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from Taccuini in versi

Per imparare a volare servon pazienza e potenza Dai, voglio provare solo aiutami a sballare.

Ti prego, amato cuore, porta via me e il buio tutto col tuo dolce abbraccio; stelle volano sopra noi campi nei nostri capelli scrollati via il sentire spogliami dai miei strati canta una canzone ripiena, una ninna-nanna ai tronchi.

Gialla strada di case riflette il canale la notte copre gli occhi miei nella radiosità dei twink

  • QUESTO è successo perché tu non mi hai oliato -

Gialle strisce lungo il fiume paradiso nero e blu; la mia amante si masturba nella doccia mentre guardo; sentimentali caffè, vini, cuoio su cuoio, bagnato albero di ciliegie

Sfreccia attraverso porte aperte, scavalca recinzioni rompendoti il piede - l'alba arrossisce sopra noi: sarà questo un valzer o una fuga per due?

Ti prego lascia che i miei occhi cantino una canzone di dolore mentre i miei ricordi lacrimano macchiando campi di fiori con una tinta sanguigna di infezione batterica

Ti prego cura le mie ferite di libertà con quel sorriso che fa sbiancare il blues nelle mie ossa, cura il mio guscio rotto mentre voli sugli avorii graziosa come un gatto - lecca via la mia anima mordi via la mia mente mangiucchia via i miei muscoli

Ti prego, distruggimi così trasforma e dimentica.

 
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from Taccuini in versi

Learning to fly takes patience and might Let's give it a try just help me get high.

Please, dearest heart, take me away and all of the dark in your sweet embrace; stars fly above us fields in our wild hair shake the feeling off peel me from my layers sing a song of fullness, a lullaby of trees.

Yellow road of houses mirroring the canal night covers my eyes in the brilliance of twinks

  • THIS happened because you didn't oil me -

Yellow streaks down the river black and blue paradise; my lover's masturbating in the shower while I watch; sentimental coffee, wine, leather on leather, wet cherry trees.

Blast through open doors, jump over fences breaking your toes - dawn blushes above us: a waltz shall this be or a fugue for two?

Please let my eyes sing a song of sorrow while memories weep down my face staining flower fields with a bloody tint of bacterial infection

Please tend to my freedom wounds with that smile that scares the blues out of my bones, tend to my broken shell while flying off of ivories graceful as a cat - lick my soul apart nick my brain away snack my muscles down

Please, destroy me so transform and forget.

 
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from Taccuini in versi

Prima del sorger dell'aurora partorito dal letto è il mio vespro, errando per campagne e letamaie giungo infin all'alvear d'acciaio; non v'è ora retta via nel tardivo annuncio del partire di un mafioso questo posto il nome, stallo nella fuga verso il Nord.

Matcha Latte, terzo millennio, fusion gluten free sovrapprezzata – ecco perché non avrò più fame, lillipuziane porzioni son d'uso.

Sono passati troppi/pochi minuti.

A fag smoking a fag in segregation rooms with yellowed walls pals whose fire doesn't start

Sarò tra i primi al fotofinish seppur di sogni le mie palpebre furono tinte. I speak no language.

Due occhi nocciola seguono il sorriso mio dalle rotaie storpiato, mosso, arrangiato, ma baby non teme, si fissa su labbra, boccoli, naso antico rosa antica – la dama del fiume rossa e oro e blu, nasce da un'ostrica come Venere Salmastra.

Spazi oscillanti di malinconia vengono e vengono e vengono nella caverna mia del traditore trascendono piani e divani let's give birth to a semi-god please, fill me and drain me make me faint at the sigh of your heart

Essere transiente —– sovente esplodono in bolle di sentientia che tremar godimento li fan.

 
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from Pensieri di Pollo

Tekkon Kinkreet è la storia di due gatti randagi, Kuro e Shiro.

Due orfani che vivono in un'auto e passano la loro vita tra le strade dei quartieri più malfamati della città di Takaracho, un luogo spietato in cui la violenza è l'unica lingua parlata.

Poliziotti corrotti, imprenditori spietati, yakuza falliti, e poi i due fratelli, che si rifiutano di subire Takaracho, ma che anzi nel loro modo di vedere il mondo la difendono a suon di mazzate inferte a chiunque non gli vada a genio.

Matsumoto, con il suo tratto mai così sporco e nervoso, accompagna un racconto di crescita che suona come un blues, un rapporto viscerale fatto di equilibri fragili e di fratture, una città camaleontica, caotica e in cui convivono la violenza cieca ma anche germogli di inattesa speranza.

 
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from Il Taccuino

Trinità di Andrej Rublev A. Rublev, Trinità


Per tutti i miei giorni ho vagato cercando il tuo amore. Ovunque ho guardato: sui fili d'erba e dietro le stelle, nel muto contegno dei sassi, e mai l'ho trovato. Solo starò sulla terra fino all'ultimo giorno, solo sarò trafitto dai raggi dell'ultimo bagliore del sole. Tante volte ho cercato il tuo amore. Forse è nella solitudine eterna di ogni uomo che muore.

 
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from Lelio

Questa sarà una condivisione probabilmente disordinata

Ho avuto un'esperienza che per la prima volta da anni mi ha fatto vedere da fuori come appaio io e il mio comportamento. È stata una cosa gentile, come specchiarsi nel proprio riflesso in un laghetto.

Ultimamente ho una febbre creativa, da circa un mese a dir la verità. Sto vivendo un po' come un vagabondo, facendo qualche lavoretto ogni tanto e cercando di tenermi strette le mance. È liberatorio, rilassante, nutriente per il mio vulcano creativo interiore ma anche estenuante a livello sociale ed emotivo. Beh tutti questi stimoli attivano un sacco il mio cervello. E ormai è una costante esperire queste attivazioni. Ma per un po' avevano un fare capriccioso: restavano sopite per settimane e poi esplodevano violentemente lasciandomi sconvolto. Incanalo il mio delirio in ciò che creo e di conseguenza me lo riassorbo senza paura, al massimo un po' di confusione (ma chi non sarebbe confuso a vedere la gente che ti parla e non sentire le loro parole? O dal nulla vedere la scia di cose in movimento come in un quadro futurista?). Dimentico l'ordine che rende il mio lessico comprensibile e cose semplici mi affascinano i sensi.

