LOG

Piccola guida per risparmiare qualche visita allo psicologo al tuo editor di fiducia.

Alcuni consigli sono validi per tutto, altri solo per la narrativa. Parlare di errori per molti è in realtà sbagliato. Una ripetizione non è un errore, di per sé. Per questo di norma io parlo di criticità piuttosto che di errore.

Manuali consigliati

• Come non scrivere di Claudio Giunta. Si basa principalmente sulla scrittura non narrativa, ma fidatevi che molte cose le correggo pure in narrativa.

• Elementi di stile nella scrittura di William Strunk jr. È la Bibbia di King. Cercate la versione italiana, che l’inglese ha delle regole diverse e i traduttori sono stati attenti a questo particolare.

In entrambi i casi, attenti. Non sono vere e proprie regole da seguire passo passo, ma consigli da tener presenti.

Punteggiatura nei dialoghi

Prendete un libro dalla vostra biblioteca, reale o digitale, e studiate la punteggiatura: • meglio le caporali, i trattini etc etc? • la punteggiatura dentro o fuori le caporali? • i verbum dicendi vogliono la maiuscola? Vi giuro che il discorso meriterebbe un articolo a parte, ma per farla breve, la parola d’ordine è: coerenza. Scegliete un metodo e usatelo. No, i verbum dicendi non necessitano di maiuscola, si usa per i verbi che non esprimono il parlato.

«Ciao» disse.

e non

«Ciao» Disse.

ma

«Ciao.» Non mi guardò neanche.

Appendice: Occhio che i simboli del maggiore e del minore (<<>>) non corrispondono a «». Se non sapete farle o non lo ricordate[^1], piuttosto usate le virgolette alte.

I punto e virgola

Non è intercambiale con i due punti. No:

Elencò le sue cose; un righello, una penna, una gomma.

ma:

Gli disse cosa pensava; che era orgoglioso, arrogante e saccente.

Trovo queste frasi più frequentemente di quel che possiate pensare. Il punto e virgola lo si mette tra due frasi indipendenti ma in qualche modo collegate. • Esempio da Elementi di stile: I romanzi di Steven sono divertenti; sono pieni di avventure emozionanti.

La virgola

Non va tra soggetto e verbo, ma potrebbero esserci eccezioni in base alla diversa scuola di pensiero; per esempio, alcuni ammettono la virgola quando il soggetto è un periodo troppo lungo o in caso di incisi. Per le elencazioni, molti usano il metodo inglese. • No: mele, pere, e banane. • Sì: mele, pere e banane. Qualcuno (non ricordo chi) mi ha spiegato che in inglese c’è una differenza tra i due. Il primo metodo significa che sono tre oggetti separati, mentre nel secondo caso “mele e banane” sono considerate come unico. In italiano questa differenza non esiste. Al massimo si usano perifrasi varie. Nella versione inglese di Elementi di stile, infatti, viene segnalato il primo metodo. Da noi lo hanno modificato seguendo le nostre regole. La virgola, tuttavia, è una vera e propria forma d’arte. A parte alcuni errori di fatto, l’uso della virgola fa parte dello stile personale dell’autore.

D eufoniche

Questo è un errore che ci si porta dietro dalle elementari. Le maestre sono ferme a un metodo usato ai tempi del fascismo e fa nulla se leggono tanto, non si accorgono che la regola è cambiata. La d eufonica solo con vocali uguali. Ficcatevelo in testa. No: vocali diversi, davanti all’h (a hamburger), vocali uguali ma la seconda lettera della parola è una d\t (ad adesso, ed edifici) Eccezione: • tu / lui / lei ed io,  • ad esempio (tuttavia è meglio la formulazione per esempio),  • ad eccezione,  • fino ad ora,  • dare ad intendere. Non mi credete? Link

Gli accenti

Per la stessa ragione per cui pò è errato e si scrive po’ (funfact: Word mi ha corretto in automatico l’errore), lo sono anche e’ ed é. Quando vedete la linea rossa sotto al testo con una parola che vi sembra corretta, controllate l’accento. Curiosità: Il font usato da Einaudi non ha l’accento grave; quindi in un libro Einaudi è à ì ù non esistono. Appendice: le vocali dell’alfabeto italiano sono in realtà sette: à è é i ò ó u.

Continui cambi di soggetti

Mauro andava a cavallo che era marrone, ma il terreno era accidentato perché la pioggia, che era stata torrenziale, del giorno prima lo aveva distrutto.

