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from D𝕚ⓈѕⓄᶰA𝐧ℤⒺ

𝗜 𝗩𝗜𝗔𝗚𝗚𝗜𝗔𝗧𝗢𝗥𝗜 𝗙𝗟𝗨𝗜𝗗𝗜

Ci troviamo di fronte a una nuova era, in cui l’aspirazione alla libertà si manifesta come una forza primordiale, guidando una generazione alla ricerca di un’esistenza senza né pesi né confini. Un’epoca in cui la leggerezza diventa un dogma, dove l’essere umano si svincola dalle convinzioni del passato e abbraccia il presente con ferma determinazione. In questo contesto, la fluidità diventa il nuovo mantra, tracciando un percorso verso una vita libera da legami superflui e aperta ad un futuro senza limiti.

“… il prologo alla creazione di una nuova specie: più leggera, mobile, che sfugge a ogni schema e quindi sopravvivrà alle mutazioni in corso. Ma pensate che rivoluzione sarebbe, che vera rivoluzione, forse l’ultima possibile: altro che destra, sinistra gran borghesi con la faccia spalmata sulle fiancate degli autobus che vogliono rifarci l’acconciatura, semplificatori semplicisti, liquidatori liquidi, rottami venuti dal futuro […] Una generazione capace di scegliere sempre la libertà, di consumare soltanto il necessario (incluso ciò che è necessario per il piacere), di non legarsi a nulla, di saper perdere cose e battaglie senza perdersi, di non credere in idee e fedi che le sono state data dalla nascita, una generazione senza troppo passato né avvenire, ma con una inflessibile attrazione verso il presente, inafferrabile, imprevedibile, disincantata dal suolo e dal tempo. In sintonia piena e pura con l’esistenza. E poi, quando finisce, arriva qualcuno a dirti: ti sia lieve la terra. Fallo tacere. Ti sia lieve la vita.” (Gabriele Romagnoli, Solo bagaglio a mano. Feltrinelli 2015)

Viaggiare leggeri, essere leggeri. Non ingombrare col corpo e con l’anima. Una ricerca di autonomia e una sfida alle convenzioni sociali.

 
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from nomadank

Parliamo del cortometraggio di Checco Zalone, “l'ultimo giorno di patriarcato”.

Partiamo col dire che Zalone è un professionista (e in questo è sicuramente geniale) nell'affrontare temi politici scottanti senza prendere nessun tipo di posizione. Non si capisce mai da quale parte della barricata si stia schierando. Anche in questo caso la riuscita è magistrale. Chi vuole vederci una critica al patriarcato, anche se molto blanda, ce la può vedere. Chi vuole vederci invece una presa in giro di chi il patriarcato lo combatte, ce la può vedere.

Tutti felici, miliardi di incassi al botteghino.

Quello che ci vedo io invece è una totale incapacità di uscire dal binarismo di genere. – Patriarcato = comandano gli uomini e le donne sono sottomesse. – Fine del patriarcato = comandano le donne e gli uomini sono sottomessi. Se questa è la comprensione del patriarcato che ci viene propagandata non stupisce che i socializzati uomini siano terrorizzati dalle femministe. Hanno paura che la fine del loro dominio coincida con l'inizio della loro oppressione. Che tutto quello che fanno subire alle persone socializzate donne, lo dovranno subire a loro volta.

Non è proprio così.

Quello che sfugge a chi questi temi non li vede neanche con il binocolo è che il patriarcato è una realtà molto più complessa, che in parte consiste nella mentalità stessa che ci siano ruoli di genere ben distinti, ciascuno con le sue caratteristiche imprescindibili, legati tra loro da una logica di dominio. Superare il patriarcato significa superare rigide distinzioni di genere e le gerarchie ad esse collegate. Questo significa uguaglianza, questo significa libertà.

 
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from la tana di Belzebu

Di "guerra e pace..."

