ho concesso dilazioni ho proposto di annullare debiti pregressi offrendo alcuni mesi di locazione gratuita in cambio di una firma per una risoluzione del contratto ad una determinata data, tutte le mie proposte di mediazione sono andata disattese puntualmente, in tutto questo sia chiari che la tassazione sui canoni mai corrisposti mi viene comunque imposta almeno sino a quando l'ammanco non venga certificato da un tribunale per il signor Stato tu stai incassando un reddito e le tasse sono dovute... La mia unica colpa rispetto al capitalismo edilizio è quella di aver ereditato da mia nonna la casa che questa si è comprata con sacrifici facendo le pulizie e che ha deciso di lasciare a me in quanto unico ad averla assistita nel corso degli anni, e di aver contestualmente ereditato anche da mio padre la casa che quest'ultimo aveva acquistato con il suo stipendio da operaio specializzato nel porto di Genova, immobili sui quali sia chiaro tasse: IMU, ICI, Successioni, cazzi e mazzi sono sempre state pagate sino all'ultimo, senza condoni o altra cazzate simili. Spesso raccontando di questa situazione con altri, mezzi amici, mezzi parenti ed affini, il riscontro che ho è sempre quello di violento giudizio nei confronti di chi "abusivamente" sta in casa mia senza pagare, lo capisco è la via più facile per tutti, e lo è stata anche per me in alcuni momenti, soprattutto in quei momenti dove dovendo far fronte a scadenze di tipo economico mi sarebbe servito quel piccolo reddito per superarle un pochino più agevolmente. Ma se dobbiamo essere giraffe a tutti i costi ciò ci impone quanto meno un punto di vista più ampio, non credo sia facile per l'inquilino, giunti a questo punto, convivere con una istanza esecutiva di sfratto con mandato ad ufficiale giudiziario, ogni giorno può arrivare l'autorità e metterti alla porta se non di casa "tua" quanto meno di un posto dove ti rifugiavi dal freddo e dal buio, non posso certamente sentirmi solidale con l'inquilino perché il suoi bisogni io li ho compresi e mi sono reso diligente nei suoi confronti lui non ha fatto altrettanto ha messo in campo una scelta e le conseguenze ora sono a suo carico, ma non mi sento di aggredire ulteriormente chi è già, probabilmente, sbranato dai suoi mostri, ad un passo da un crollo che può essere definitivo. Non credo viva sereno anche se dovesse mostrare arroganza o collera io sono molto più sereno di lui, per mille motivi, sono stato più fortunato e ho cercato di aiutarlo in tutti i modi, può essere che lui abbia vissuto questa mia mano tesa come una dimostrazione di superiorità ? Può essere tutto... Ma quello che non può essere e che non deve essere è che le persone aggrediscano l'ultimo anello di una catena che è marcia dall'inizio, in Italia ci sono settecentomila persone che sono o potenzialmente sono fuori casa, questo non lo possiamo ignorare soprattutto la dove gli immobili di proprietà di enti pubblici/stato disabitati superano il milione, è un problema che va risolto, e non come dicono molti con metodi all'americana, esasperando il concetto di proprietà privata, ma aiutando le persone, tutte, si e soprattutto quelle che secondo i canoni odierni questo "aiuto" per molti non lo meritano nemmeno. il livello di stato di una società corrisponde a coloro che abitano a livello più basso, ed è tempo che coloro che hanno qualcosa si rendano conto di essere più prossimi a quelli che non hanno nulla rispetto a quelli che hanno troppo.