Molti pensano che una frase lunga piena di dettagli sia sinonimo di saper scrivere. Non è così. Significa, invece, che o non conosci le subordinate (e quindi usi solo paratassi), o hai studiato latino (ma noi stiamo scrivendo in italiano). Cambiare continuamente soggetto confonde, la scrittura appare poco musicale, poco armonica. Per soggetto non intendo quello vero e proprio della frase (sopra sono Mauro, terreno, pioggia e di nuovo terreno), ma il concetto principale; ne abbiamo due: Mauro che cavalca e la strada distrutta.

La strada su cui Mauro cavalcava era accidentata. L’uomo non se ne stupì, il giorno prima la pioggia torrenziale aveva lasciato solchi che l’avevano completamente distrutta.

A questo problema si collega anche quello dei concetti simili e dei verbi in eccesso. Se sto parlando del cotone nel primo capoverso, non ha senso iniziare a parlare della seta per una frase per poi tornare al cotone. Dite tutto quello che serve del cotone subito e poi passate alla seta.

Per verbi in eccesso, invece, intendo perifrasi come: iniziò a, prese a, è successo che, accade che… Se la vostra frase vi sembra pesante, quasi sicuramente è perché ha troppi verbi, causati dal continuo cambio di soggetto.

I puntini di sospensione sono tre e sono un simbolo specifico.

Se usate un editor di testo (es Word) ... deve diventare …

Gli spazi

Un errore che trovo spesso sono gli spazi messi a caso. Non scriviamo in francese, per cui non va lo spazio prima dei segni di punteggiatura. Lo spazio è uno solo. Finito di scrivere, vi consiglio di sostituire i doppi spazi con quello singolo usando il trova e sostituisci.

Cambi di registro linguistico

A scuola ho visto due miei compagni baruffare in cortile. Se le davano di santa ragione.

Il registro viene dato non solo dalle parole, ma anche dalle costruzioni delle frasi: se la struttura è semplice, andare a ripescare verbi non più in uso comune estrania dalla lettura e fa apparire lo scrittore come quello che finge di conoscere molte parole, ma che in realtà ne sa due o tre e le usa perché fa figo. Diverso è il caso se sapete costruire una frase in linea con il registro usato:

Recandomi lesto nella scuola dove m’aveva iscritto la mamma, vidi due compagnetti baruffare tra loro, proprio lì!, in mezzo alla corte.

Usare solo paratassi

Correggo testi, scrivo articoli e bevo del tè.

Creano noia. L’azione, il dramma, viene dato anche e soprattutto dall’uso di ipotassi.

Nella mia vita, correggere testi si alterna alla scrittura di articoli… ma bevo sempre del tè.

E l’ipotassi si crea usando i connettivi.

La macchina arrivò sul vialetto di casa, la claire si alzò e l’uomo entrò nel garage. È una frase noiosa, non è elaborata, è tutto sullo stesso piano. Si chiama coordinazione paratattica. Meglio:

Quando la macchina arrivò sul vialetto di casa, la claire si alzò per farla entrare nel garage.

Gerundi

Il vero male non sono i congiuntivi sbagliati, ma i gerundi. Allora, il gerundio è un tempo verbale magnifico ma infingardo, credo anche quello usato peggio, ancor più del congiuntivo. Quando facevo latino, c’era un tipo di frase, l’infinitiva, che non sapevi mai se tradurre come temporale o causale. Il consiglio era di tradurla con il gerundio. Questo perché ha in sé entrambe i concetti. Il problema è che rende la frase “passiva”, di conseguenza pesante e spesso crea ambiguità poiché si fatica a capire chi è il soggetto della frase. Usatelo con cognizione di causa.

Avverbi (soprattutto in mente)

Riguardano la scrittura “concreta”. Più si è specifici, meglio aiuti il lettore a capire di che parli. Non è che debbano essere eliminati tutti, ma frasi come “Si attivò concretamente”, non dicono nulla. Meglio sprecare due frasi in più a spiegare che si mise a redigere i verbali da inviare al capo, piuttosto. Inoltre quel -mente crea ripetizioni fastidiose.

Aggettivi

Anche qui, dipende. Ho letto di alcuni folli che hanno tentato di eliminare tutti gli aggettivi, ma non ce la si fa. In certe descrizioni appesantiscono e basta, anche perché inseriti in modo caotico. > La bionda creatura leggiadra si alzò in volo meravigliosamente con le sue ali cangianti. Meglio > La bionda creatura si alzò in volo leggiadra, sbattendo le sue ali dai colori cangianti.

Continui cambi di nome per lo stesso personaggio

«Ciao» disse Lucia. «Buongiorno» rispose Laura. «Come sta tuo figlio?» chiese la corvina.

Anche se hai descritto il capitolo prima che Lucia ha i capelli neri, sembra che in gioco ci siano ben tre personaggi. I nomi sono tra le poche cose che si possono ripetere.