Mi trovo a chiedermi cosa succederebbe se sparissi e basta. Non in senso perenne, solo un viaggetto di cui non direi niente a nessuno, in un luogo solo a me conosciuto, allontanandomi dalla tecnologia. Mia madre andrebbe di sicuro nel panico. Però mi trovo sempre più spesso ad averne bisogno. Adesso sono in treno. Ho una fermata e un impegno, ma potrei semplicemente non scendere e cambiare al capolinea senza fornire spiegazioni.

I binari sono lunghi e tesi e il paesaggio ha colori così diversi che mi sembra di non aver mai percorso questa tratta. Ci sono container piegati e strappati come tende di stoffa. Le risaie verdeggiano. Case vecchie hanno appena ricevuto una nuova mano di intonaco. Mi rendo conto di avere un odore. Non mi piace, anche se sono sicuro di aver messo il deodorante e di star indossando una maglia pulita. Perché non sono a pucciarmi nel Ticino come le persone sane di mente con questo caldo? Sono vicino al luogo dove ho portato il moroso a infrattarsi come due adolescenti. Sedili reclinati, finestrini appannati. Ho abbastanza partner da far sì che queste condivisioni siano anonime. Oggi mentre andavo dallo psichiatra ho incontrato una vecchia fiamma che, come al solito, aveva tanto bisogno di compagnia e ha insistito per fare un pezzo di strada con me. Ciò mi ha impedito di vagabondare e sono arrivato venti minuti in anticipo (la seduta è poi iniziata con 15 minuti di ritardo). Mi devo ricordare che abbiamo chiuso per divergenze erotiche e non perché ho smesso di ritenere utile il nostro rapporto. Chi mi vuole guardare mi trova essere un libro aperto, o quantomeno facilmente sfogliabile. E non mi sto dicendo questo da solo per tessermi lodi, ma come promemoria per quando mi sento un egoista manipolatore perché ogni giorno devo trovarmi un modo diverso per darmi addosso e ultimamente è così.

Mi fanno ridere le pareti. Toccarle. Sono estremamente interessanti. De-realizzazione, mi ritraggo in autostop. La mia autoconsapevolezza mi fa interpretare il mondo come composto da diversi strati di realtà. Purtroppo quella che è “reale” in senso comune è quella un poco più grigia per me. Ci ho scritto un poema in tre libri su questo concetto. Dovrei rimetterci mano e pubblicarlo sul serio (e toglierlo da Wattpad che è sotto deadname). Mi sembra di non essere mai passato da queste stazioni, sono sulla linea giusta? Lo scoprirò. Oggi i paesi non sembrano i soliti. Le piante mutano, ma i paesaggi dovrebbero essere più o meno uguali a settimana scorsa. Sarà la luce? La fame? Questa risata che mi monta dentro e che mi devo concentrare un sacco a non far emergere se non ho il naso in un libro?

...

Anche il telefono è forma di intrattenimento e potrei star ridendo per dei meme. La mia risata libera sembra un pianto e mi sento giudicato.

Pensa avere una dermatite psicosomatica per sei anni per colpa del tuo cantante. Spero di non causare disturbi simili ai miei musicisti. A parte che sono io quello psicosomatico. Il bassista potrebbe semplicemente tirarmi un pugno. I chitarristi chissà, sopporterebbero. Il batterista mi sfugge, adoro come suona ma chissà se dura.

Stasera gioverei di un po' di yoga. Non ho altro da dire.

 
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from Il Mago Rosso

Una cosa che desideravo da tanto tempo era provare l'ebbrezza di allevare un Digimon e finalmente da poco più di un mese sono un felice possessore di Digimon X.

A conti fatti si tratta di un Tamagotchi, prodotto sempre da Bandai, con tante funzioni interessanti in più, come la possibilità di allevare fino a tre bestie digitali, farle crescere ed evolvere, nonché farle combattere in modalità storia e contro degli amici reali.

Questo ha gettato le basi per la fortunata serie a cartoni animati Digimon Adventure, che quest'anno compie venticinque anni ed è stato celebrato con un video sul canale ufficiale YouTube, e una valanga di altri prodotti, su tutti le carte collezionabili e numerosi videogiochi.

Il mio Digimon X

Il mio Digimon

All'accensione del dispositivo compare un digiuovo che dopo un minuto si schiude. Ne è uscito un grazioso Keemon. Stando alla descrizione su Wikimon è un dispettoso solitario, un'anima affine a quello che piace a me nei giochi di allevamento mostriciattoli. Infatti anche con i Pokémon ho un debole per i problematici e i bistrattati come Slowpoke, Wobbuffet, Psyduck, il sacco da pugile che io ho chiamato Boto, la sua evoluzione sumo/samurai che ho chiamato Super Boto e quel drago appiccicoso che è della quarta generazione e quindi dalla terza in poi non mi ricordo i nomi veri, ma al massimo i soprannomi che gli ho dato.

Ecco Keemon:

Odia stare in mezzo alla folla e tende a nascondersi. Da un luogo appartato gli piace infastidire gli altri, sparando con una pistola d'acqua piena di vernice.

Keemon

Adorabile, vero?

La crescita

Prendendomene cura con mooolta calma, sono riuscito a non farlo mai morire di fame, sebbene qualche batosta dalle battaglie in modalità storia l'abbia presa. Questo perché, a differenza del Tamagotchi, è possibile fermare il tempo, letteralmente chiudendo il digimon in un congelatore. Così se ci si ricorda di farlo quando si esce per qualche ora e non si può tenere costantemente d'occhio, non si rischia negligenza nel caso implorasse cibo o sporcasse il micro schermo del dispositivo con quintali di cacca.

Sì, fa la cacca.

Una costante del Tamagotchi e visto spesso anche nei cartoni e nei videogiochi.

Ecco qui il mio Keemon in tutta la sua insolenza:

Ecco qui il mio Keemon in tutta la sua insolenza

Poi ho smesso di fargli foto, non sono uno che crea interi album fotografici delle proprie bestie.

In seguito si è evoluto più volte, diventando:

Yarmon Sempre secondo Wikimon, sembrerebbe un altro simpatico disadattato, infatti:

La sua personalità è contorta e quando trova un Digimon che si diverte lo imbratta con l'inchiostro sparando dalla bocca il suo “Paint splash”. Yarmon si diverte a vedere il Digimon stupito.