farfalle alla nascità

adoro la mente dei bambini, la adoro perché è chiara, pulita nel senso che è priva di scorie, semplice, tutt'altro che scontata o elementare. Al contrario di altre specie noi nasciamo farfalle per divenire vermi... farfalla

la responsabilità perduta

Viviamo in un'epoca dove la responsabilità è altrove, distante da noi, nessuno è responsabile per gli altri, non si è più responsabili nemmeno per se stessi, la responsabilità che male esercitata può divenire colpa nei suoi riflessi è ripudiata, messa all'indice in un vortice individualista che ci mette a capo di tutti i poteri di tutti i punti di vista, l'unica via di fuga possibile è l'IO ed in questo nostro essere dominati da un ego quantificabile in 10^27 non c'è spazio per la valutazione sbagliata che porta ad un errore, che badate bene è sacrosanto, umano anche giusto in un ossimoro logico non così parabolico come potrebbe sembrare. Con questo cappello mi riferisco all'eliminazione tardiva e meritata della nostra squadra nazionale di calcio dal torneo europeo, non sono un appassionato di calcio, lo sono stato in un'età più giovane, ma in un paese come il nostro il calcio ha un peso politico, la cosa ci può infastidire, anche fondatamente, ma non possiamo non prenderlo in considerazione, non è certo un bene ma è così, anche l'escalation popolare che ha portato Silvio Berlusconi al mito in vita e alla beatificazione in morte è, in parte, anche riferita ad un periodo di presenza nel mondo del calcio che ha certamente lasciato il segno, l'appellativo presidente che gli viene tutt'ora tributato a prescindere da presidente di che! E' da riferirsi alla presidenza del Milan che rimanda agli strepitosi risultati sportivi di quegli anni. La nazionale non ha una vera e proprio collocazione politica, o meglio ce l'ha ma è troppo sottilmente complicata da decifrare e quindi la lasciamo li in fondo al cassetto come un libro interessante si, ma che alla fine non abbiamo tutta sta voglio di leggere... Dicevamo la nazionale è politica, mentalità nazionale è una lieson tra il popolo e la classe dirigente, la crema sportiva e non solo, della società, l'esprimersi della nazionale è insomma pacificatrice tra chi ha tutto, salute, talento, ricchezza e felicità e chi ha poco ho nulla e sogna una rivalsa dal tavolino di un bar, con una vita mezza vuota dietro una bottiglia di Peroni ghiacciata... Quando qualcosa non funziona qualcosa si rompe, quando non solo non si vince ma nemmeno ci si esprime qualcosa in questa unione in questa comunicazione tra Dei e mortali si spezza ed è l'abisso. Le vite mezze vuote si scagliano contro le divinità illusorie e tutto si tinge di una realtà grigia e fredda aconr più della Peroni che resta li a sgasare sul bancone. architetti Abbiamo perso, malamente, ma la colpa non è di nessuno, perché la responsabilità è evanescente, perché i giovani non erano abbastanza giovani, bontà loro, il progetto è ancora in fase di stesura, perché insomma dai... Le facce abbronzatissime della dirigenza ci raccontano di mezze responsabilità, di mezze colpe, di mezze cose che non hanno funzionato, un po' come funziona nel nostro paese, è colpa dell'Europa, ma no è che il governo precedente... No però si deve capire che il quadro è cambiato... Ma la realtà alla fine è che in questa marea di quadri che cambiano la parete sullo sfondo è sempre più scassata è tra intonaco che gonfia, stucco che non arriva, muratori ed imbianchini che non ci sono più, centinaia di architetti in stile Fuffas prendono misure e parlano di design su macerie di una casa che non esiste quasi più... Di tutto questo si salva solo, per ora, la Peroni ghiacciata... Salute!