Troppe parole per indicare un concetto unico

L’oggetto che si usa per scrivere (la penna).

Sì, a volte capitano delle perifrasi che non hanno nulla di artistico per indicare oggetti semplici. Parole come “il cerchio tendi tela” invece di telaio. Spesso è ignoranza e spesso se si usa il termine tecnico non si capisce, ma per i termini di uso comune meglio la parola specifica.

Errori di punti di vista

Questo è complesso da spiegare e bisogna separarlo dal narratore. Ma in pratica, a meno che non siate bravissimi, non rivelate informazioni che il punto di vista scelto non sa. Se usate un narratore onnisciente, e quindi in terza, ma che è focalizzato, non può sapere chi ha messo un bicchiere sul tavolo. Anche il cambio di pov va fatto con cautela, in pochi lo sanno padroneggiare.

Ripetizioni

Questo discorso si collega alle relative: le ripetizioni sono di ogni tipo, quando non volute è meglio eliminarle. Comprese era, aveva, per… nella frase sopra del primo articolo, mi sono accorta della ripetizione.

La piramide si è modificata nel corso del tempo, tenetela per buona per il momento.

L’ho modificata così:

La piramide si è modificata nel corso del tempo, tenete per buona questa al momento.

Ci sono (pochi) casi in cui questo non è possibile, ma ogni ripetizione che vedete, evidenziatela in lettura. Aiutatevi con il sintetizzatore o leggendo ad alta voce. Per evitare ripetizioni, spesso basta mantenere lo stesso soggetto per l’intero paragrafo.

Relative

Questo tipo di errore, che trovo sovente nei testi che devo correggere, viene spesso visto come sinonimo che uno scrittore sappia scrivere.

Questo errore, tipico degli scrittori amatoriali, viene visto spesso come indicazione di abilità comunicativa.

Quale delle due vi sembra più elegante e fluida? Esistono tantissime subordinate, usiamole. E ci aggiungo: il “che” non è detto che si leghi a un congiuntivo.

Errori ortografici e grammaticali comuni

• Piuttosto che usato con valore disgiuntivo • Apposto\a posto • Il sì affermativo vuole l’accento • Da è preposizione, dà è indicativo, da’ è imperativo (ricordate l’importanza degli accenti?). • Fa, non fà o fa’ • Gli: a lui • Le: a lei • Gli o le al plurale fa… loro • Centra: deriva da centrare (il bersaglio) • C’entra: Ci entra (Non c’entra nulla) • Qual è, non qual’è. • Compito sfidante è sbagliato. In italiano con il participio di “sfidare” si intende lo sfidante, una persona. “Challenging work” è un compito stimolante, non sfidante! Occhio all’uso dei participi.

Alessia


[^1]: Ci sono tanti modi, alcuni variano se usate Windows, Linux o Mac. Il metodo più veloce è impostare il correttore automatico in modo che trasformi << in «. Io l’ho impostato in modo che mi crei entrambe le caporali, tanto vanno sempre chiuse.

Nell’articolo di oggi trattiamo un elenco di termini utili che sono o sconosciuti o usati in modo improprio. Sono in ordine alfabetico e sono i più comuni a essere fraintesi, ma potrebbero essercene altri.

Capoverso: per farla breve, ogni volta che si va a capo.

Correttore di bozze: non è l’editor. Il correttore corregge refusi, doppi spazi, errori di grafica, controlla le norme redazionali… ma controlla anche che un personaggio non cambi colore dei capelli o tipo di scarpe. Arriva dopo l’editor a togliere tutte quelle imperfezioni che gli sono scappate e segnala quelle di grafica, di conseguenza non basta conoscere benissimo la grammatica.

Dramma: può avere diversi significati. Fino a Diderot, per dramma si intendeva qualunque espressione scenica. Dopo Diderot, a teatro non vengono più rappresentati divinità ed eroi, ma le persone comuni; non sarà più in rima, ma in prosa. In senso lato, può intendere l’azione in corso sulla scena, il vero e proprio agire dei personaggi.

Editor: da non confondere con l’editore, con la e finale, ma neanche con il correttore di bozze. Figura a metà strada tra l’angelo salvifico e il distruttore di mondi. In italiano sarebbe “revisore”, ma i compiti di un editor spaziano un po’ di più. Si riassumono in: rendere vendibile un testo. Sistema la struttura, rende le frasi fluide, elimina le imperfezioni (ripetizioni, rime, allitterazioni…), scrive la quarta, redige schede lettura…

Fabula: gli eventi in ordine cronologico della nostra storia.