Yarmon

Gomamon X

Mi piaceva molto Gomamon nel cartone, anche se all'epoca il mio preferito dei prescelti era Gabumon e la sua linea evolutiva, che diventava un dannatissimo lupo mannaro corazzato. Con la serie Adventure Tri mi sono ricreduto e sono tornato a preferire la linea di Gomamon perché dopo lo stadio evolutivo di un tartatricheco armato di martello da guerra finalmente si scopre la sua forma definitiva ed è un barboncino vichingo sotto steroidi con elmo e mazze ferrate. Dai. Perciò immaginate la mia gioia nell'aver visto che il mio digimon diventava proprio Gomamon.

Gomamon X

Poi è arrivato quel fighissimo Mantaraymon X che non avevo mai visto prima, ma mi piace moltissimo il suo design.

Mantaraymon X

Poi devo aver combinato qualche disastro, magari alcune disattenzioni, forse ha perso troppe volte in battaglia, ma ha preso una direzione oscura e malvagia, diventando uno scarafaggio gigante Okuwamon X. Ma siccome «Ogni scarrafone è bello a mamma sua», gli ho voluto bene lo stesso.

Okuwamon X

Ormai la direzione della malvagità è presa e lo scarrafone è diventato praticamente un'illustrazione di copertina per la rivista di fumetti Heavy Metal: Beel Starmon X.

Beel Starmon X

Oggi è il 1° agosto e Beel Starmon X ha raggiunto il livello 10. Significa che la sua ultima evoluzione è alle porte. Cosa diventerà?

Potrei scoprirlo seguendo Digitama Hatchery, che diventa il manuale d'uso (assente nella confezione) e un'utilissima guida alla crescita dei digimon, che però ho volutamente ignorato perché volevo godermi i risultati del mio impegno. Magari per il secondo digimon gli darò un'occhiata più approfondita.

Piccolo spoiler. La mia recente ricaduta nel mondo dei digimon non è fine a se stessa, ma di questo se ne parlerà prossimamente.

 
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from Pensieri di Pollo

Il perdere la propria umanità è colpa del singolo o la conseguenza di un contesto inumano?

È a questa domanda che Kate Beaton cerca di rispondere con “Ducks”, racconto autobiografico a fumetti edito in Italia da Bao Publishing.

L'autrice infatti, una volta terminati gli studi, decide di ripagare immediatamente il debito studentesco emigrando per lavorare nei giacimenti di petrolio dell'Alberta, la terra promessa canadese degli anni '00 per i guadagni facili e sicuri.

Il contesto in cui sprofonda lentamente ma inesorabilmente è quello di un ambiente alienante, isolato da quello che lei stessa più volte considera essere il “mondo reale”, grigio proprio come le tavole del fumetto.

È altresì un ambiente a forte prevalenza maschile, e questo è un elemento chiave nel comprendere la potenza del racconto. Kate è una delle pochissime donne presenti nello stabilimento e diventa costante preda di oggettificazione, molestie e violenze così ripetute e normalizzate da entrarle nell'anima.

Al sessismo estenuante si affiancano problematiche di cui i grandi capi dello stabilimento non parlano, più preoccupati a festeggiare un tot numero di ore senza incidenti-cause di perdite di tempo: la malattia mentale, la depressione, l'abuso di droghe, la salute fisica di chi è costretto a respirare un'aria inevitabilmente contaminata.

L'autrice però non scrive un'opera di denuncia sulla violenza di genere fine a se stessa, ma cerca appunto di riflettere su chi detiene veramente la colpa: il singolo operaio alienato dal contesto o chi questo contesto lo costruisce e concede, ponendo il profitto al primissimo posto?

Ducks è in questo senso un grande lavoro sulle zone grigie e su come sia fondamentale il discorso attorno alla cultura patriarcale non tanto per attaccare il singolo uomo o i maschi tutti (anzi, nell'opera stessa si ribadisce che gran parte degli operai non ha mai mostrato comportamenti tossici nei confronti delle operaie), quanto per demolire un sistema deleterio, logorante e più connesso al capitalismo sfrenato di quanto si creda.

 
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from RINASCITA DELL’ALCHIMISTA STAREC ZOSIMA

