Una riflessione sulle esperienze
Come spesso capita durante le mie giornate, ci sono dei momenti in cui leggo, ascolto, vedo qualcosa che mi fanno recepire un’idea, un messaggio o un’impressione su cui poi rifletto a più riprese durante la settimana. Come in un puzzle game, mi servo di diverse istanze di senso per ritornare poi al concetto fulcro con un tassello in più.
Nel mondo videoludico questa è la base, il concetto di toppa e chiave è praticamente una delle fondamenta dei giochi, della vita e molto altro:
- incontra una porta chiusa a chiave;
- cerca la chiave;
- apri la porta;
- repeat;
Che si traduce nella vita con:
- incontra un problema;
- cerca la soluzione;
- risolvi il problema;
- shit happens again, bro;
In questa settimana ho incontrato molte porte riflettendo su questo tema e chiave dopo chiave mi sono dato delle risposte che (mi racconto) possono essere soddisfacenti: il tema dell’esperienza. Una delle domande che mi ha perseguitato è questa: è giusto vivere ogni tipo di esperienza che capita?
Mi sono messo a tavolino con i miei io interiori (si, anche Darth Kermit) cercato di arrivare al nocciolo del problema e forse ho trovato la chiave di volta. Questa è d'altronde una delle basi della narrazione e tra gli studi fatti e qualche libro che sto leggendo ultimamente forse sono riuscito a tracciare una rotta da percorrere in queste acque tumultuose.
Da quando la razza umana è nata raccontiamo storie, (madonna sembra l’incipit della mia discussione di laurea) al tempo dei neanderthal lo facevamo attraverso versi, disegnetti con gli stickman o forti e strazianti urla. Questo solo per dire che in una determinata zona dopo l’albero che sembra una vulva lo zio Gino è stato divorato da una tigre dai denti a sciabola e quindi era meglio non andarci se si voleva restare integri e, se proprio, meglio mandarci la suocera (ha ha ha, no).
Stand-Up Comedy di bassa lega a parte, buona parte delle volte raccontiamo esperienze da cui abbiamo personalmente imparato qualcosa per permettere agli altri di non fare gli stessi errori*. Lo facciamo senza accorgercene, naturalmente e anche per questo oltre ad essere creature sociali siamo creature narrative. Attraverso il racconto di esperienze per via orale e poi scritta abbiamo dato abbastanza informazioni alle generazioni successive da permettere a te di leggere questo log su internet e a me di raccontare cose pesanti e noiose in un tono pop. Si chiama evoluzione, apprendere dalle proprie e altrui esperienze.
Uno dei miei compagni di mille avventure un giorno mi chiese di partecipare ad un corso universitario a numero chiuso.** Non ci avrei ricavato niente in soldoni e non faceva nemmeno lontanamente parte del mio corso di studi quindi non mi avrebbero accreditato i CFU. Ci andai perché trovavo interessante il tema: la letteratura italo-americana. Molti degli autori che leggevamo in classe, dei film che vedevamo e della teoria erano basate sull’avventura della migrazione e dell’arrivo in terra statunitense. Della trasformazione del sogno americano nell’incubo americano e nel “ci dobbiamo rimboccare le maniche che qua le strade non si lastricano d’oro da sole”.
Una delle frasi che mi colpì tra tutte era questa “siamo sulle spalle dei nostri padri”. Pragmatica e concettuale. Ci hanno fatto My Hero Academia sopra ed è la base del genere umano e della sua storia. Di generazione in generazione, di bff in bff, le persone si sono raccontate esperienze per migliorarsi e insegnare, per evolvere ed evitare di venir divorati dalle tigri dai denti a sciabola.
Diapositiva del presupposto storico:
Terminato questo excursus sulla storia delle esperienze e sulla loro utilità, torniamo ai giorni nostri. Noi non dobbiamo scappare dalla guerra sperando in una vita migliore in America ma abbiamo altre battaglie da combattere (tipo scappare dall’Italia per trovare lavoro). Come in alcune situazioni che ho rievocato nel Log #3, alcune delle battaglie, in cui spesso non abbiamo nemmeno comprato il biglietto, trascendono il pericolo delle sciabole, sono subdole, occultate e spesso perfino mascherate.
Macchinazioni machiavelliche create per abbattere la noia dei momenti buco solo per romperci le uova nel paniere e renderci la vita un po’ meno serena. Di queste esperienze di cui faremmo a meno, dovremmo davvero farne a meno avendo la possibilità di scegliere? E in generale, che siano esse fisiche o emotive, se avessimo la scelta non ce le negheremmo tutte?
Secondo me, non dovremmo poter scegliere. Molto probabilmente è una unpopular opinion che ti starà facendo chiudere il post e mettere 0 stelle su 3 milioni ma lasciami spiegare, tanto ormai sei qui. Non tutte le esperienze sono carine o sembra abbiano qualcosa da insegnarci e molto spesso sono strazianti, spesso ci portano via persone a cui vogliamo bene e fortunatamente, meno spesso, ci sconvolgono al punto da lasciare tutto senza nemmeno il desiderio di aprire un chiringuito alle Bahamas.
Ci insegnano peró, da tutte le esperienze impariamo qualcosa. A volte possono apparire come degli insegnanti che sono degli ottimi professionisti ma che a trasmettere il loro vissuto sono terribili. Questo significa che ci vuole un po’ di tempo per distillare qualcosa di buono da quelle 3-4 frasi pregnanti tra un insulto e un altro ma c’è, la lezione c’è sempre. Anche se non sembra, se appaiono solo come cattiverie perpetrate dal destino infame (per lui solo lame) o dal karma (mon dieu) ognuna di queste esperienze ci porta di un passo più vicino all’apertura di una porta di cui ancora non conosciamo l’esistenza.