Potrei giurare e spergiurare che il titolo di questo post così banale e scontato per l'argomento a cui e riferito non è voluto ma è solo frutto di un rigurgito di casualità, ma certamente non verrei creduto, lo capisco, in quanto nemmeno io ci crederei nel caso fossi un lettore. Ma le cose non accadono mai per caso, soprattutto quelle che più di altre lo sembrano. Coincidenze ? Non credo proprio (lol!). Sono note le vicissitudini internazionale, oserei dire planetarie, degli ultimi tempi, Trump scarica Zelensky, secondo la narrazione in un certo senso corretta, ma solo perché basata su una parzialità dei fatti, in una esibizione di prepotenza tipica degli americani vecchia maniera. In realtà le cose sono andate un pochino diversamente, potete leggere quanto riportato da fonti e giornalisti che ancora fanno il loro mestiere di cronisti e di analisi dei fatti, senza cedere alle lusinghe da apprendisti stregoni come orami tende a fare la maggioranza del settore. Zelensky convocato alla casa bianca con l'input se sei d'accordo vieni a siglare l'intesa, il premier Ucraino và e in un colloquio di circa un'ora o poco più, sciolina con foto e documenti le "qualità" di Putin definendolo in tutti i peggiori modi possibili, richiede armi e impone condizioni agli USA sulle forniture, annunciando però, allo stesso, tempo che la guerra sarà ancora lunga... Spiazzando di fatto il preditente americano ed il suo entourage sul riscontro dell'invito atteso. Ora dettare condizioni è sempre spiacevole, ma quando lo fai a chi non lo ha mai accettate a prescindere e nemmeno avendone la forza, la reazione che ti puoi aspettare è quella che tecnicamente possiamo chiamare "una palata di merda!", e puntualmente è arrivata in tempi record in mondo visione e si è poi protratta nei giorni immediatamente successivi. La guerra è una cosa seria soprattutto per chi ci sta in mezzo, questo ce lo dobbiamo dire, una pace giusta è tale nella misura in cui i vincitori la dettano secondo lo status di superiorità che hanno guadagnato sul campo con la forza bruta, non è molto diverso da quando si fa a botte per un parcheggio, non è detto che ci "ha ragione", quando si arriva allo scontro fisico sia quello che prevale. La guerra non è u n film dove alla fine sempre e comunque vincono i buoni, non funziona così, possono esserci guerre giuste ? Secondo me no, ma quando fai a botte vince chi mena di più punto... Al di là di tutte le ricriminazioni gli Americani si sfilano, come hanno in uso fare, da una guerra, l'ennesima, che perdono sul campo, è successo in Vietnam è successo in Iraq e in Afghanistan, contro quest'ultimo anche i Russi non ne sono usciti benissimo, ma questa è un'altra storia... I più forti della classe sono USA, Russi e Cina, si prendono a spintoni e sberle tra di loro, ma non hanno davvero visogno di alleati ed è inutile dirlo non hanno altri rivali al momento, tanto meno uno studente allineato e scioccamente arrogante come l'Europa, arrogante sino a quando qualche sberla un pochino più forte non gli faccia uscire un pochino di sangue dal naso, speriamo non accada mai! Si perché se vuoi fare a botte devi mettere in conto che potresti farti comunque male a prescindere dall'esito. UK vs RUS Lo zio Sam si smarca, non ha più tempo, voglia e modo di occuparsi dei più piccoli, ci rendiamo conto che non è il Garrone che credevamo fosse, chi ha un po' di passione per la storia lo aveva già capito di un po' ma per gli scemotti innamorati dell'occidente e del capitalismo morale la doccia è davvero fredda, fredda come la Groenlandia. Ursula Tettamanti, matta di dietro e matta davanti, annuncia un piano di riarmo per ottocento miliardi, davvero tanti per chi combatte con pale a chip saccheggiati dalle lavatrici, che poi che chip ci sono nelle lavatrici lo devo capire, beh, un po di mining durante la centrifuga perché no !? Riarmo che però cosa prevede ? Incremento siderurgico, profilazione, uranio, boro, manganese ? Sviluppo di sistemi tecnologici Europei/Nazionali ? O compriamo dagli USA ? No perché alla fine di questi cinque punti si sà davvero poco... Lasciamoci con la speranza che la tensione si allenti, che i toni si calmino che i segretari di direzione mettano un po' di sale in zucca e non vadano più a dare dei Nazisti ai Russi, all'indomani di una invasione che sotto le insegne Nazi/Fasciste questi ultimi hanno dovuto subire... Un po' più di rispetto per la storia recente de persone che sono prossime agli ottanta compleanni io me lo aspetterei, se non altro per memoria. Memoria di cui si parla tanto dimenticandosene sempre di più. Eu Politically Correct Tank Avrei ancora molto da dire sulle "stranezze" di questa situazione e su come siamo stati e siamo ancora, partecipi di un modalità tutta nuova di conflitto... Ma magari in un prossimo delirio bloggoso. Anche questa è fatta o forse no....