Gli esseri umani viventi e solo loro nei periodi successivi alla perdita di vita e anche di quella che si può definire umanità odiarono con una forza tale che ogni loro azione può essere spiegata con questo sentimento da dio alle intenzioni del prossimo, gli esseri umani viventi non sono perfetti e le loro deformità sono il risultato di tempi infiniti di ripetizioni di errori di tutti gli esseri umani non umani viventi non viventi e le deformità si moltiplicano, fattoriale della totalità. E almeno gli esseri umani viventi capirono di smettere di procreare e fu la più grande lotta proletaria di sempre e Zosima ringraziò le donne perché riscoprirono il potere della vita e lottarono la vita robotica. Zosima l’alchimista ormai era molto vecchio e finalmente lo capì e invecchiò davvero e incolpò gli esseri umani di aver rubato la linfa vitale che aveva custodito con tremenda fatica. Zosima lo Starec era stanco e quindi si fermò e riposò a lungo e si sfamò solo di banchetti immaginari e le rughe in volto, nelle mani le cicatrici portavano con le loro informazioni di passati di eventi “siamo il collegamento tra il passato e il futuro e il passato non inizia con noi è molto più antico, la materia si è solo evoluta” ma evolversi sì ma consumarsi ancora schiacciarsi ripiegarsi e perdere pezzi su pezzi e rimetterli nel mucchio ma si è perso sì evolversi ma sempre meno sì evolversi “siamo frantumi” disse ancora e non per l’ultima volta. E non morì lo Starec Zosima e tornò in vita parzialmente mangiato dai vermi che avevano iniziato a scavare labirinti in cui perdersi e saziarsi e trovarsi e sentire sulla pelle viscida altra pelle viscida e desiderare solo quel contatto proibito così da impazzire per volerlo ma è solo bisogno di non stare soli di non terminare soli frasi pensieri idee fallimenti e felicità sì almeno una briciola ti prego sì e sospirò e disse “rinnega la società opinioni altrui opinioni essere vivente che vuole omologarti ma vuole permetterti di non farlo, per non farlo devi ancora una volta omologarti e trovare il tuo spazio all’interno di queste bare precostruite e personalizzabili fino a farti credere le bare non esistono ma tutto esiste rinnega, cancella, annulla, rimuovi liberati da questo che è l’unico male torna essere vivente fiero” e si scusò lo Starec l’alchimista che era impegnato a morire “rinato saprò improvvisare e schiverò tutto il male”. E bevve acqua fonte di vita. E scorse i traumi e capì chi erano e avrebbe voluto non odiare così tanto e così presto e perdonò ma ormai rimanevano sono frantumi e non poté che continuare a sanguinare sopra tutti quei pezzi acuminati che ricoprivano tutte le terre, nei cieli sferzavano aghi e sassi ovunque a ricordarci degli argini dei fiumi passati e antiche forme di vita che brulicavano e guerre per la poca acqua rimasta non c’è spazio per tutti quella poca acqua è inquinata conviene morire e ricominciare da capo. Nel frattempo gli esseri umani avevano ceduto la loro memoria alle macchine “vi ricorderete chi siete quando sarà tutto cancellato?” quando tutto sarà cambiato come è sempre stato, il passato non esiste è presente il passato deve essere dimenticato per essere tale e il futuro deve essere imprevedibile solo così l’essere vivente che era terra e vento venne diviso in terra e vento e furono condannati e vento tornerà al vento e terra alla terra e leggere fa male illude con sogni di altri con memorie di altri con la speranza senza il perché e se pure conosciuto sarà banale inconsistente e un privilegio concesso da un elite ricca potente che ha sfruttato, il benessere esiste se si distrugge, più si sfrutta e più c’è benessere, più si odia e più si sta meglio, la violenza è il terreno fertile per foreste tropicali di bontà. Zosima era ormai senza un braccio e dopo tutto questo tempo gli andava bene così, quel fatto aveva velocizzato un processo che ci sarebbe voluto troppo tempo per finalizzarsi “e incompleti e incostanti e spezzati preghiamo chi ci vuole proprio così” disse. Alla fine è sempre la luce nella possibilità che toglie di torno lo stantio e la brezza non basta mai “la psicoanalisi ha ucciso l’arte” mormorò Zosima lo Starec una volta morto e rinato, l’arte non esiste se non in funzione del potere che schiavizza, siamo tutti matti pazzi, non si può uccidere quello che non esiste e quello che non importa, la via della follia generalizzata non è percorribile da nessuno, ci sono infinite vie con incroci dossi voragini enormi scavate da meteoriti gelidi che assorbono ogni calore, la famiglia tuo fratello e pensavi fosse arte ma ti stavi solo curando. Inesorabilmente il vulcano eruttò e tutti i popoli vennero avvertiti fu chiaro a tutti della fine, il fuoco avrebbe divorato e molti esseri umani rimasero là e molti giunsero pellegrini in cerca dell’ultima risposta. E veramente era tutto una continuazione, tutto si evolve, nulla si crea se non la fiamma dello Starec, la fiamma come genera vita, la fiamma come genera coscienza, la fiamma è morta anch’essa e trasformata anch’essa alla fine. E Sozima lo Starec si incamminò e riuscì benissimo a camminare solo senza un cane da portare a passeggio senza lo scopo che guida, cambiare sesso è non volere accettare, non cambiare sesso è non volere accettare, amare la prole è non volere accettare, abortire è non volere accettare, strapparsi di dosso tutte le piume è non volere accettare, ripudiare il vento il volo è non volere accettare, tagliarsi gli artigli strapparli è non volere accettare, allungare l’apparato digerente è non volere accettare, le minoranze di storica e passata forza e numero non devono volere il potere perché non combattere contro il potere invece che cambiare il potere dividere e dividere ancora, così fa bene al potere ma unire invece in un solo essere con tutte le follie speranze passioni dolori noia, ci siamo dimenticati quell’unico essere è dio, uniti tutti tutti ma davvero tutti non c’è un escluso foglie dell’albero e vento che muove e sole che scalda e nutrimento e vita e nell’imprevisto c’è sempre speranza. Zosima lo Starec, l’alchimista, il morto e rinato, ebbe molti maestri ma non tutti, l’importante è immergersi nell’oceano, non importa quale fiume ci ha trascinato e poi capì, era giunto il suo momento aveva già provato a seminare ma non c’era abbastanza sole e acqua e terra buona fatta di argilla fresca e zolfo e calcare e rimase solo in silenzio l’immobilità e funzionò ed era l’unica salvezza “però ora vedo speranza, sia la mia che ne da al mondo?” queste furono le ultime parole e gli esseri viventi capirono e tacquero e finalmente silenzio. La parola smise di esistere e fu tutto così chiaro a tutti, esprimersi era solo odio, il silenzio rigenera, finalmente ci fu pace, le cicatrici della guerra furono nascoste da tatuaggi che in precedenza furono coperti dalle cicatrici. E silenzio e l’odio scomparve e il volere scomparve, alberi finalmente alberi silenziosi alberi clorofilla creare vita infine vita e radici che ci stringono vicini e muschio e funghi e finalmente silenzio.

Fine

 
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from La notlibreto

Antikva legendo rakontas ke Proserpina, la filino de Demetra, la diino de la rikoltojn kaj de l'agrikulturo, rikoltis asfodelajn florojn en kampo apude la antikva urbo Enna. La knabino eris tre bela, tiom bela ke Ade, la dio de la transtombo kaj de l'mortintoj, enamiĝis al ŝi. La dio decisis nu forrabi ŝin kaj konduki en lia malhela reĝolando. Kiam “Demetra”, ŝia patrino, ne trovis ŝin, afliktiĝis multe, kaj ploris. El ŝiaj larmoj naskiĝis granda lago, kiu eris nominita “Lago Pergusa”. Demetra serĉis ŝin ĉiulande, sed ne ŝin trovis. Ade kompatis ŝian doloron kaj konsentis ke la bela Proseprina, kiu dume eris kronita reĝino de transtombo, pasigus ses monatoj kun ŝia patrino sur la tero kaj ses monatoj en la transtomba reĝolando. El tio originiĝis l'alternado de l'sezonoj.

Kial mi rekontis al vi ĉi tiu rakonto?

La lago Pergusa estas apuda al la urbo Enna, kiu estas mia naskiĝurbo. En la monato de junio la lago malaperis kaj sekiĝis, por la sekeco kaj la senpluveco. La culpo estas ankaŭ de la homoj, kiuj konstruis tro da domoj apude la bordoj de la lago, kaj de la politikistoj, kiuj ne purigis le drenkanaloj, kaj aŭtorizi la konstruon de aŭtodromo ĉirkaŭ la lago.

Nun la lago estas mortinta. Nur restas fetoran ŝlimejon, kaj skeletojn de migrantaj birdoj.

