pop e memorie

Scritti di una persona pop, del popolino, una persona che non ce la può fare. Memorie agrodolci. Memorie pop, pop memorie.


Ho un’edizione del 2000 di “Stagioni diverse”, antologia di quattro racconti di uno dei miei scrittori contemporanei preferiti, autore di libri che fanno parte di me. Il ciclo delle Torre Nera in particolare, per motivi che non spiego. Parlo di Stephen King, ovviamente. Le stagioni, è il caso di dirlo, sono andate e tornate un buon numero di volte, ora che sto rileggendo questo titolo, un epub caricato su un tablet. con la versione in carta e ossa che ancora svetta in soggiorno.

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Se non siete troppo giovani o troppo vecchi, se avete l’età giusta, conoscete Ken il guerriero. Se avete l’età giustissima, lo venerate: l’abbiamo conosciuto prima col cartone animato leggendario, poi in molti hanno voluto leggere il parimenti leggendario manga, per fare i confronti e perché sì; perché nel fumetto tizio aveva un nome diverso, mancava un pezzo del cartone o c’era qualcosa in più. E perché ci sentivamo in dovere di comprarlo, visto lo you wa shock provocato da quelle immagini di violenza, devastazione, abbrutimento, speranza in un futuro impossibilmente luminoso, amicizia maschile.

Uno shock speculare a quello prodotto dal cartone dei cartoni: Conan, il ragazzo del futuro. Se non siete d’accordo sul suo status di re dei re, siete liberi di sbagliare. Non è la sede per parlarne, quindi ve lo lascio come tema da svolgere a casa: “Perché Ken il guerriero è l’esatto contrario di Conan, il ragazzo del futuro.”

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Preziosa serie di libri scritta (e non tradotta, ma in un inglese tutt’altro che ostico) da John Szczepaniak, giornalista che ha all’attivo collaborazioni con numerose testate videoludiche, tra cui Hardcore Gaming 101, Gamasutra, The Escapit, Tom’s Hardware Guide ecc., presenta numerose interviste (36 nel primo volume, 30 nel secondo e 35 nell’ultimo) a personaggi chiave della allora nascente industria videoludica giapponese.

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Reinterpretazione fantasiosa della storia dietro l’anime di Cyberpunk 2077.

I tizi della CD Project si sono rivolti allo stimato Studio Trigger, o quel che ne resta, presentando le loro richieste e spiegando i loro obiettivi.

Lo Studio Trigger deve aver risposto qualcosa del tipo: “abbiamo fatto qualcosa di simile, diversi anni fa, che ne dite di dare un’occhiata?”. Sbattono sul tavolo 26 puntate, da una dozzina di minuti al netto delle sigle, di “Ninja Slayer From Animation¨. Il tavolo va in frantumi, non riuscendo a reggere il peso e l’impatto di una libertà creativa così sfrenata.

I piani alti della CD Project raccolgono i file e li ammirano: ne sono impressionati, l’atmosfera elettrica, l’euforia palpabile.

“Perfetto, dobbiamo solo fare delle modifiche infinitesimali. Inezie. Il budget sarà molto più alto, ma dobbiamo togliere tutto il divertimento, l’originalità, l’ironia, la parodia. Dobbiamo rifare Ninja Slayer, stavolta senza anima.”

Deve essere andata così.


Avrei potuto usare altri termini, ma così fa più scena.
Per tornare, prima bisogna andarsene, e Lamù (con tutta l'adorabile banda di cialtroni al seguito), di sicuro per me non se n'è mai andata.
Facciamo, quindi, che sia tornata. La nuova serie, con una prima stagione di 23 episodi, è finita nei primi mesi del 2023.

Essendo stato folgorato dalla prima serie, all'epoca d'oro dei cartoni su TeleCapri e altre reti locali minori, voglio dire telegraficamente la mia. Giusto per mettere le cose in chiaro, Lamù originale è la massima espressione della commedia nell'animazione giapponese, così come Maison Ikkoku lo è per la commedia romantica. Dico Lamù perché sono vecchio, infatti dico anche Guerre stellari e Uomo ragno.

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Confronto semiserio: zappare dà più soddisfazione. Parola di un ex grafico, scarso ma comunque grafico, ora novello zappatore.

Ho la possibilità di curare un orticello: quest'anno, di sicuro non ne otterrò nulla, l'obiettivo: portare il terreno a uno stato migliore di quello iniziale, alquanto pessimo. Inoltre, della coltivazione non so nulla.

Della grafica, invece, so poco più di nulla; facevo il lavoro sporco e molto velocemente, quindi un minimo di senso nel mondo del lavoro l'avevo anche io. Ora sono disoccupato, fuori mercato per l'età, non mi spetta alcun sussidio, non ho competenze particolari. Il mondo della grafica, poi l'ho schifato, grazie alla grande “imprenditoria” del Sud e ai clienti, brutta gente. Per quanto mi interessa, che il mondo sprofondi in un abisso di Comic Sans e Papyrus.

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