Frase o periodo: elemento formato da un sintagma che abbia senso compiuto. Per farla facile, tutto ciò che va dalla maiuscola al punto. Gli elementi di cui è formato sono collegati tra loro logicamente seguendo le regole grammaticali.

Infodump: spiegone. Quando interrompete l’azione per dare una spiegazione. Normalmente viene brutalmente tagliato in fase di editing, ma ci sono eccezioni. Victor Hugo ne era maestro (e io ammetto che li salto sempre quei passaggi).

Narratologia: è la scienza che studia la struttura delle storie. Vorrei sottolineare che non detta le leggi della narrativa, semplicemente studia i meccanismi tipici dei racconti e ne trova dei punti in comune. Vi ricordo che non esiste un OMS della scrittura, anzi a studiare tanti narratologi vi accorgerete che non tutti sono d’accordo anche solo sul numero di trame esistenti.

Paragrafo: suddivisione del capitolo. Ogni paragrafo deve avere un informazioni omogenee. Da non confondere con il capoverso, il paragrafo viene segnalato con un rientro e una riga vuota.

Perifrasi: è una figura retorica, per capirci è un giro di parole. Un esempio famoso è ed elli avea del cul fatto trombetta di Dante.

Proposizione: due o più parole che abbiano senso compiuto.

Topos: è un altro nome con cui viene indicato il tema portante della storia. Da qui deriva anche “topic”.

Quarta: non è il riassunto. È un testo di marketing che deve spingere all’acquisto. In realtà sarebbe la “quarta pagina di copertina”, ma oramai indica quel testo che viene posto per spiegare che cosa sto andando a leggere. Per chi si chiede chi la scrive, di solito è l’editor.

Retorica: è l’arte della scrittura.

Schede lettura o di valutazione: testo professionale. Viene redatto per due ragioni. La prima è capire se un testo va bene per la pubblicazione, che tipo di correzioni bisogna apportare, eventuali criticità nella vendita… la seconda è rendere noto allo scrittore gli errori e le criticità presenti, spesso serve per stendere un preventivo.

Show vs Tell: li metto assieme. Questi due argomenti sono difficili da capire e spesso sono fraintesi. Non significa che devo mostrare quanti peli ha la protagonista sul braccio, significa che, se dico che un personaggio è capriccioso, si deve comportare come tale. Il tell spesso è un riassunto, è una tecnica e come tale va usata: con consapevolezza. Un esempio più pratico è questo: per dire che una persona è appena guarita da un braccio rotto, potete dirlo così o potete fargli toccare il braccio dove fino a poco prima c’era il gesso. Il primo è tell, il secondo è show.

Sinossi: è un riassunto ragionato di tutto il libro, finale compreso. Vedetelo come il cv del vostro manoscritto. Del manoscritto, non dell’autore.

Sintagma: è un concetto che si colloca a metà strada tra la frase e la parola. È una combinazione di una o più parole che formano un senso compiuto. (Anche ieri)(leggevo)(un bel libro). Vi consiglio la Treccani per saperne di più.

Trama o intreccio: gli eventi come appaiono nel romanzo.

Tropos: letteralmente, è un altro nome per la figura retorica. In realtà qualcuno ha iniziato a usarlo come sinonimo di trope (traslato da film e serie TV), di conseguenza alcune persone chiamano il tropos come topos1; quindi spesso, soprattutto nei romance, potete trovare i tropos: enemies to lovers, friends to lovers, forbidden loves…

Alessia

Piccola storia sulla scrittura

Buongiorno a tutti! Sono Alessia e questo è il mio primo articolo su LOG e, guarda caso, sarà sulla comunicazione scritta. Mi piacciono molto le storie e di conseguenza ogni tanto scrivo, ogni tanto revisiono testi in qualità di editor o beta reader. Detto questo, voglio porvi una domanda: perché, a un certo punto della nostra vita, sentiamo questo bisogno irreprensibile di scrivere? Sì, non capita a tutti, ma se siete qui è perché almeno una volta è successo.

La risposta solita al quesito è un’elencazione di motivazioni poetiche (spesso anche abbastanza banalotte), ma in questo articolo eviterò le spiegazioni più esoteriche (che rispondono alla domanda: “perché tu scrivi?”) e mi dedicherò a quelle più psicologiche (“perché si scrive?”). Tenete sempre presente che il discorso è molto più complesso di così e dovete prendere per buono quanto vi sto per dire, che non è altro che la somma di studi, letture, lezioni seguite… se siete interessati a un discorso nello specifico, fatemelo sapere. Se voleste approfondire, vi metto in calce anche una piccola bibliografia.

Perché si scrive?