Mi skribis poezion por deklari ĉi tiu tragedio. Mi skribis ĝin origine en la itala sed mi ĝin tradukis ankaŭ en Esperanto.

foto del lago Pergusa


PERGUSA

Ne demandu plu pri la knabino kiu enloĝi ĉi tiuj landoj, eble aliloke iris serĉi la asfodelajn florojn.

Ne pridemandu pinojn, la venton, ne ĝenu la buteon. La fuliko forlasis ĉi tiuj bordoj, l'ardeo deturnis ĝiaj flugiloj preter l'urbo.

Kial vi serĉas tra l'vivantaj kio mortinta estas? Neniu al vi neniam respondos.

 
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from RINASCITA DELL’ALCHIMISTA STAREC ZOSIMA

Lo Starec vagava ancora ma questa volta nel regno virtuale precostruito da esseri umani e controllato da esseri non umani che vagano anch’essi per il regno virtuale precostrutito. Tale regno virtuale precostruito astraeva anche le possibilità di incontrare qualcuno e quindi era possibile vagare finalmente in silenzio senza voci e voci esterne che tentano disperatamente di entrare e trapanare orecchie stanche e coprire lo spazio tempo, c’è così tanto altro da leggere scoprire ascoltare, tu sei superfluo come tutto questo lavoro per creare tutto questo sfruttamento per dare tutto questo potere per controllare tutta questa moltitudine di esseri umani e esseri non umani. Qua nel regno virtuale precostituito si rinuncia ad incontrare altri esseri umani e altri esseri non umani perché si sceglie la vita perché scegliendo loro è chiedere aiuto è fare i senza tetto con il tetto, siamo tutti mendicanti e se per la vita si decida di passare di nuovo per il regno virtuale precostituito si dirà di come si stava di là e forse qualche essere umano e essere non umano capirà. Che sia ben chiaro, il regno virtuale precostituito è tutto quello che vedono gli occhi, ogni occhio ogni frammento ogni conoscenza o presunzione di tale possibilità o ipotesi di presunzione o ipotesi dell’ipotesi e così via non fa che creare e creare ancora e di più dettagli che saranno propri del regno virtuale precostituito che muta e continua a mutare finché esisteranno variabili che possano cambiare e essere incerti di aver capito e finché i contenitori potranno anch’essi muoversi e incrinarsi e che le schegge possano colpire altri contenitori che si rovesceranno e i contenuti ipotetici distruggeranno creando ancora e così lo Starc disse “Io mi frammento” e pezzi impazziti non poterono che decretare essi qualcosa che presero il sopravvento su tutto e volarono veloci e lontano verso luoghi di pace laghi caldi scaldati da un sole basso e costante e fermo immobile caldo rovente e fiamme e esplosioni magma denso più del tutto buio e ancora buio oltre il silenzio e nella lotta del bene. Tutti insegnano egoismo egoismo egoismo egoismo e tu a dare incondizionatamente o luce densa fluida calda. L’alchimista Starec non fu sempre così, prima della rinascita morte rinascita fu diverso fu più vuoto e meno pieno e sacchi di responsabilità erano incrostati sulla pelle che si staccava e pezzi e frammenti dello Starec finirono in molti luoghi. In quei luoghi la noia era il sentimento preferito dai molti vecchi abitanti. Putridi, sporchi fino all’anima con il pensiero corrotto dalla troppa dimenticanza, sì vivi ma mai così vicini alla morte non poterono che perdersi ancora in sporchi sogni di putrida gloria che continua a far entrare nel bicchiere già nero, un nero ancora più assorbente che il tempo era inesistente e lo spazio così piccolo e pieno di animali appesi alle pareti cadaveri impagliati tragica fine tragico non essere divorato dai vermi tragico non tornare al primo tormento e dopo la massima espansione cellulare non implodere non annullarsi non ridare e congelato non verrà subito il tempo e solo spazio solo poche effimere dimensioni e ancora dita mozzate e madri sole e dolore così sopportabile per voi che soffrite così bene e il vostro posto è la sofferenza in queste case vuote di appartenenza e piene di vergognosi timori e diari segreti così vuoti da riempirsi di intenzioni e il cambiamento di stato non porterà a nulla luridi abitanti del nulla. L’alchimista Starec disse “ma mostrati non aver timore non ti giudicheremo”. E ancora: “se darai quel poco che serve per evitare la noncuranza e non lo capirai tempestivamente sarai smembrato e di te rimarrà l’idea nei ricordi altrui”. Il tempo, benché alcuni Dei sostenevano il contrario, non era peggiorato era solo il costante invecchiamento e lo stare rinchiusi in celle e stare senza casa e senza un tetto. E iniziare a commettere così tanti errori da mettere innesti robotici, banditi hanno sofferto e si sono feriti e ora però hanno braccia di carbonio che fanno ancora più male e un coltello non può ferirli e rimane solo il cervello ma staccato anche quello continua ad esistere. Esisteranno ancora e Zosima chiese “esisterai ancora cosa sarai coscienza o forse sei già robotica come te mezzo, chi sei?”. E lo Starec, l’alchimista con la fiamma creò un unguento per le ferite della mente e lo applicò sugli occhi chiusi e salutò per sempre gli esseri viventi e pregò e disse: “ci siamo salvati da questo mondo orribile è questo lo scopo della vita salvatevi”. E capì che non esiste un unguento uguale per tutti che ciascuno dovrà trovare il suo e formarlo dalla propria fiamma che potrà, anzi sicuramente non lo farà, scaldare e bagnare e far volare e irrigidire e vibrare e colmare e togliere e ancora e ancora. L’alchimista Zosima capì, tutto ciò è falso, non è vero nel modo in cui si percepisce la verità e ancora con i piedi nell’acqua disse “lasciami qui a immaginare”.