la Kobayashi Maru

Farò un atto di fede, dando per assoluto il fatto che tutti siamo appassionati di Star Trek in quasi tutte le sue declinazioni e tutti sappiamo a cosa si riferisca il nome Kobayashi Maru e le implicazioni che questo comporta... Se non siete fan di Star Trek, mi dispiace per voi, vi basti sapere che Kobayashi Maru è il nome di un test attitudinale/caratteriale al quale i cadetti prossimi all'uscita dell'accadamia devono sostenere per saggiare le loro capacità e la loro attitudine al comando in situazioni senza soluzioni positive. Condurre un equipaggio alla perdità totale della nave e alla morte di molti e farlo consapevolmente richiede uno spessore che si valuta proprio in questo specifico "esame" Il test non ha soluzione ottimale dicevamo, e il susseguirsi di problemi non ha soluzione, si basa in pratica sulla capacità di gestire una "sfiga" infinita. Nella narrazione terkkiana un solo alievo fu in grado di superarlo, ponendo una soluzione ottimale, ma chi sarà mail il guardiamarina poi capitano più famoso di sempre ? Ma certo lui James Tiberius Kirk, il capitano Kirk infatto è conosciuto nell'universto Trek come il primo ad aver risolto il test della Kobayashi Maru, ma la domanda è come ha fatto ? Come è stato possibile se il test è congegnato per essere privo di soluzione ? Facile, ha semplicemente barato, si ha barato! Tralasciando modi e fatti che potete ricostruire iniziando ad amare Star Trek, vi basti sapere che il capitano Kirk ha manomessi i parametri del test e introdotto nuove variabili, una volta attivate con un semplice comando camuffato al computer la situazione si è risolta, permettendo a Kirk di sfangarsela. Primo nella storia... Nell'universo narrativo la questione venne presa in esame per un eventuale provvedimento disciplinare, tuttavia la questione fu superata e la soluzione adottata da Kirk venne in qualche modo accettata e promossa come qualcosa di unico, originale un modo di pensare innovativo, oggi potremmo dire che ha "cheattato" per raggiungere uno scopo altrimenti irraggiungibile, ma sarebbe errato, perché se trucchi una corsa, una gara che in realtà prevede la possibilità di soluzione regolare, se pur difficile, aggiri non tanto la difficolta dell'azione richiesta, ma la tua debolezza, incapacità o insicurezza nell'agire, ma sapendo che non c'è soluzione che altro si dovrebbe fare ? Accettare passivamente, più o meno, l'inevitabile ? E' umano non percepire la fine di un momento sia esso triste o felice, è umano drogarsi di presente, e sopratutto nell'età più giovane percepire un po' tutto come immutabile, truccare la verà inevitabilità degli eventi è qualcosa di geniale, rompere una regola per la quale io non posso farcela, rompere lo schema configurato per portarti al fallimento, fallire per cosa ? Per maturare ? Ma come può un fallimento programmato farti crescere, si deve fallire nella convinzione di farcela sino alla fine. Il fallimento insegna, ha senso quando sai a posteriori di aver fatto scelte sbagliate che non rifaresti, anche quando non è più possibile rimediare anche quando arriva il rimpianto. Non so a cosa serva questa lunga disquisizione personale forse perché il tema del fallimento mi è caro essendone un araldo, o forse perché mi piace scrivere nel silenzio ovattato del mattino, complice un orecchio tappato che necessità dell'intervento di un ottorino... Mi piace il rumore della tastiera... Non lo so in fondo ma mi andava di farlo è l'ho fatto...

le giraffe in gabbia

Torna di moda la comunicazione non violenta (CNV) idealizzata e promossa dal famoso psicologo americano Marshall Rosenberg, anche conosciuto come comunicazione empatica o, appunto, comunicazione da giraffa. Questo modello comunicativo ha lo scopo di massimizzando la capacità empatica dell'interlocutore che la adotta di disinnescare il conflitto potenziale. Questo genere di modo di comuicare viene associato alla giraffa, animale dall'enorme cuore e dal lungo collo che le permette una visione ampia sulla posizione degli interlocutori... La giraffa è un animale buono, dal grande cuore dalle vedute ampie, alta in ogni senso. Contrapposto allo stile della giraffa c'è quello dello sciacallo, quest'ultimo è un animale con una forte eccezione negativa, si muove furtivo nascondendosi nell'erba alta, necrofago si nutre prevelentemente del cadavere di altri animali, la comunicazione da sciacallo individua nell'altro il problema, non empatizza con gli altri, trasforma il prossimo in un nemico ed enfatizza a prescindere in completa mancanza di visione le criticità nel presente. il kempo comunicativo della giraffa viene trasmesso ad alievi che si occupano di comunicazione o che devono rapportarsi spesso con altri, come ad esempio i manager di aziende, dirigenti politici ed affini. giraffe Rosenberg partorisce questo modo di comunicare in un periodo storico fertile in tutti i sensi, erano decenni di innovazione a tutto tondo, non era un periodo semplice certo, ma era un periodo vivo, un mondo aperto alle innovazioni. Un contesto, parlando di "buona fede", accogliente. Ma oggi dell'insegnamento di Rosenberg chi ne sta facendo buon uso ? e quanto ci viene insegnato dalle eziende che ci voglio assertivi e diretti, con peferenza per l'assertività, le istituzioni che ci vogliono resilienti ? Le giraffe in gabbia e con i paraocchi restano giraffe certo ma prive di libertà conducono vite non dignitore, gli sciacalli la fuori mangiano le carogne di giraffe già morte prima ancora di morire realmente. Facciamo attenzione alle modalità di condivisione, l'empatia è un bene anche nei confroti di chi empatico non è, ma per fiorire pone una condizione orizzontale di egualianza, mal si sposa con gerarchie ed inquadramenti di stamp gerarchico. Ma ritorneremo in argomento.