 
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from Il Taccuino

Il rosso velluto della poltrona mi separava dal tuo respiro, e un'odorosa nube di capelli ricci. Il bulbo dell'occhio, torcendosi, ti cercava e carezzava il tuo profilo, appena acceso in una linea curva, sottile – il filo di Lachesi che si svolgeva per la mia e l'altrui vita - Come da un distante sogno, voci giungevano, di uomini, che non comprendo. Ma qualcun altro respirava per te e cercava la tua mano, nella tenerezza del tuo calore quasi animale chiudeva le illanguidite palpebre, rese gravi da quell'oscura tenerezza che mi respinge, che m'apparecchia nient'altro che un bianco talamo vuoto, con le lenzuola sfatte, compagno delle mie notti eterne e ineluttabili, i miei destini segreti d'insensata solitudine.


Sappho_Mengin C. Mengin – Sappho (1877)

 
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from pop e memorie


A meno di cambi di paradigma totali, avanzamenti di diversi ordini di grandezza. Balzi prigoginici, si diceva una volta, nella tecnologia di archiviazione; tecnologiche che non si vedono sbucare concretamente all'orizzonte, nonostante i periodici proclami di miliardi di miliardi di bit salvati su un'elica di DNA, un granello di sabbia, un cubo di vetro da 2 nanometri di lato.

Certo, in medicina e tecnologia possono passare anni o decenni tra scoperta e realizzazione massificata; capita che passi un tempo infinito, quando i proclami si scontrano con la realtà, che va avanti a testa bassa e di certe cose proprio non vuol saperne. Intanto, siamo legati a supporti, solitamente magnetici, di qualche tipo: nastri, HDD e SSD, nelle varie declinazioni.

Intanto, in attesa del vetro, della sabbia e del DNA, la gente continua a caricare migliaia di ore, ogni secondo, di video: come se ci fosse un domani. L'espressione solita, “come se non ci fosse un domani”, per me non ha davvero gran senso: appurata, certificata la mancanza di un futuro, un'altra certezza è quella che l'essere umano smetterà di fare quello che stava facendo. Se non c'è un domani, chi me lo fa fare?

Youtube, la piattaforma regina dei video venuti dal basso (e dall'alto e di lato), ci lascia ancora fare. Evidentemente, la monetizzazione dei nostri dati copre ancora i costi dell'archiviazione; avanza pure, guardandone gli introiti. Quelli di Google sono enormi, vero, ma quanto? Non infinitamente.

Ho diversi account Youtube, per l'appunto, oltre a quello su Dailymotion: è il canale di backup/emergenza, per video che altrove rischiano la cancellazione o la chiusura del canale. Sì, anche io sono tra i fortunati che si son visti chiudere un canale per qualche motivo, mi è capitato molto tempo fa, quando ancora la creazione di un account Google comportava automaticamente l'apertura di un canale Youtube. Tre reclami dallo Studio Ghibli, dal suo braccio armato legale più precisamente: grazie mille, Miyazaki-sensei, da allora gli introiti dello studio sono al sicuro. È solo grazie alla chiusura del mio canale, per tre video innocui, se i capolavori successivi sono stati economicamente sostenibili.

Un altro canale, sempre Youtube, mi è stato invece chiuso di recente. Per un video di due minuti scarsi di Ballarò, online dal 2010. Su reclamo della RAI. La RAI per i reclami usa un indirizzo Gmail, sappiatelo. Come una persona qualunque per l'account del suo telefonino con Android. Questo video, intanto, è ancora online su Dailymotion.

Ma (pausa inutilmente lunga, come gli anglosassoni quando dicono “but”). Qualche giorno fa, o magari settimane, mi è arrivata un'email di Dailymotion, i video inattivi saranno archiviati tra tre mesi e cancellati dopo sei.
I video inattivi sono quelli ignorati nei dodici mesi precedenti, probabilmente oltre il 99% dei miei caricamento. Ebbene, la prima reazione è stata quella di visualizzare tutti i video del mio canale, per sottrarli all'inattività e all'oblio finale, come anticipavo ci sono video anche di quindici anni fa.

