Gli XFiles di Cabot Cove: Parte 3 – (Racconto-Fanfiction)
(Il racconto che state per leggere è una fanfiction che vede il crossover di due serie Tv: “Xfiles” e “La signora in Giallo”. Conosco entrambe, ma sono più preparata con “la signora in giallo”. Siete quindi invitati a segnalarmi qualsiasi errore commetta con i personaggi di Xfiles inseriti nella storia. L’ho scritta su ispirazione di un post su LivelloSegreto di @lookacomics, con passione e amore per queste serie e senza alcuno scopo di lucro. Questa è la terza parte e spero possa piacervi)
Parte 1: https://log.livellosegreto.it/oliviabenson2/gli-xfiles-di-cabot-cove-parte-1-racconto-fanfiction Parte 2: https://log.livellosegreto.it/oliviabenson2/gli-xfiles-di-cabot-cove-parte-2-racconto-fanfiction
L’abbondante riserva di candele che la signora Fletcher aveva in casa, venne giustificata dalla stessa signora: “Capita spesso, durante le tempeste, che la luce vada via. Anche per questo quando sono qui preferisco la macchina da scrivere al computer.” Mulder, che non aveva ancora perso il pallore acquisito alla notizia dell’ennesimo lutto che faceva parte della vita della Fletcher, stava in piedi vicino a lei, illuminando con la candela il telefono che però si rivelò presto anch’esso fuori uso. “Avevamo separato l’attacco del telefono apposta… Tutto inutile…” Mormorò la signora Fletcher poi prese dalle mani di Mulder la candela “Beh, torniamo in cucina, in fondo manca ancora molto all’ultimo autobus. Magari poi la pioggia smette… Ma lei è pallido come un lenzuolo! Venga si metta a sedere!” “Sto bene, sto bene….” Mulder indietreggiò terrorizzato dall’idea di essere toccato dalla signora Fletcher. Dana intervenne subito, aiutandolo a sedersi. Poi si avvicinò alla Fletcher e sussurrò: “Io e il mio collega abbiamo dovuto affrontare un caso molto importante di recente… c’erano di mezzo dei bambini.” (1) “Ah…” La signora Fletcher fece un piccolo cenno con il capo. “Questo è il nostro primo incarico dopo la licenza. Dobbiamo ancora riabituarci. Il pensiero di un ragazzo senza genitori deve avergli riportato alla memoria quanto abbiamo visto…” “Capisco… Ho una camera per gli ospiti, vuole portarlo lei a stendersi lì?” “No, signora Fletcher, ma apprezzo il pensiero. Vorrei chiederle però di preparare, se riesce, un caffè caldo. Lo calmerà di sicuro. Io lo porto di là in salone e provo a parlargli.” “Va bene.” Dana prese un piccolo candelabro a tre manici e poi fece un cenno a Mulder di andare verso il salotto. Lui, sempre pallido, la seguì senza fare storie. Anche quando si sedettero sul comodo divano, davanti al camino ancora acceso e rumoreggiante a causa delle goccioline che superavano, spinte dal vento, la copertura del comignolo, l’uomo non potè fare a meno di girare la testa verso la porta della cucina, osservandola preoccupato. “Qui non può sentirci.” Sussurrò Dana con tono severo. “La morte circonda quella donna…” mormorò Mulder. “La morte circonda tutti noi! Non puoi comparare dei lutti personali a degli omicidi!” “Omicidi nei quali lei è sempre presente.” “Quanti omicidi vengono commessi in tutto il mondo ogni giorno?” “In quanti di questi omicidi si ritrova sempre la stessa persona coinvolta?” Il bagliore della candela proveniente dalla cucina si fece più vivido. “Sssh! Eccola!” E infatti la signora Fletcher comparve con un sorriso e una tazza di caffè fumante in mano. “Mi sono permessa, signor Mulder, di aggiungere del miele, che non viene mai messo nel caffè ma le assicuro che fa un effetto strepitoso!” disse con un tono allegro ma dolce, che ricordava proprio quello di una nonna che porta ai nipoti una merenda “Questo miele è di Cabot Cove, lo produce il signor Sting che è venuto qui apposta per fare l’apicoltore!” “Un apicoltore di nome Sting?” domandò incredulo Mulder. Anche Scully