 
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from RINASCITA DELL’ALCHIMISTA STAREC ZOSIMA

Zosima Starec viaggiò e conobbe molti esseri viventi e degli esseri viventi sapeva storie passate, le storie formarono gli esseri viventi e nel ciclo infinito si sedimentò come pioggia che porta altra pioggia che il punto è solo l’acqua per bere irrigare lavarsi e ancora sfruttamento. L’alchimista Zosima chiese agli esseri viventi e non ai maestri e decise di tornare dai maestri solo una volta trovata la montagna sacra ma non la trovò mai e non si fidò mai di loro, un maestro è tale se è sparito e i suoi lasciti sono solo bozze errate di quando era poco più di un essere vivente, non può perdere tempo, c’è da coltivare e contemplare e perdere tempo, un maestro è tale solo quando è morto e quando non è più ascoltato. Zosima rifiutò per molto tempo gli essere viventi “vi ho salvati insolenti non sapevate nemmeno di aver bisogno di aiuto” ma agli esseri viventi non interessava salvarsi, erano occupati a soddisfare padroni e mai loro stessi e se loro stessi comunque i loro stessi del passato o del futuro ma non del presente e quindi padroni, è impossibile capire e correggere per chi non ha coraggio, rinascere dalla vita avviene dopo le altre rinascite, i vecchi parlano con i bambini perché gli è sempre mancato essere bambini e giocare e dormire e un amore sconfinato e senza scopo che si frantuma. E dopo diverso tempo il vento smise di soffiare e il sole di scaldare e una nebbia polverosa invase il cielo e pioveva solo polvere e tutti gli sforzi dell’umanità furono vani, l’umanità quasi scomparve e fu un bene. Troppi i ricordi, troppe le scelte che sarebbero potute essere diverse e che li avrebbero fatti diventare diversi e travolti dai pensieri gli esseri viventi impazzirono e dalla solitudine senza scopo che pretende di abbracciare tutto e tutti e lasciare inerti ma vissero vissero schiacciatati senza respirare e combatterono e persero e come sempre persero la loro piccola lotta miserabile. Zosima lo Starec incontrò un essere vivente uno dei superstiti che gli disse leggere è come mettere lievito nella farina, l’alchimista ringraziò e l’essere vivente scomparve. Era un mago, prima della santità si è maghi a forza di fare una professione ci si ingabbia e quella professione non voleva essere fatta, tutti sognano solo di smettere di sognare, realtà e magia sono la stessa cosa, le intenzioni sono mosse dalle percezione, l’importante è percepire rivivere il passato l’eterno ritorno la famiglia che distrugge non trasforma, è tutto immobile e falso, morire è cambiare e non è l’ultimo cambiamento, è difficile accettare, non accettare crea incubi a chi non è accettato e il non accettato faticherà a ritrovarsi e commetterà i soliti errori e si dovrà guadagnare anche quel perdono, gli esseri viventi sono il risultato di migliaia di anni di traumi e nella grandezza del tempo anche i secondi importano, ogni singolo attimo ha contribuito. “Guardate che vi ascoltate soltanto quando pensate parlate ascoltate le stesse follie e folli comuni siete e siamo tutti pazzi” così lo Starec tra le fiamme auto generate parlò in silenzio ma rapidamente a tutti quelli che si trovò vicino, e gli esseri non poterono che bagnarsi di lacrime e spensero alberi e foreste e fondali pieni di petrolio presero fuoco e da questa cascata organica la follia fu chiara a tutti i presenti e la folla non poté che gemere i pazzi comuni e pazzi ancora di più.

 
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from Testudo Blues

Qui trovate il classico mini-riepilogo

Bentornati all'ascolto, mascalzoni e sicofanti di Testudo. Prima di tutto devo chiedervi scusa se ho interrotto così bruscamente le comunicazioni, ma le strade di Testudo riservano sempre delle spiacevoli sorprese, e un dannato sicario in giacca e cravatta si è messo a sparare contro il mio amico Bronco dal finestrino di una vecchia Bentley, perciò non avevo altra scelta che disattivare la radio e concentrarmi sulla guida. Beh, dove eravamo rimasti?

Dal momento che il mio ex-socio Johnny Rumble non brilla per intelligenza, ero sicuro di trovarlo in uno dei nostri covi abituali, e così è andata. Fast-Food Lawn, il distretto del cibo spazzatura dove centinaia di chioschi e tavole calde scadenti friggono senza sosta stecche di carboidrati sintetici che spacciano per patate fritte o altre specialità pre-isolamento è un ottimo posto per nascondersi, visto il caos che regna tra le sue strade. Sempre che non ti stia nascondendo dal tuo socio in affari, che sa esattamente dove si trova il retrobottega di tuo zio Archiebold.

Parcheggiare la PodeRossa tra le strade di Fast-Food Lawn significherebbe donarla in beneficienza a qualche gang di ladruncoli minorenni, perciò cerco la Gabbia più vicina all'ingresso nord, pago il prezzo del parcheggio per l'intera giornata e infilo dieci corazze extra nel taschino del guardiano: “Quando torno te ne darò altre dieci, se non ci trovo neanche un graffio.” Il guardiano annuisce, ma il mio amico Biancaneve sembra alquanto contrariato.

“Non potevamo arrivare al nascondiglio in motocicletta?” Bronco è sempre stato pigro, anche quando era in ottima forma, figuriamoci adesso che gli anni cominciano a farsi sentire.

“Segnati tutto il tempo che ti ho fatto perdere, detective. Ti pagherò la parcella completa, d'accordo?”

Bronco brontola qualcosa tra i denti, ma decide di non protestare oltre. Deve essere davvero al verde, per accettare denaro da un amico. “D'accordo. Andiamo a prendere il vecchio Rumble.”

Johhny Rumble non gli era mai piaciuto. Più di una volta il detective aveva cercato di mettermi in guardia dal mio ex-socio in affari, ma non ho mai voluto ascoltarlo. Rumble e Catenaccio, una coppia perfetta: Johnny non aveva il minimo senso del pericolo e, una volta fiutato un affare, lo seguiva fino in fondo. Io, al contrario, ero astuto e calcolatore, sempre pronto a tirare il freno a mano quando sentivo puzza di gomma bruciata. Ci bilanciavamo a vicenda.

D'accordo, lo so cosa state pensando: se davvero fossi un fuorilegge astuto e calcolatore, non ti saresti ficcato in questo gran casino, Catenaccio. E avete ragione, non ho niente da obiettare. Forse la mia società con Johnny Rumble ha cominciato a rendermi come lui: più stupido e meno cauto.

L'ingresso nord di Fast-Food Lawn è un viale tappezzato da schermi pubblicitari della REAL-BURGER, l'azienda di carne coltivata numero uno a Testudo. DUE HAMBURGER REAL-MEAT AL PREZZO DI UNO. PROVA IL NUOVO REAL-VEG, CON FRITTURA DI VERDURE REALI. In uno degli schermi, un agricoltore con il cappello di paglia raccoglie del grano dalla sua piantagione e lo macina con l'aiuto di un asino per creare il panino di un hamburger. Sarebbe quasi credibile, se non fosse per il fatto che a Testudo non si vedono asini da almeno vent'anni. A parte facili battute sui suoi abitanti umani, voglio dire.