Quanto è durata questa prima reazione? Penso una decina di secondi, poi ho realizzato che non me ne importava niente, facciano pure. Se nessuno li ha cercati e guardati, qualche motivo ci sarà. Sopravvivrò io, sopravvivrà il resto del mondo. Dailymotion, fai la tua cosa, fai spazio. Prima o poi, dovranno farlo anche gli altri che, per quanto grandi, non sono infiniti.

Chiudo questa lunga e innecessaria considerazione ricordando che i nostri cosiddetti “contenuti” hanno valore per i giganti del web fino a quando possono cavarne sangue. E che questi “contenuti”, una volta affidati alle loro capaci mani, non sono più nostri.

Il web vero, persistente, personale, non deve essere un enorme accentramento; il web vero deve essere frammentato, interoperante, nostro.

 
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from nomadank

Nell'abbondanza annego Sovrastimolato Impotente immobilizzato Please don't scroll Palude digitale Sabbie immobili Lasciatemi pensare Blocco il flusso Vomito il pensiero Un grumo granulare nell'oceano nero Un inutile egotico tributo Sono un rifiuto No, mi rifiuto

 
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from Diario Tossico Digitale

Diario Tossico Digitale: una settimana

Vecchia fotografia trovata su public.work che ritrae una donna di profilo, il volto parzialmente coperto da un oggetto che non so identificare, l'oggetto presenta un'apertura ovale da cui si intravede l'occhio della donna che guarda in camera

È passata una settimana da quando ho cancellato i miei account dalle app di Meta e le ho disinstallate. Avevo prima rimosso tutti i tag, poi ho archiviato tutti i post, poi ho pensato

Ecco, ne ho abbastanza, andiamocene da qui.

La sensazione immediata è stata di sollievo. Ho mandato subito un video di pochi secondi alle ragazze dove ballavo in modo ridicolo, a braccia aperte, e concludevo, ridendo e dicendo Sono libero. Beh, non ancora. Non del tutto.

Qualche ora dopo, finito il pranzo, - non ero a casa mia, ero altrove ad accudire un gatto frizzantissimo — mi sono steso sul divano per farmi un pisolino. Ho preso il telefono in mano per guardare l’ora e impostare la sveglia, e d’improvviso mi ritrovo a guardare l’app delle Poste, il mio estratto conto davanti.

Come ci sono finito?

È successo che di istinto, inconsciamente, ho pigiato con il pollice in basso a destra, sulla cartella delle “cose importanti”, e poi di nuovo in alto a destra, dove prima c’era l’icona di Instagram. Dove prima c’erano gli algoritmi ora ci sono le poste. Mi è scappata una breve risata, poi una breve sensazione di inquietudine, e mi sono addormentato. Lo stesso giorno mi sono ritrovato un altro paio di volte a guardare il conto e, dove prima l’inquietudine era dovuta al gesto, ora veniva dalla cifra a schermo, ma questa è un’altra storia. Dal giorno dopo, non è più successo. Poi, come un tossico che si rispetti, la scimmia arriva a bussare alla porta quando pensi di esserti sistemato. Momento di noia, ho letto le newsletter, su Mastodon non ho notifiche, fuori piove. Sono sul letto, ho appena finito di leggere Helgoland, è troppo presto per iniziare una nuova lettura. Fammi controllare le statistiche del mio canale YouTube. Apro l’app e la schermata si apre direttamente con un Short: è un tizio che mostra un puzzle, un anello di ferro circolare che devi capire come disincastrare. Parla un po’, mostra cosa farebbe, a detta sua, la maggior parte della gente, e poi, dice dopo un minuto, "La soluzione è semplice, basta fare così". Carino. Passano due ore. I miei occhi sono morti, il mio volto inespressivo, lo stesso che, dai, abbiamo tutti quanti quando scrolliamo.

Cosa stavo facendo, prima? Cosa mi ero preparato a fare? Niente, assolutamente niente. E allora perché non sono rimasto a fare niente?