si sorprese. “Oh! Ci scherza sempre anche lui!” (2) disse la signora Fletcher “Ne vuole una anche lei?” “No grazie.” Rispose Dana. “Signora Fletcher… Vorrei farle una domanda che spero lei prenda nel migliore dei modi, perché mi rendo conto che può sembrare un’accusa.” Fece Mulder tutto d’un fiato mentre con la mano tremante prendeva in mano la tazza “Ma lei si è mai domandata come mai finisce sempre coinvolta in casi di omicidio?” La domanda colse evidentemente di sorpresa la scrittrice. Lei rimase con lo sguardo vuoto e gli occhi spalancati per diversi secondi prima di allargare le braccia in un plateale gesto di confusa rassegnazione: “Non lo so e ammetto che non mi sono posta troppe domande. C’è una mia certa inclinazione alla curiosità… Che sicuramente ha un ruolo. Però ho smesso di domandarmelo più o meno dopo il terzo caso che mi sono ritrovata ad affrontare… Tuttavia ci tengo a dirvi, per ricollegarmi anche a quello che mi avete detto voi prima, che il più delle volte non sono io a trovare gli omicidi, ma sono gli omicidi che trovano me.” Mulder, che ancora non aveva avuto il coraggio di bere, fissò intensamente la donna: “E la cosa non la infastidisce?” “Non mi rende felice, se è questo che vuole sapere.” Il tono della Fletcher si incrinò per la prima volta da che erano entrati in casa sua: non più calmo, accogliente, simpatico, ma piccato e deciso. Anche gli occhi, illuminati dalla calda luce della fiammella, brillarono per un attimo di quella che pareva una rabbia autentica. Mulder annuì e si prese un lungo sorso di caffè: “Il suo caffè è ottimo… e il miele ci sta molto bene. Non volevo offenderla. Mi scusi.” La signora Fletcher annuì e sembrò quasi rattristarsi, come pentita di quel breve momento di furia: “Dovete scusarmi voi: io capisco il vostro lavoro e il vostro avviso lo prendo molto sul serio.” Poggiò la sua candela sul tavolino e si sedette in poltrona, dirimpetto a loro. Rimasero tutti e tre in silenzio, ad ascoltare il fruscio della pioggia, il crepitare del fuoco e i lenti sorsi di Mulder. Dana lo osservava cercando di capire se almeno quello scambio di battute avesse effettivamente calmato la sua tensione, o se invece ne aveva solo generata dell’altra. Jessica Fletcher, invece, scrutava la finestra ed era evidentemente preoccupata. Fuori, le gocce di pioggia erano così intense che rendevano invisibile la strada. Li riscosse un improvviso rumore: qualcuno che bussava alla porta. “Con questo tempo!? E chi può essere!?” Jessica Fletcher prese la candela, si alzò e andò ad aprire. Fecero ingresso due uomini con in mano delle torce elettriche: uno piuttosto imponente nell’aspetto, coperto da un impermeabile grondante di colore verde scuro. L’altro magrissimo, con un impermeabile giallo a strisce nere. “Oh Seth! E Michael Sting! Cosa ci fate qui?” “Sting l’apicoltore?” domandò Mulder. “Affermativo!” rispose allegramente l’uomo con l’impermeabile giallo a strisce nere alzando il braccio “Con chi ho il piacere di parlare?” Mulder non rispose subito, perché affondò la testa fra le mani, dopo aver poggiato la tazza ormai vuota. E Dana, questa volta, non lo biasimò: perché anche lei cominciava a infastidirsi di tutte quelle coincidenze. “Jessica ti abbiamo disturbata?” L’uomo dalla stazza imponente si era tolto il cappuccio, rivelando un volto anziano, ma paffuto, con due occhiali in montatura nera. “No Seth, non preoccuparti, questi signori sono…” “FBI” intervenne Dana alzandosi “in visita alla signora per un problema di statistiche. Sono Dana Scully, lui è il mio collega, Fox Mulder.” “Seth Hazlitt, medico della città. Piacere…” strinse la mano di Dana chinando rispettosamente la testa. Non sembrava né sorpreso né allarmato dalla loro presenza in casa di Jessica. “Michael Sting! Apicoltore!” il magrissimo Sting si esibì in