fragole e sangue

Da due giorni la mia testa è fissa su quando accaduto a Satnam Singh il bracciante agricolo che è morto a Latina a seguito di un incidente sul lavoro, se vogliamo chiamarlo incidente... Un lavoratore agricolo, "regolarmente" in nero, perché lavorare senza tutele e senza diritti ormai è la regola, subisce un grave incidente, molto grave, non parliamo di un bella botta, o di un dito rotto, Singh perde un braccio tranciato da un macchinario per l'avvolgimento e taglio di fogli di nylon, cosa si fa davanti ad un incidente che ferisce un uomo in questo modo ? La risposta è solo una: "Il Possibile" e anche l'impossibile per cercare di aiutarlo, chiamare i soccorsi attivarsi in qualsiasi modo senza se e senza ma... Ma invece il quel di Latina a cosa si pensa ? Si pensa alle conseguenze di un lavoratore in nero infortunato nella propria azienda, e si agisce in questo modo, si carica un essere umano ferito a morte in un furgone, si mette l'arto dilaniato in una cassetta della frutta e il "tutto" si scarica davanti casa, curandosi di requisire il cellulare sia a lui che alla moglie, così da non correre il rischio di una sanzione, si decide di uccidere, di lasciar crepare un essere umano per cosa ? Per cosa ? Il titolare dell'azienda un certo Antonello Lovato di 37 anni decide, con la complicità di tutti quelli che in quel momento erano al suo cospetto e hanno partecipato a questo scempio, di scaricare il rifiuto ferito, l'indiano, il negro, lo schiavo per strada con quello che rimaneva del suo braccio... Renzo Lovato il padre di Antonello, anch'esso co-titolare dell'azienda dichiarerà al TG1 che è stata una leggerezza di Singh, che si è avvicinato troppo alla macchina... E bon! Questo è...

io mi chiedo solo come Antonello un uomo di 37 anni si possa collocare in questo mondo, ha figli ? Interessi ? Passioni, una moglie, una fidanzata ? Prova empatia per qualcosa, ha mai letto un libro, visto un film, una partita di calcio... Non lo so, come si possa scegliere di compiere un gesto come quello di abbandonare una persona gravemente ferita per strada, e farlo coscientemente, per evitare cosa ? Una sanzione ? Che per altro ti meriti tutta e lo sai ? Io posso comprendere la frustrazione malata di una persona che ne uccide un'altra per un motivo futilissimo in preda ad un'ira illogica, ci posso arrivare, ma atti di questo genere restano li, nell'archivio delle atrocità.

