ordinariafollia

brevi fabulazioni di chi tende a dare realtà alle creazioni della propria fantasia.

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Invecchiamo ed ogni cosa si fa più faticosa mi duole sempre qualcosa la pallocca addominale è andata a farsi benedire, mi son perso un bicipite il collo s'incricca non sento una cippa dall'orecchia sinistra.

Ma tu diventi ogni giorno più bella ed io darei ancora e ancora il mio regno per la tua mela.

Invecchiamo ed ogni foglio fotocopiato è un foglio bianco di meno mi fa male la schiena e la pallocca culturale non vale più nemmeno la pena, mi perdo il discorso opino a casaccio non ricordo una sega e l'orgoglio mi frega.

Ma tu diventi ogni giorno più bella ed io darei ancora e ancora il mio regno per la tua mela.

Invecchiamo ed è meglio non pensarci troppo mi fa male il corpo e la pallocca mistica scende dalla croce per andare su Marte, le idee fanno girotondo i concetti emersi ritornano a fondo non capisco nemmeno come mi chiamo.

Ma tu diventi ogni giorno più bella ed io darei ancora e ancora il mio regno per la tua mela.

i testi e i disegni sono di Saio Giampaolettiordinariafollia.net

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La condensa sul vetro mi rincuora: fuori piove, qui no; sospirando rotolo di un quarto a sinistra invadendo la tua parte del letto per dichiarare pace nel nome dell'indolenza e poi faremo a sorte per stabilire chi tra te e me dovrà preparare qualcosa da mangiare.

Sai che sono un astronauta e vengo da quel posto, sono il passeggero del tuo cuore e colui che ha assassinato il proprio cervello.

qualcuno strilla: trovati un lavoro serio!

Cerco la condensa sul vetro per capire se mi trovo dalla parte giusta della tempesta, ma c'è solo un piatto vuoto sul tavolo davanti a me e un orco che con il megafono strilla: imbecille! sei un imbecille! Non sa che sono un grande viaggiatore, anche se non ci saranno soldi nelle mie tasche e non sarò il più furbo.

Sai che sono un astronauta e vado in quel posto, sono il passeggero dei tuoi sogni e colui che gioca con il proprio cervello.

qualcuno strilla: trovati un lavoro serio!

La polpetta infilzata con la forchetta alzata come il martello di un giudice per finire nella bocca cannibale dando così fine alla fine del mondo, come se non fosse successo nulla balbetta ancora la televisione, tintinnano le posate; forse per me non verrà Babbonatale quest'anno e forse non esiste neppure la mia intima Papessa.

Sai che sono un astronauta e non ho nulla anche se mi credo una principessa sono il passeggero sul foglio bianco inseguito dal proprio cervello.

qualcuno strilla: trovati un lavoro serio!

i testi e i disegni sono di Saio Giampaolettiordinariafollia.net

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Verrà forse un giorno in cui non mi riconoscerai, e mi dirai che non so quello che dico e che non sei matta e che mi hanno detto bugie e che sai perfettamente cosa succede in questa casa, senza riconoscermi ma non per questo io ti amerò di meno.

Verrà forse un giorno io cui non mi capirai e mi dirai che non si può vivere senza soldi e che non stai urlando e che i cani mi mangeranno fino all'osso e che sai perfettamente cosa succede in questa casa, senza capirmi ma non per questo io ti amerò di meno.

Verrà forse un giorno io cui io stesso non avrò più interesse a sapere chi sono e mi dirò che sono stanco e che quella cosa allo specchio deve smetterla di fissarmi e non ti riconoscerò e non ti capirò senza interesse ma non per questo io ti amerò di meno.

i testi e i disegni sono di Saio Giampaolettiordinariafollia.net

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è stato subito chiaro che questa intima scatola d'acciaio avrebbe fatto di me un uomo o una donna più dei baffi o della gonna più della cravatta e della valigetta, più delle rose, del bancomat o della fretta.

è stato subito chiaro che questa amante a scoppio avrebbe fatto di me un albero libero o una roccia libera più della carta di identità più delle processioni e delle lavanderie a gettoni, più dei colori delle bandiere o del pin.

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fine linea spazio input, la combinazione delle nostre particelle elementari if

nella solitudine di questa confusione, incessante load, on, wait cerco la tua mano nella notte, save goto

verify, list e mi pare come quando eravamo bambini e ci pareva di essere next, restore, smenettare, la la la la soprattutto run, run, run, run tab, return e read, read, return e gosub... sub sub sub then

nuovi linguaggi per passeggiare navigando mano nella mano print, stop tutto l'universo dietro la tastiera sulla punta delle dita, run tu, io. tu tu tu io tu tu io tu tu tu tu io io tu

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segni sulla carta o dove capita, traiettorie intime che precedono il pensiero e lo sorpassano, e si ammucchiano e si perdono e ritornano.

segni sulla carta e dove capita, movimenti meccanici dell'indimostrabile che fa capolino, e cambiano e si travestono e ritornano.

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Io immagino di avere una chitarra e danzo solo con essa come fossi sul palco più buio investito dalla luce di un assolo.

Quindi se mi vedete in questa scimmiosa animazione sappiate che sono immerso nell'eleganza di una febbre elettrica nel posto più buio che possiate immaginare, oltre la vergogna e il dolore con una chitarra invisibile che inesorabile suono con tutta la mia anima.

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Era più dei pelo sotto al naso era più di un maglione costoso era più di una copertina inglese e stava tra le dita e stava tra le labbra sapeva di vita puzzava di rabbia.

Ma da bambino quell'acre velo da sposa non bianca mi pizzicava gli occhi e mi faceva tossire, e mi dicevano vai fuori.

Con le dita ingiallite sul terrazzo di casa guardo la pioggia e sono ancora fuori perché agli altri pizzicano gli occhi e tossiscono.

E sono pieno di peli in viso indosso maglioni da sposo in una copertina di un disco inglese, senza più rabbia né gusto.

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opinioni.

Nuvole passeggere si ammassano nel cielo fino ad oscurare il sole, satelliti artificiali di riflessa arroganza...

e par non se ne possa fare senza.

Per quanto possa farti male non è quello pensi che ti farà volare quando non avrai più ali a cui poterti attaccare.

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Mi fa ridere, bestemmiare.

Trovare la soluzione di un mistero attraverso l’ironia a scorrimento orizzontale di pagine che nascondono interazioni nel fascino di personaggi ridicoli ed irripetibili.

Mi fa sudare. Annientare tutti i nemici che arrivano sempre in maggiore numero nell’irrefrenabile scorrimento verticale che affolla figure che devono scoppiare e sparire fino al boss, e poi si ricomincia.

Mi fa scordare.

Incastrare mattoncini infiniti che cadono incessabilmente dall’alto accelerando mentre il pavimento si alza se non viene spazzato da combinazioni di righe perfette.

In punta di dita videogames o la vita.

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