un baciamano piuttosto goffo “Jessica ora lavori anche per l’FBI?” Jessica rise: “No, ovviamente no.” “Anche…” mormorò Mulder che era rimasto seduto. “Non siamo qui per… o meglio siamo qui per lavoro ma non per chiedere alla signora una collaborazione. Comunque abbiamo finito e vorremmo ripartire con il prossimo autobus.” “Lei deve essere pazza!” esclamò senza esitazione Seth Haztlitt “Nemmeno un carro armato potrebbe girare con un tempo del genere!” “Ma… Noi dobbiamo tornare…” “É fuori discussione signora, anzi, io sono qui proprio per questo: volevo verificare se avevate bisogno di qualcosa; mezza città è senza elettricità, e l’altra metà ha le cantine allagate. Per questo sono con il signor Sting: stiamo portando degli attrezzi in città!” “Santo cielo!” esclamò Jessica. “Invito tutti voi a non uscire di casa.” “Ma noi dobbiamo tornare a Washington!” protestò Dana. “Domani. O dopodomani. Non dovete muovervi da qui finchè la tempesta non sarà finita.” Insistette il dottor Hastlitt. “Potete dormire nella mia stanza. Ha un solo letto, un matrimoniale, ma se vi accontentate potete restare, mentre io andrò nella camera degli ospiti…” disse Jessica Fletcher. Dana si voltò verso Fox e i due si scambiarono una lunga occhiata silenziosa. “Direi che per una sera non è poi una brutta idea…” disse allora Fox, ma la voce era chiaramente nervosa. “Molto bene. Jessica, se succede qualcosa, qualunque cosa, chiamami al cerca persone. In quanto a voi signori, volete che porti un messaggio allo sceriffo da parte vostra?” “Come fa a sapere che abbiamo parlato con lo sceriffo? Lo ha intuito forse?” Pensò Fox Mulder. Ma non lo chiese ad alta voce, anche perché Dana stava già parlando: “Sì per favore: gli dica di mettersi in contatto con il nostro superiore e di informarlo della situazione.” “E per favore, Seth, se trovi dei ricambi per questi signori, portali. Anche se spero che si tratti solo di una nottata…” “Signora Fletcher non dovete…” “Molto bene. Noi ora andiamo, ma non esitate a contattarci. Jessica, signori, buonanotte.” Disse il dottor Hazlitt. “Buonanotte a tutti!” esclamò Michael Sting baciando di nuovo la mano di Dana. Fox si limitò a fare un cenno restando seduto.
Era una bella stanza la camera degli ospiti della signora Fletcher. Fox si prese il suo lato del letto, si sedette e rimase immobile, mentre Dana si sistemava come poteva. “Queste lenzuola pulite profumano come quelle della casa di nonna.” Disse la donna. Forse voleva cercare di sdrammatizzare. Ma non funzionò. Fox rimase dritto seduto sul letto, immobile. “Io spengo la candela adesso.” Disse Dana. “Io mi sposto di sotto. Vado a dormire sul divano.” Fox prese il suo candelabro e si alzò. “Mulder?” “Sì?” “Tutto bene?” Fox non rispose. Si limitò a fare un sorriso asciutto e poi disse: “Buonanotte Scully.” Chiudendosi alle spalle la porta della stanza. Anche se sapeva che non avrebbe dormito, accumulando così ulteriore stanchezza, quella ennesima coincidenza fortuita gli forniva la possibilità di esplorare meglio la casa di quella scrittrice. E non voleva sprecarla.
(1) : Non ricordo se e in quale episodio di XFiles erano coinvolti dei bambini. Se non fosse un’idea giusta per i tempi in cui è ambientata la storia, come in generale perché nessun episodio di XFiles riguardava dei bambini, la cosa può essere interpretata come una bugia di Scully, inventata sia per coprire il vero caso sia per togliere dall’imbarazzo Mulder. (2) La parola “Sting” in inglese, significa “puntura”.
Legenda: Racconto = Racconto di fantasia ( se vicino c'è “– fanfiction” : racconto di fantasia che utilizza personaggi creati da altri autori)
Opinione personale = espressione di un parere sul quale si può essere d'accordo oppure no a puro scopo di stimolo riflessivo
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