Ad ogni modo, tutti i dannati venditori di carne sintetica del quartiere vorrebbero convincere i loro clienti a confidare nella genuinità della merce. Anche se ogni singolo abitante di Testudo è a conoscenza del fatto che tutto il cibo di Fast-Food Lawn viene prodotto dalle aziende chimiche di New Deering, a pochi chilometri dalle rive avvelenate del lago Michigan, queste pubblicità in qualche modo funzionano. I chioschi della REAL-BURGER sono perennemente affollati, mentre i ristoranti a conduzione famigliare stanno chiudendo i battenti, uno dopo l'altro.

“Non mangerei questa merda nemmeno se me la regalassero.” Bronco è sempre piuttosto drastico, quando si tratta di cibo.

“Non me ne parlare. Quando i soldi scarseggiavano, compravamo la carne coltivata dai fornitori dello zio Archiebold. Non sto qui a dirti cosa c'era in quelle casse.”

Ragazzini viziati dei quartieri alti trangugiavano allegramente i loro hamburger fasulli sentendosi trasgressivi e occupando rumorosamente l'intera larghezza della strada. “Di questo passo, non arriveremo più. Già sento la vecchiaia che incombe su di me,” borbottò Bronco, avanzando a fatica tra la folla. “E ancora siamo lontani dai chioschi della REAL-MEAT, dove gli ormoni adolescenziali raggiungono la massima concentrazione.”

“Beh, a dire il vero c'è qualcosa che possiamo fare per migliorare le cose,” rispondo io, con un sorrisetto malizioso alla Johnny Rumble, facendo con la mano destra il segno della pistola. D'accordo, forse il mio ex socio in affari mi sta davvero portando sulla cattiva strada.

“Ma certo, perché non ci mettiamo a rapinare i ragazzini, tanto che ci siamo? Tu sei un fuorilegge, ma io ho una reputazione da mantenere.”

Stanco delle proteste di Bronco, decido di ignorarlo bellamente. Recupero la ridicola pistola snub-nose da una tasca della mia giacca di pelle e sparo un colpo il aria. I ragazzini, terrorizzati, fuggono a destra e a manca, lasciandoci libera la strada. “Et voilà. Con classe ed eleganza,” ridacchio, mentre Bronco mi maledice con una parola che non ho mai sentito prima d'ora.

Qualche metro più avanti, alle spalle dell'ennesimo chiosco REAL-MEAT, si trova la bottega dello zio Archibold. Dico bottega, perché, rivendita-di-droga-travestita-da-negozio-di-salumeria-vegana sarebbe troppo lungo, ma ci siamo intesi.

Entro nella bottega come una furia, zittisco lo zio Archiebold che cerca di salutarmi con il suo solito entusiasmo da pizzicagnolo e vado dritto nella stanzetta sul retro, dove il mio ex-socio in affari sta facendo il bagno in una vasca di rame. “Che diavolo ti è saltato in testa, Johhny?”

“Io...”

“Potevi almeno dirmelo, che hai accettato un milione di corazze per ammazzare la moglie del sindaco.”

“No, Danny, ti hanno male informato, io dovevo soltanto rapirla, quella donna. Dovevamo ricattare il sindaco per...”

“Smettila con questa manfrina, Johnny. Ho parlato con Ranucci. So tutto. il sindaco Carter si è rifiutato di chiudere il Continental Jazz Club, il principale concorrente di Ranucci, sia per quanto riguarda la musica che per la prostituzione e il gioco d'azzardo. Così Ranucci ha deciso di mandargli un avvertimento.”

“Io dovevo solo rapirla, te lo giuro. Poi sarebbe venuto uno dei suoi a finire il lavoro. Guarda, avevo anche un ottimo piano.” Alza un grosso braccio insaponato per indicare dei disegni appesi alla parete: mappe dei quartieri ricchi che sembrano disegnate da un bambino di sei anni. In fondo a delle frecce frecce traballanti, sono stati scarabochiati i giorni della settimana: lunedì, giovedì, sabati e domeniche. “La moglie di Carter ha abitudini fisse. Non sarà difficile sorprenderla e...”

“È tutto finito, amico. Ho restituito il denaro a Ranucci.”

“E allora perché sei venuto?” Mi domanda.

“Dovevo darti una cosa. Esci dalla vasca,” gli dico, frugando in una tasca della mia giacca.

Al sentir parlare di un potenziale guadagno imprevisto, Johnny Rumble, salta fuori dalla vasca senza nemmeno preoccuparsi di nascondere le sue nudità. Afferrando un minuscolo asciugamano si strofina via l'acqua e il sapone, poi si avvicina tendendo una mano. Ed è a quel punto che gli rifilo il più potente mangiabulloni mai messo a segno nella storia della città isolata di Testudo. Un pugno dritto sulla sua faccia da idiota, che lo stordisce e lo fa indietreggiare di qualche passo. Arretrando, Johnny inciampa nella vasca di rame, rovesciandola e spargendo il sapone su tutto il pavimento del retrobottega.

“Sei stato davvero un idiota a cercare di nascondermi la cosa. Volevi tenere tutto il malloppo per te? Posso perdonare la tua avidità, ma non la stupidità. Come ti salta in mente di sfruttare il grande colpo al convegno del sindaco per completare lo scambio con Ranucci? Beh, la nostra società è sciolta. C'è solo un'ultima cosa che dobbiamo fare insieme,” gli dico. “Avverti lo zio Archiebold e digli di abbassare la saracinesca. Visto che conosciamo il suo piano e non abbiamo nessuna intenzione di aiutarlo, Ranucci manderà qualcuno per chiuderci definitivamente la bocca, sono pronto a scommetterci la mia PodeRossa.”

 
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from KSGamingLife

Cambiamo musica! Guida rapida al mondo MSU-1

Recentemente, in uno dei nostri show su Twitch, abbiamo giocato a Donkey Kong Country con la patch MSU-1. Durante la live abbiamo apprezzato una versione del celebre platform davvero sorprendente per quanto riguarda la parte audio, ed ecco dunque un breve tutorial di cosa serva fare per ottenere la stessa resa. Ma prima...

  • Cos'è MSU-1?

