Basterebbe un semplice abbraccio

Durante le mie brevi vacanze, ho cercato di socializzare parlando con i vicini di ombrellone, vicini di casa, semplici passanti. Quando ho raccontato della mia fede nell'amore di Dio, mi sono trovato sempre dei muri davanti. Anche professandosi cristiani, ognuno di loro aveva la sua motivazione per essersi allontanato dalla Chiesa e dalla sua parrocchia.

Racconto qui solamente un paio di storie. I nomi sono di fantasia, per preservare la privacy delle persone.

Prima storia. Elisa ha 25 anni, ed è all'ospedale per ritirare i risultati delle analisi e degli esami diagnostici. Purtroppo le carte parlano chiaro. Ha un carcinoma diffuso, già allo stadio avanzato, e dovrà ritornare tra qualche giorno per decidere come intervenire. Mentre è ancora nel suo incubo, la chiamano da un'altro ospedale: suo padre è grave e forse gli restano poche ore di vita.

Elisa lascia tutto e corre da suo padre, che appena la vede esclama: «finalmente ce l'hai fatta a venire!», buttandole addosso un senso di colpa gigantesco, dal quale, forse, non si riprenderà più. Sono le 20.00 ed Elisa va nella sua chiesa a chiamare il parroco per l'Unzione degli Infermi. Il parroco le fa: «Adesso non posso, devo andare a cena. Vieni domani mattina». Suo padre muore quella notte stessa. Lei non entrerà più in quella chiesa, e in nessun'altra chiesa.

Seconda storia Margherita ha 30 anni. Ha una madre con un brutto male e sta tentando di tutto per farla curare. Diversi medici le hanno già detto che non c'è niente da fare. Lei non si arrende e la porta da un grosso luminare, per tentare il tutto per tutto. Il dottore la guarda, poi guarda le carte. Infine esclama: «Ma che l'hai portata a fare qua? non vedi che non c'è niente da fare?». Il grande medico le carica addosso il senso di colpa per aver portato la madre sofferente in giro per medici e ospedali. Margherita, da quel momento in poi, odierà tutti i medici e Dio che ha consentito tutto questo.

Ci sono molte storie simili, ognuno di noi ha oppure ha avuto in famiglia una croce da portare. Se quel sacerdote avesse abbracciato Elisa, accompagnandola in ospedale e facendo niente di più che il suo dovere nella carità, forse il dolore sarebbe stato meno devastante.

Se quel medico, avesse abbracciato Margherita e sua madre, facendole capire con le parole adatte che dovevano prepararsi al peggio, forse la loro pena sarebbe stata meno pesante e sarebbe subentrata in loro la rassegnazione, un pò di pace, un pianto liberatorio.

Alle volte basta veramente poco, una parola buona, un abbraccio. Non c'è bisogno nemmeno di parlare, le parole non avrebbero senso, ma l'empatia, la vicinanza, l'affetto e l'amore avrebbero fatto ben di più di cure e medicinali. Un abbraccio non è mai troppo, un abbraccio a volte aiuta a vivere e riporta all'amore di Dio.

Namasté