La risposta è molto più semplice di quello che pensiamo: si scrive per comunicare. Ed è proprio della scrittura che parlerò: quindi per ora scordatevi la non verbale. La comunicazione, di per sé si suddivide in due tipi: • Passiva: sto starnutendo, gli altri capiscono che sto male. • Attiva: sto starnutendo, lo faccio per indicare sarcasticamente che sono allergica a una battuta.

Per quanto in narrativa la passiva sia fondamentale, a noi per ora interessa l’attiva. La prima forma effettiva di comunicazione attiva è il pianto: è la prima cosa che facciamo quando nasciamo. Abbiamo freddo, siamo inermi, abbiamo bisogno della mamma perché senza moriamo. Qui entra in gioco la piramide dei bisogni di Maslow.

Piramide Immagine da Wikipedia. La piramide si è modificata nel corso del tempo, al momento questa può bastare.

Il metodo più veloce che l’uomo ha trovato per risolvere il bisogno e salire nella piramide è comunicare attivamente con il parlato (lingua, versi…). I primi esempi di scrittura che abbiamo sono legati all’economia domestica: come faccio a ricordarmi quante pecore ho? O in quale recinto stanno? Le scrivo in una tabellina per razionalizzare. Saltiamo tutta l’evoluzione della scrittura e del linguaggio per arrivare rapidamente ai giorni nostri. Oggi sappiamo che scrivere di getto è estremamente terapeutico; questa modalità non serve a comunicare attivamente con gli altri, ma per comprendere e dare un senso al momento che stiamo vivendo. Quando l’aver razionalizzato il bisogno si traduce nel desiderio di trasmettere un messaggio e rendere partecipi gli altri, allora abbiamo la comunicazione attiva. Per farla breve: prima devo capire che ho fame, poi posso ordinare un panino al bar. Quindi prima do un nome alla sensazione che voglio trasmettere, poi la comunico.

Chiarito questo, passiamo a un po’ di teoria più pratica. Dalla prima tabellina sumera con le pecore del recinto a oggi, la comunicazione si è evoluta moltissimo. Dacché avevamo un solo mezzo di comunicazione (le tavolette di argilla), gradualmente abbiamo aumentato le nostre possibilità: i rotoli di pergamena, la carta, i libri, le cartoline, le lettere… fino ad arrivare al giorno d’oggi con i blog, i social, la tv… Dal 1900 in poi, con lo sviluppo di scienze quali antropologia e sociologia, si sono sviluppati anche gli studi sulla comunicazione[^1] e si è scoperto che non tutti i popoli comunicano allo stesso modo. E neanche all’interno di una stessa etnia si comunica allo stesso modo. Che si fa, allora? Ci si pone l’obiettivo, assurdo, di trovare un modo per comunicare a tutti. Toglietevelo dalla testa, non è possibile.

Questo proprio in virtù di quanto detto prima, già che si scrive in una lingua precisa, non stiamo scrivendo per tutti.

Tenete bene in mente questo schema[^2]:

Emittente > Messaggio e medium > Ricevente

Per comunicare abbiamo bisogno di queste tre cose, senza non ci riusciamo. Del resto comunicare significata letteralmente “mettere in comune”. • Emittente: in una comunicazione dal vivo, abbiamo tanti elementi a nostro vantaggio, ma con lo scritto ne abbiamo solo uno. Le parole. • Messaggio e medium: è composto da più elementi. Il messaggio in particolare necessita di un discorso a parte. • Ricevente: può essere una persona, un gruppo, gente che non sappiamo chi è…

Qualche consiglio: • La scrittura attiva non è mai di getto, neanche la prima bozza è di getto. • Quando scrivete, tenete sempre bene in mente per chi state scrivendo e che non sia “me stesso”. Meglio pensarlo come a uno che ha i vostri stessi gusti piuttosto. Umberto Eco lo chiama “lettore ideale”, che in pratica significa che una persona che sta vivendo un lutto è mediamente meno improntata a leggere un testo comico (eccezioni a parte). • Scegliere il ricevente aiuta a capire che lessico e che registro linguistico usare. • Figure retoriche: sono l’arma dello scrittore. Imparate a usarle e a evitare le metafore pigre: “nero come la pece”. • Messaggio: ora, giunto a questo punto di norma la risposta è “ma io non sono nessuno per insegnare” e avete ragione, non è necessario che la scrittura sia didascalica. Questo punto lo approfondisco sotto. • Correzione grammaticale, sintattica e logica: Un errore ogni tanto ci può stare, ma è fondamentale per comunicare correttamente il nostro pensiero. Questo perché, se una parola ha un significato ma lo scrittore la usa in altro modo, rischiamo di avere il messaggio stravolto (controllare sempre il dizionario). Non siamo colpevoli di cosa capisce il lettore solo se noi in primis abbiamo usato bene i nostri strumenti: le parole.