Si tratta di un “chip”, mai in realtà esistito, che se fosse stato prodotto avrebbe dato allo SNES (e per vie traverse, anche al Mega Drive) la potenzialità di supportare giochi di dimensioni fino a 4GB (ENORMI, pensate che l'intera libreria di qualsiasi gioco mai uscito per questa console occupa meno spazio) e audio di qualità CD. Si tratta dunque di una qualità tecnicamente superiore a quella del real hardware, della quale possiamo usufruire grazie all'emulazione, in virtù di un processo di patch che vado a spiegarvi. Piccola nota a margine: è possibile, con alcuni core specifici, riprodurre giochi con patch MSU-1 anche su piattaforma FPGA, come il MiSTer. NON è invece possibile farlo su un vero SNES o Super Famicom che dir si voglia, a meno di utilizzare una FXPAK PRO, ovvero una speciale flashcart che simula questo componente aggiuntivo tramite tecnologia FPGA https://everdrive.me/cartridges/fxpak-pro.html .

  • Cosa occore

Per prima cosa, bisogna verificare che il gioco abbia una patch MSU-1 disponibile. La fonte più affidabile è il forum di Zeldix, dove si trova lo sviluppatore che ha inventato questa tecnologia.

Qua trovate la lista intera, in ordine alfabetico: https://www.zeldix.net/t2684-alphabetical-list-every-snes-msu-1-hack

Serve anche il MSU-1 starter kit, che contiene anche tante altre utility interessanti sulle quali non ci dilunghiamo: https://mega.nz/file/0rhxjAhQ#AmW2fbqS1_4HTqia4YkLb_W4yP_l6bwXgRRx_AkpyS4

Serve la versione della rom del gioco compatibile con la patch (trovate la versione specificata in ogni thread della lista di Zeldix)

Serve un music pack, anch'esso disponibile sui thread di Zeldix

Un emulatore moderno. Snes9X va benissimo, oppure potete usare il core Snes9X da dentro Retroarch.

Ad esempio, per Donkey Kong Country troviamo questo thread: https://www.zeldix.net/t1484-donkey-kong-country . Il primo link è la patch, gli altri sono i music pack. Scaricate la patch https://mega.nz/file/1LMFHQpb#B2bGzaMmryQ6vzjXSkQv2ZE-t9CTZIxgQofK9Je6cG8 e il music pack che volete, poi cercate una rom di Donkey Kong in versione 1.2 PAL o 1.1 NTSC USA e siete a posto.

  • Cosa fare

Prima di tutto, nello starter kit troverete un programma che si chiama SNESROMUTIL. Questo programma vi permette di verificare se la vostra rom è headerless oppure no. Se vedete l'opzione “remove header” abilitata, allora la rom ha un header, e dovete rimuoverlo usando il programma stesso. Basta lasciargli eseguire le sue attività, fa tutto da se. Altrimento, se l'opzione è disabilitata, potete passare allo step successivo.

Mettere in una stessa cartella: – La rom (tipicamente in formato smc) – Il contenuto dello zip della patch (primo link di ogni thread) – Il contenuto del music pack che avete scelto (sovrascrivendo eventualmente ogni file omonimo)

Aprire il programma FLIPS, che si trova nello starter kit. Cliccare su APPLY PATCH. Cercare, nella cartella che avete creato, il file ips della patch che avete scaricato. Vi chiederà poi di selezionare la rom. Se avete seguito le istruzioni, sarà il file smc che avete spostato nella cartella che avete creato. Vi chiederà infine di rinominare il file. Questo è lo step più importante. Nella cartella che avete creato ci sarà un file con estensione msu. Per esempio, nel caso di Donkey Kong Country si chiamerà dkcmsu.msu. “dkcmsu” è il nome che dovrete inserire in FLIPS. Se tutto è andato nel verso giusto, avrete un nuovo file dkc_msu.msc che avete appena creato. Apritelo col vostro emulatore, e avrete Donkey Kong con musica in qualità CD, remixata secondo il pack che avete scelto.

Buon divertimento, e buon ascolto.

 
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from highway-to-shell

Il governo ha fatto finalmente chiarezza, adesso abbiamo un indice in grado di esprimere il valore della vita di un lavoratore:

In caso di infortunio mortale arriverà una decurtazione di 20 punti. Solo 15 in caso di incidente che determina un’inabilità permanente al lavoro.

Le aziende avranno una specie di patente a punti che con un sistema di bonus e premi potrebbe partire da 100 punti e quindi con una rapida divisione se ne deduce che i primi 5 morti sono gratis! Wow!

Quando le tessere a punti del supermercato incontrano le carte Pokemon ecco il governo partorire provvedimenti che metterano la parola fine al dramma delle morti bianche.

Link

A quanto pare c'è un aggiornamento successivo alla prima notizia: Update

Sergio Germano (Consorzio Barolo e Barberesco): “Anche noi vittime”

Ma poverini, si capisce che non è colpa loro, ma vuoi mettere la fatica di fare qualche verifica prima di rivolgersi ad una qualsivoglia azienda per la manodopera, dovrebbero prima di appaltare un lavoro farsi dare della documentazione, controllare le certificazioni, mettere per iscritto condizioni... troppo lungo, burocratico e complicato! E basta con sta storia che lo fanno per aumentare i ricavi, a loro non interessano i soldi, lavorano per la gloria e la gioia di portare pregiate bottiglie di vino sulla tavola di tutti! A ben vedere sono più vittime delle vittime!

#lavoro #capitalismo #politica

 
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from Il Taccuino

Joan Semmel, Study for Night Light 1978, oil crayon on gray paper J. Semmel, Study for Night Light, 1978, pastello a olio su carta grigia.


Tu non sei una statua d'alabastro né di marmo levigato ma i minuscoli solchi dei tuoi anni porti come lastra d'acquaforte, essi sul tuo corpo disegnano ogni forma: ecco una driade, una ninfa, un'odalisca, la Maddalena ai piedi della croce.

Potessi baciare invece i tuoi, le caviglie, le ginocchia, sfiorare con le dita quasi fossero pennelli l'interno molle delle cosce, e discoprire il fiore che tante volte dischiudesti, l'acre odore che m'inebria, assaporare il tuo mistero, prosciugarti goccia a goccia.

Se ti confessassi ciò adesso fuggiresti, terrò dunque solo mio questo segreto. Animo mio inquieto, va da lei stanotte, non svegliarla, adagiati tra i seni, sia per lei questa passione che non si consuma. Per questa unica notte sola. L'unico amore possibile è quello che non esiste ancora.

 
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