Ci raccontano come siano possibili olocausti e crimini atroci ed inimmaginabili, come ci siano uomini disposti a trucidare con serena lucidità altri uomini per il solo fatto di voler evitare una sanzione o smarcare un risultato su una lista di "cose da fare"

La colpa non è solo di Antonello Lovato e del suo adorabile papà, la colpa è anche nostra, che ci giriamo troppo spesso dall'altra parte, la colpa è del nostro atteggiamento da formiche pronte a farci depredare da quatto cavallette solo perché queste sanno ronzare forte... Sono oltre cinquemila i lavoratori a nero in quell'aria, che per mangiare qualcosa nutriti da un'effimera speranza di miglioramento vengo sfruttati, brutalizzati, schiavizzati dai vari "Antonello".

I lavoratori di cui sopra sono per quella zona oltre cinquemila, i negrieri che li sfruttano quanti sono ? Forse adesso è tempo che le amputazioni e i morti inizino ad essere redistribuiti, una sorta di nuova partecipazione agli utili delle imprese...

Non scrivo e non parlo di questo governo e dei sui genitori, nonni, trisavoli ed antenati che hanno tollerato e permesso tutto questo vigliaccamente, massacrando "pochi" per tenere buoni quelli che vanno a votare con le fragole a cinque euro al chilo, perché cosa succederebbe se ne costassero cinquanta ?

la morte del legame e le reazioni conseguenti

Non ci gireremo molto in giro, mi sono nuovamente confrontato con qualcuno che difendeva, a mio avviso un po' scioccamente, l'idea della mentalità patriarcale per la quale, per qualche assurdo motivo si tenda a giustificare gratuitamente l'omicidio di una persona, ed ovviamente nello specifico l'omocidio di una donna "femmina" da parte di un uomo, il solito maschio assassino non per altri motivi se non quelli della sua matura maschile della sua mentalità patriarcale e tutto il resto, colpevole uno, colpevoli tutti. In questo momento noi maschi veniamo subito dopo gli orsi nella classifica del pericolo incombente per l'incolumità delle donne. Limitandomi a dire con molta semplicità che le vittime non sono numeri, non sono statistiche, odio sentire la frase un'altra donna uccisa... Beh limitandomi a sostenere, secondo me anche in modo un po' retorico e banale che ogni caso è un mondo a parte e che per ogni vittima esiste un mondo così come, se pur difficile da accettare, esiste un mondo per ogni carnefice e che se pur non funzionali o al fine dei fatti rilevanti ci possano essere delle attenuanti, sia per quanto riguarda indagine, procedimento processulae e giudizio, sia per quanto riguarda la percezione e la dimensione umana di ogni fatto, beh è successo un finimondo, ed alla fine sono stato anche etichettato come il solito maschilista osceno difensore degli assassini. La realtà però alla fine è emersa e la mia controparte ha abbassato un pochino il tono trovandomi infine assolutamente concorde con le sue parole e di questo sono felice. Ma perché questo accade ? Succede ogni volta che si affronta un grande cambiamento, la rivoluzione sessuale che ha interessato il decennio tra gli anni sessanta e settanta ha senza dubbio portato un tangibile miglioramento della società, tutto quello che è stato introdotto è stato positivo e su questo non ci sono dubbi, si sono scritte le regole per una società equa fatta di diritti per tutti, uomini e donne. Tuttavia oggi ci si rende definitivamente conto di come in realtà la questione non sia superata affatto, anzi, si invoca un sostanziale ritorno al passato, tornano la mentalità patriarcale che considera la donna una proprietà dell'uomo, una mentalità infibulatrice che nega alle donne diritti, dimensione ed espressione. Si ridefinisce il concetto di femminismo intossicandolo di spunti che pongono l'affidabilità degli uomini, (maschi), dietro, e non si sa di quante posizioni, quella di un orso... In ogni femminiscidio ogni assassino è identico all'altro, e tutti gli assassini, se maschi, sono identici e complici... Ed ecco che viene chiesta a tutti una presa di responsabilità collettiva, parafrasando una vecchia frase, "In quella coltellata ci sono anche io..." questo è il mantra che le nuove generazioni di donne pretendono venga pronunciata a capo chino da ogni maschio ptenzialmente assassino... Il discorso non finisce quì, per ora "Spolier!" io non ho mai ammzzato nessuno...