Comprare un masterizzatore in società, per la Playstation
Dicembre 2024, pare siano passati 30 anni dall'uscita della Playstation, anche se in Europa e in Italia arrivò diversi mesi dopo. Non parlerò delle solite cose, dell'impatto, della rivoluzione, di quel che si legge ovunque. Scriverò della PSX, come è erroneamente ma anche universalmente conosciuta, nel micromondo dei miei amici.
Intanto, non l'ho mai comprata, la prima iterazione come tutte quelle che verranno. Mai stato un fan delle console, mi piaceva il concetto (di allora) ma non facevano per me, il mio pane quotidiano erano gli arcade e il PC.
Le mie uniche concessioni sono stati Wii e NDS: oggetti piuttosto anomali, facili da trovare usati e giochi facili da ottenere.
I miei amici, però, prima o poi l'hanno avuti tutta. Un paio, tra i più possidenti, hanno pure speso quello che all'epoca era un capitale per aggiudicarsene una d'importazione. Voglio parlare della maggioranza, però, di quelli che hanno atteso e risparmiato per potersela permettere.
L'epicentro del fenomeno Playstation, per noi, era un mitico negozietto di videogiochi di un comune confinante, conduzione familiare, padre e figlio. Il padre, compatibilmente con l'età, non ne capiva granché, ma era un appassionato venditore.
“In questa confezione c'è il demóne”, diceva ai possibili clienti. Che poi non erano possibili, erano lì sapendo che l'avrebbero presa, in qualche modo. E il demóne non significava che a quella scatola dei desideri fosse da applicare un day one exorcism, era semplicemente il disco Demo One.
Era un negozietto dove era bello stare; qualche volta, erano in ritardo su qualche consegna, ma opponevano scuse sfiziose: spicca quella volta in cui tal gioco non era arrivato “per via di una festa popolare cinese”.
Non si vendevano solo giochi originali, come non si vendevano solo gli anime in VHS originali; tuttavia, anche i CD della premiata filibusta costavano parecchio, agli inizi. Non quanto gli originali, certo, altrimenti non avrebbe avuto senso... eppure, la differenza agli albori era abbastanza sottile da far sorgere il dubbio, all'inizio.
Gli amici miei con la PSX erano quanti... sei, sette? Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di spirito... non santo, era spirito imprenditoriale e quelle lingue di fuoco erano metafora di Nero Burning Rom e Alcohol 120%.
Comprare quei dischetti costosi, sei o sette volte, pesava, meglio prenderne uno solo per ciascun titolo: decisero, così, di prendere in società un masterizzatore con relativo controller SCSI, all'epoca c'erano quelli, erano lenti e costavano tanto. Qualche campana di mitologici Princo e via, tutti d'amore e d'accordo fino a quando non usciva il titolone e si accapigliavano, ognuno ne voleva la prima copia, ma non era possibile. Sia quel che sia, tempo un giorno e tutti erano accontentati, ma il primo era più contento perché, intanto, già era avanti col gioco.
Final Fantasy VII fu il titolo più problematico, per via dei diversi dischi.
Voglio chiudere ricordando l'amarezza, poi stemperata, di un amico mio unitosi tardi al treno dei 32 bit, costretto ancora al Megadrive per motivi economici. Riuscì alla fine a comprarla, lo accompagnai in macchina al solito negozietto, per poi lasciarlo sotto casa sua. Poco dopo, mi squilla il telefono ed è lui, furibondo.
“Lo sapevo, a tutti quanti è andata bene e solo a me è uscita scassata, ora chissà quando me la cambia, quando devo aspettare ancora...”
Tento di rassicurarlo, avrà messo male i cavi, sarà danneggiato il cavo stesso, non sente ragioni e vado a casa sua. La PSX funzionava benissimo, scoprimmo: aveva il televisore ostinatamente sintonizzato sul canale 36, come se il pulsante AV del telecomando non avesse alcun motivo di esistere.