Ho trovato un nuovo spacciatore. La stessa parola che ha usato Kenobit nel suo ultimo libro, la stessa che ha usato King nel suo La Chiamata Dei Tre, che già allora, in qualche modo, mi aveva pizzicato dentro. Un altro algoritmo, no, basta. Ho creato un account secondario sul mio telefono, che ormai tengo attivo per la maggior parte del tempo. Lì, l’app è ancora installata ma non posso vederla, e se non la vedo, non posso ricordarmi di aprirla. E se mi viene voglia di farlo, cambiare account impiegherebbe cinque minuti sul mio telefono del 15–18, e non sia mai.

Oggi, una settimana dopo, il mio spacciatore sembra essere diventato Mastodon. Ma le dosi che mi passa sembrano leggere, e le poche che ha mi raccontano delle storie che posso leggere e che spesso, sembra, mi insegnino qualcosa di nuovo.

Sono ancora un tossico? Dovrei liberarmi della mia identità digitale una volta per tutte, ovunque? Vivrò due vite distinte, potrò essere la stessa persona qui e lì? È utile? Deve per forza essere utile?

Suppongo, prima o poi, lo scoprirò.

Lo scoprirò?

Vincenzo E. Iannone

 
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from la tana di Belzebu

M il figlio del secolo...

forse zio Benito potrebbe essere considerato la madre del secolo considerato tutti i figli di puttana che abbiamo in giro... (Bah!) Al di là di questa battutona da bar, volevo prendere un attimo per buttare li due considerazioni sulla tanto (?) discussa serie M Il figlio del secolo, una serie in onda sui canali Sky ma non solo su quelli che reinventa, rivista e (ri)propone una nuova versione di Benito Mussolini, la serie inizia con Mussolini non più direttore del giornale socialista Avanti e si sviluppa nella carriera politica che lo porterà, passando per tutte le peculiarità dell'escursus fascista, sino alla presidenza del consiglio, l'omicidio su commissione di Giacomo Matteotti. Non nego di essermi aprocciato alla visione di questa serie con un certo pregiudizio, ovviamente politico, ma nel caso di specie legato all'opportunità di una simile produzione, in un certo senso, proprio perché il problema fascista in questo paese è tutt'oggi lontano dall'essere risolto la questione di una pubblicazione di una fiction sul genere può essere cotroversa. Inutile negare che toccare l'argomento Benito Mussolini comporta e comporterà sempre una reazione radicale e meno da parte di qualcuno. La serie nello specifico, è originale, e mi piace definirla divertente nella sua espressione artistica, recitata magistralmente dall'ottimo Marinelli, ma anche da tutto il resto del cast, la straordinaria Barbara Chichiarelli nel ruolo della Sarfatti la prima e storica amante di Benito Mussolini, tutto funziona in una rappresentazione Pop di personaggio che gravitano intorno ad un Mussolini in ascesa e pronto a tutto per il potere, Luca Marinelli è bravissio ad mostrare plasticamente il cattivo protagonista, in una sorta di rivisitazione novecentesca di un joker ante litteram, comprendo che l'iperbole potrebbe risultare curiose tuttavia mi pare pertinente, si può anche sorridere a tratti della meschina malvagità del rampante duce. Si finisce per sorridere, spesso amaramente, delle prodezze e della capriole del novello Benito, impettito in abiti eleganti che lo raccontano al meglio ma non lo rappresentano, un mix di modi e fatti che, a mio avviso, circoscrive e racconta con una buona approssimazione le volte mentali, oltre che quelle futuriste, de Mussolini in crescita, un pavido, cinico, spregiudicato carrierista della politica, il conflitto con un D'Annunzio che incarna quella purezza degli inizi della filosofia fascista, quella purezza che man mano viene sporcata dalle azioni spregevoli, dalla sua naturale crescita. La serie "M Il figlio di secolo" ha, secondo me, ha trovato una chiave valida per rappresentare il figlio del secolo ancora non risolto. Forse anche con la possibilità di buttar giù un contributo, non so quanto grande, a risolverlo. locandina ne verso giusto!

 
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from L'Alternativa

Manifestazione NO SNAM a Sulmona

corteo No SNAM

Piccolo video della manifestazione che si è svolta ieri 8 febbraio 2025 a Case Pente (Sulmona) in cui i comitati No Snam abruzzesi, insieme a attivisti arrivati da diverse zone di Italia, hanno voluto ribadire la loro contrarietà al progetto “Linea Adriatica” della Snam.