Cos’è il messaggio?

Non è una morale, non è un insegnamento, non è una lezioncina o un segreto mistico. Il messaggio è il vostro bisogno di scrivere. Esempio: • La solitudine non è sempre negativa. Se siete delle persone introverse, troverete piacevole passare molto tempo con voi stesse. Quindi il messaggio che volete far passare è semplicemente il relax che si prova nella riflessione. Una storia non ha solo un messaggio, ne ha tanti, spesso inseriti inconsciamente, ma sceglierne uno nello specifico vi aiuterà a indirizzare la vostra scrittura. Negli articoli divulgativi è più facile, nella narrativa può essere estremamente complicato. È anche chiamata “tematica”, da non confondere con “tema”.

Il messaggio di questo articolo? • Aiutare a far chiarezza su alcune dinamiche della comunicazione.

Detto questo, ultimi punti: • La scrittura usa sempre le stesse tecniche, ma sono usate in modo diverso se state scrivendo narrativa o saggistica. • Lo stile varia in base al genere scelto, i generi non sono ciò che pensate (vi lascio con una domanda: dopo aver letto tutto l’articolo, avete capito cos’è un genere?) • La scelta di un lettore ideale serve per capire quali informazioni dare, quale stile adottare e quale messaggio trasmettere.

Consigli di lettura

Qualunque manuale di psicologia generale o della comunicazione. Capire come funziona la mente umana aiuta molto a comprendere la comunicazione. Nello specifico, per un esame ho studiato su:

Psicologia generale di Luigi Anolli e Paolo Legrenzi. Ma qualunque testo di psicologia generale che abbia un capitolo sulla comunicazione andrà bene.

Lector in Fabula di Umberto Eco. Invece di consigliarvi i soliti noti sulla narratologia, io vi consiglio un saggio sulla semiotica (occhio che è tosto).

Per la narrativa: • Sei passeggiate nei boschi narrativi di Umberto Eco, magari partite da questo piuttosto che da Lector.

In futuro, ho intenzione di approfondire questo: • Fondamenti di psicologia della comunicazione di Luigi Anioli • Story di Robert McKee

Articolo realizzato per LOG da Alessia


[^1]: Questi studi prendono successivamente il nome di “narratologia” attorno agli anni ‘70, ma non fate l’errori di molti. Per quanto io stessa ami narratologia, si tratta di una scienza che analizza le storie per trovarne i punti in comune, non il contrario. Non detta leggi immutabili: per fortuna non esiste un “OMS” della scrittura e dell’arte. [^2]: È una semplificazione del modello di Shannon-Weaver.

In questa seconda puntata della non rubrica Diario Segreto tratteremo il menu di navigazione e le impostazioni di gestione del blog.

Una volta autenticati sulla piattaforma verremo portati automaticamente alla pagina di scrittura di un nuovo post. Dal link in alto a sinistra porremo accedere al menù: Draft Aprendo il menù da questa posizione avremo le seguenti opzioni: Menu 1 – In questa sezione possiamo cambiare il blog nel quale stiamo scrivendo e pubblicando l’articolo. Nel nostro esempio abbiamo il blog principale (quello con il nostro username) e la sezione delle bozze (Draft) ma, come vedremo successivamente, in LOG possiamo creare fino a due blog aggiuntivi. 2 – In questa sezione possiamo vedere i nostri blog, la lista delle nostre bozze (vedi Registrazione a LOG e primo post) ed effettuare il logout.

Clicchiamo su “View Blogs”, saremo portati alla schermata di gestione dei blog: View Blogs 1 – da qui possiamo aprire il menù della sezione da dove abbiamo le seguenti opzioni: a – account settings: per visualizzare le impostazioni del nostro account (vedi Registrazione a LOG e primo post) b – import posts: per importare i nostri post da altre piattaforme c – export: per esportare i nostri post 2 – da qui possiamo visualizzare l’elenco post, sfogliare le nostre bozze e visualizzare il reader condiviso che raggruppa tutti i post degli utenti di LOG 3 – qui possiamo modificare le opzioni del nostro blog e crearne di aggiuntivi. In LOG ogni utente può creare due blog ulteriori a quello principale

Gestione blog

Tutorial Nella sezione di gestione blog abbiamo le seguenti opzioni: 1 – New post: per aprire la schermata di scrittura per il blog selezionato 2 – Customize: per gestire le impostazioni del blog 3 – Stats: per visualizzare le statistiche di lettura dei vostri post 4 – View Blog: per visualizzare il vostro blog