Ci sono peró le volte in cui un’esperienza la si lascia scivolare sul muro come l’acqua fredda di una doccia nell’attesa che entri in funzione la caldaia. In quel caso secondo me si è solo persa l’occasione di vivere e imparare da qualcosa di importante. Inutile dire che alcune esperienze non si ha la possibilità di viverle tante volte in una vita. Non che l’acqua fredda sia un male, spero che nessuno del sindacato degli acquafreddiani mi venga a cercare sotto casa.
Ci sono molti “se” e “ma” in questo discorso che possono creare discussione (che possiamo fare sia sul mio canale Telegram che su Mastodon) ma penso che nel profondo, dentro di noi, concordiamo su alcune particelle concettuali: la vita va così, il tempo è ineluttabile come Thanos e l’unico modo per salire di livello come persone è raccogliere abbastanza EXP senza perire.
ORA, non credo ci sia bisogno di fare un cartello disclaimer in cui vi esorto a non lanciarvi da un aereo senza paracadute, fare wrestling in una cristalleria o dire al vostro insegnante di religione che è l'anticristo. È importante vivere e fare esperienze, avere emozioni forti, fare base jumping o andare sulle montagne russe. Questi shock adrenalinici ci fanno capire che viviamo giornate che sembrano tutte uguali e che gli attimi valgono più di tanti mesi.
Sono anche gli stessi attimi che ci fanno imparare più di tutte le altre giornate di routine. Che sia l’ansia del dover presentare un progetto all’Alta Commissione europea o dover salire sul pulpito e raccontare i propri ricordi più importanti vissuti con una persona che non c’è più, sono tutti momenti ricchi di significato che possono farci imparare molto sulla vita e come viverla.
Dare importanza alle esperienze per dare importanza alla vita stessa.
Non sono un santone e nemmeno un guru, queste frasi mi escono così, de botto, senza senso, perché sono le cose che ho appreso lungo il mio percorso di vita. La mia vita è stata costellata di esperienze terribili (ma c’è molto di peggio, resto un privilegiato borghese), alcune, nel momento in cui le ho vissute, le ho ingigantite tanto da sembrare la scalata dell’Everest a mani nude e con le pantofole di peluche, poi erano in realtà castelli di carte molto elaborati. Altre esperienze le ho schivate perché non ero pronto a viverle direttamente. A volte sono perfino scappato del tutto da esse perché sapevo non sarei mai riuscito ad assimilarle senza andare in pezzi. Per quanto però si possa rimandare il carico, come nei versus di Puyo Puyo o Tetris, prima o poi arriva inesorabilmente e allora tocca cercare il manuale d’istruzioni della propria psiche e creare una struttura anche migliore di prima.
L’inesorabile carico esperienziale della vita rappresentata in pallini bianchi che mandano in corto strategie e preparazioni psicologiche. Ciao CPU1 non hai abbastanza EXP per affrontare questa sfida.
Concludo qui questo lungo trattato su come le esperienze ci devastano la vita e come molto spesso sono il calcio nel sedere per riuscire a diventare quello che vorremmo. Aristotele diceva che senza il dramma non c’è storia e numerosi teorici della narrazione e neuroscienziati affermano che senza le esperienze traumatiche i personaggi e le persone sarebbero inamovibili dai propri schemi mentali. Questo è un bene? É un male? Non lo so. So solo una cosa:
Il tempo passa in tutta fretta, l’uva passa in frutta secca!
*Questa invece sembra la chiusura della mia discussione di laurea. ** Molti di coloro che mi seguono da tempo forse conoscono già questo aneddoto, non smetterò mai di raccontarlo perché è una di quelle esperienze che mi hanno insegnato molto nella vita.
Una piccola postilla
Durante la giornata che mi prendo per metabolizzare lo scritto ho riflettuto su di un ulteriore esperienza, forse l’unica che può essere effettivamente scelta. Nello scrivere questo log infatti ho parlato di esperienze da vivere, di esperienze da cui si scappa ma che poi tornano ineluttabili e di esperienze schivate.
Ci sono delle porte che capitano più in avanti nella vita e hanno il sapore del déjà vu. Queste porte a volte sono aperte già e se non hai la giusta esperienza pensi siano “finalmente qualcosa di semplice nella vita” poi appena superi l'architrave, boom, palla di fuoco: 6 dadi da 6 mesi di terapia. Quando caschi in questo tipo di trappole fai l’esperienza necessaria a riconoscerle e se sopravvivi abbastanza avrai la chiave necessaria a chiuderle, serrarle, sprangarle e anche cementarle se è necessario. Si sa, alcune porte sono particolarmente insistenti.
É una metafora per quelle esperienze negative o tossiche della vita: rapporti violenti o denigratori, culti alla midsommar, droghe pesanti, quartieri malfamati, case in affitto a Milano con ampio salotto, film trash ma non il trash bello.
La tua diapositiva all’interno di un culto alla midsommar
Tutte quelle esperienze che soltanto una volta esperite si capisce che è meglio non farle mai più. Perché sembra proprio che a volte, per quanto un racconto di un amico o un libro possa darci un consiglio, bisogna viverle in prima persona per avere gli strumenti necessari a escluderle dalla propria esistenza.
Grazie per essere arrivato fino alla fine di questo blog post. Se ti va possiamo discutere di questo log su Mastodon @MrInk, su Ig o sul canale Telegram
Mi raccomando, be gentle, siamo pianeti in una galassia lontana lontana.