Cliccando su “Customize” saremo portati sulla schermata di gestione delle impostazioni del blog: Customize In questa sezione abbiamo diverse opzioni a nostra disposizione: 1 – titolo e descrizione del blog: spazio per modificare il titolo e la descrizione del vostro blog 2 – URL: questo è l’url del vostro blog. Per il blog principale il nome visualizzato, ovvero la parte finale del link, sarà uguale al vostro username scelto in fase di registrazione. Per i blog aggiuntivi sarà il nome che inserirete al momento della creazione del blog. 3 – Publicity: il livello di visibilità del vostro blog, i livelli disponibili sono: – non in elenco: il blog è pubblico ma raggiungibile solo tramite link che eventualmente condividerete. I post non sono mostrati nel reader pubblico dell’istanza e il vostro account non è visibile nel fediverso – privato: il blog può essere letto solo tramite il vostro account. – protetto da password: il blog può essere letto solo tramite il vostro account e tramite link che eventualmente condividerete ma, a differenza di non in elenco, sarà richiesta una password per accedere. – pubblico: blog pubblico, i vostri post saranno visibili nel reader pubblico dell’istanza e il vostro account sarà visibile nel fediverso. poiché LOG nasce come blog collettivo per gli utenti di Livello Segreto questo è il livello di default. 4 – Display Format: come il vostro blog sarà visualizzato agli utenti che lo visiteranno. Questa opzione riguarda principalmente la visibilità o meno della data dei post e l’ordinamento (dal post più recente a quello più vecchio o viceversa) 5 – Text Rendering: qui potrete abilitare la sintassi MathJax per la scrittura dei post, è sempre attiva l’opzione Markdown 6 – Custom CSS: qui potrete inserire del codice CSS personalizzato per modificare l’aspetto grafico del blog. Potete trovare più informazioni sulla documentazione ufficiale e una gallery di grafiche prodotte dalla community. 7 – Post Signature: qui potrete inserire del testo e/o del codice html che verrà visualizzato automaticamente in calce ad ogni post del blog.

Oggi inauguriamo la non rubrica Diario Segreto, una serie di articoli pensati per aiutare i nuovi utenti nell’utilizzo della piattaforma e nella stesura di un testo per il proprio blog. Il primo argomento è puramente tecnico: come registrarsi sulla piattaforma e su come pubblicare un post all’interno di essa.

Registrazione

Potete richiedere il link di invito al nostro account Mastodon @log@livellosegreto.it o scrivendoci una mail a log at livellosegreto.it. Una volta cliccato il link, si aprirà la pagina di registrazione a LOG. Registrazione Ignorate il tasto di registrazione tramite LS* e compilate il form sottostante inserendo username, password e l’eventuale email per il recupero della password. (*per un bug sulla registrazione tramite invito questa opzione non funziona. Il team di WriteFreely ne è già al corrente e speriamo che sia risolto con le prossime versioni.) Cliccate su “Create blog”: il vostro account verrà creato e sarete portati sulla pagina di impostazioni del blog. Account Settings Le opzioni presenti in questa pagina sono: – Username: qui potete cambiare il vostro username su LOG, che sarà anche handle del blog principale sia per l’url (log.livellosegreto.it/tutorial/) che per quello del fediverso (@tutorial@log.livellosegreto.it). – Passphrase: qui potrete cambiare la vostra password. – Email: qui potrete aggiungere o cambiare l’email associata all’account. Non è necessaria per l’utilizzo della piattaforma, ma lo è per la funzionalità di recupero password. – Linked Accounts: se avete un account su Livello Segreto potete cliccare su questo pulsante per abilitare il login tramite il vostro account su LS. È un metodo alternativo all’inserimento di username e password. – Incinerator: in questa sezione potrete cancellare il vostro account su LOG. L’opzione è irreversibile e verranno cancellati tutti i vostri dati e i post.

Una volta verificato che le informazioni riportate siano corrette possiamo procedere alla creazione del primo post.

Primo post

Cliccate l’opzione “Drafts” (bozze) nel menù in cima alla pagina: Drafts E quindi su “Start Writing” (inizia a scrivere): StartWriting Si aprirà la pagina di scrittura per la creazione di un nuovo post. La pagina è divisa in due sezioni principali: 1 – Barra superiore delle opzioni 2 – Area di scrittura Menu Portando il cursore sulla barra superiore appariranno diverse opzioni: MenuDettaglio 1 – Menù che ci permette di spostarci in altre sezioni del blog. 2 – Selezione del font da utilizzare nel post. Noi consigliamo il font Sylexiad. 3 – Conteggio delle parole presenti nel post. 4 – Modalità notturna. 5 – Pulsante per tornare all’elenco dei post (nel nostro esempio torneremo all’elenco delle bozze). 6 – Pulsante per pubblicare il post (nel nostro esempio pubblicheremo nella sezione bozze).

Nel textbox potremo iniziare a scrivere il nostro post. La piattaforma WriteFreely, su cui si basa LOG, utilizza il linguaggio Markdown per la formattazione del testo. Per esempio, se vogliamo impostare un titolo, possiamo utilizzare il carattere # seguito da uno spazio. Titolo Potete trovare le altre opzioni disponibili qui. Una volta concluso, portiamoci sulla barra superiore e clicchiamo sul pulsante Pulsante per salvare. Qui potremo vedere il post nel suo aspetto finale con la formattazione del testo applicata: Anteprima Nella menù superiore possiamo cliccare su “Edit” per tornare in modifica o su “Drafts” per tornare all’elenco delle bozze: Elenco Per il nostro esempio assumeremo che il post sia completo, quindi procederemo a cliccare “Drafts”. Drafts Verremo portati nella pagina delle bozze; sotto al titolo di ogni articolo saranno presenti tre pulsanti che ci permetteranno di modificarlo, cancellarlo o spostarlo nel nostro blog. Clicchiamo sul pulsante “move to […]” per spostare il post dalle bozze al blog vero e proprio, e quindi pubblicarlo. Muovi Nella barra superiore clicchiamo quindi su “Blogs”: Blogs Poi su “View Blog” (visualizza blog): ViewBlog Verremo portati sulla pagina principale del nostro blog e potremo vedere il nostro primo post: Articolo

È possibile formattare il testo dei post tramite la sintassi Markdown. In questa guida per gli scrittori andremo a vedere i comandi principali.

Aggiungere un titolo

I titoli su LOG/WriteFreely sono facoltativi, ma è facile aggiungerli includendoli nel corpo del post.

Opzione 1. È possibile aggiungere esplicitamente un titolo iniziando il post con un'intestazione Markdown. Cioè, digitate un simbolo di hash (#), uno spazio e poi il titolo. Il titolo apparirà come un'intestazione grande.

# Titolo del mio post

Iniziando una riga con il simbolo di hash (#) e uno spazio subito dopo, LOG/WriteFreely sa che si vuole usare il seguente testo seguente ("Titolo del mio post") come titolo del post.
Ora, non solo il "Titolo del mio post" apparirà nella barra del titolo del browser, ma anche a caratteri più grandi nella parte superiore della pagina di questo post.

Opzione 2. Scrivendolo sulla prima riga, separato dal resto del contenuto. Il titolo apparirà della stessa dimensione del resto del post.

Titolo del mio post

Il contenuto inizia qui, dopo la riga vuota dopo il titolo (Titolo del mio post). Poiché c'è una riga vuota, "Titolo del mio post" sarà il titolo del post che appare nella parte superiore della finestra del browser.
Ma dato che non abbiamo utilizzato la sintassi markdown per alternarne la dimensione del carattere verrà visualizzato normalmente come il resto del testo del post.

Formattare il testo

In LOG/WriteFreely è possibile formattare il testo con una sintassi chiamata Markdown, che utilizza caratteri speciali per indicare il grassetto, il corsivo e altri tipi di testo.

Intestazioni

# Questo è l'intestazione più grande (h1)
## Questa è ancora un'intestazione grande (h2)
### Questa è un'intestazione più piccola (h3)
###### Questa è l'intestazione più piccola che si possa creare (h6)

Questo è l'intestazione più grande (h1)

Questa è ancora un'intestazione grande (h2)

Questa è un'intestazione più piccola (h3)

Questa è l'intestazione più piccola che si possa creare (h6)

Enfasi

*Questo è in corsivo*
_Anche questo è in corsivo._

**Questo è in grassetto**
__Anche questo è in grassetto.__

_Ecco del testo **corsivo e grassetto**._

Questo è in corsivo Anche questo è in corsivo. Questo è in grassetto Anche questo è in grassetto. Ecco del testo corsivo e grassetto.

Liste

* Hello
* Goodbye
  * Ciao
  * Au revoir
  * Auf Wiedersehen 
  * Arrivederci
  • Hello
  • Goodbye
    • Ciao
    • Au revoir
    • Auf Wiedersehen
    • Arrivederci
1. Primo
2. Secondo
3. Terzo
  1. Primo
  2. Secondo
  3. Terzo

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Fonti

Trovate la guida originale, in inglese, qui: Writing Posts — WriteFreely Documentation