Lungo 425 km e ideato nel lontano 2004, il gasdotto della Linea Adriatica dovrebbe servire a trasportare 10 miliardi di metri cubi di gas in più dalla Puglia, dove arriva la Tap, fino a Minerbio in Emilia Romagna.

Dopo anni di stallo, in cui si pensava il progetto fosse stato abbandonato, la SNAM con il pretesto della guerra in Ucraina ha dato nuovo impulso al progetto e riattivato i cantieri. Il costo previsto per l’opera è di 2,5 miliardi di euro, di cui 375 milioni ottenuti tramite fondi del Pnrr e vincolati alla chiusura dei lavori entro il 2026, il resto pagato dai cittadini tramite la componente “trasporto” in bolletta.

La linea adriatica nella nostra regione partirà da Case Pente (luogo in cui ieri si è svolta la manifestazione), dove da alcuni mesi sono partiti i lavori per la realizzazione della centrale di compressione. Il metanodotto attraverserà poi la provincia dell’Aquila per oltre 100 km, passando per zone ad elevato rischio sismico e su faglie attive.

Entrambe le infrastrutture contribuiscono al perpetuarsi di un modello energetico obsoleto e sono totalmente inutili in quanto il consumo di gas in Italia negli ultimi anni è diminuito sostanzialmente, passando dagli 86 miliardi di metri cubi del 2005 ai 60 di oggi, rendendo quindi gli impianti esistenti più che sufficienti a sostenere l’attuale fabbisogno italiano.

 
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from ordinariafollia

ordinariafollia-log_020-2025.jpg

Verrà forse un giorno in cui non mi riconoscerai, e mi dirai che non so quello che dico e che non sei matta e che mi hanno detto bugie e che sai perfettamente cosa succede in questa casa, senza riconoscermi ma non per questo io ti amerò di meno.

Verrà forse un giorno io cui non mi capirai e mi dirai che non si può vivere senza soldi e che non stai urlando e che i cani mi mangeranno fino all'osso e che sai perfettamente cosa succede in questa casa, senza capirmi ma non per questo io ti amerò di meno.

Verrà forse un giorno io cui io stesso non avrò più interesse a sapere chi sono e mi dirò che sono stanco e che quella cosa allo specchio deve smetterla di fissarmi e non ti riconoscerò e non ti capirò senza interesse ma non per questo io ti amerò di meno.

 
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from Il Taccuino

Vorrei poterti amare del più giusto amore, del più smisurato amore e lasciare che mai siano sazi i miei occhi di guardarti. Questa mia disperata fuga dal minaccioso tempo che tiene traccia dei respiri, dello sbattere svogliato delle palpebre che ci marca a vista come un secondino - questo detestato tempo sarebbe forse meno doloroso da attraversare se non fossero vuote le mie mani. Da te, tuttavia, fuggirò. perché è più per paura che per amore che ti amo, e queste mie parole occultano il malcelato inganno di cui m'inganno io stesso: t'amo per potermi, ancora un poco, amare. Per questo m'inoltrerò nel gorgo: che una nuova ingiustizia non ferisca una volta ancora il mondo, né mai ti giunga l'eco di questa stonatura di questo scuro e grave risuonare di bordone. Sia per te solo l'armonia delle mille voci che si rincorrono in quest'assurdo contrappunto su un tema che non risolve.


munch_amantiE. Munch – Amanti (collezione privata)

 
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from Il Taccuino

È bastata un frase, una piccola quotidiana cattiveria di chi non so chi, per farmi vacillare ancora una volta, per chiedermi se davvero esiste la salvezza, se la nostra vita altro non è che un'assurda insensata esistenza, e noi soltanto siamo burattini nelle mani degli dei, e qualcosa sarebbe ancora essere legno almeno, piuttosto che vagare come ombre, come pulviscoli. A tutto ciò penso mentre ti guardo, e mi chiedo con che luce ti rimirano i miei occhi: è forse la pena che provo per me stesso che mi spinge a cercarti? M'appare appannata la sera che s'appresta, e mi perdo tra scale e vicoletti. E tu dove sei? Dove ti sospinge la corrente? Cosa ne è di te quando, di notte, ogni luce è spenta? Chissà com'è il tuo viso mentre dormi, e vorrei proprio saperlo come sei, quando non ti giunge il mio pensiero. Vai forse per le strade con il passo sicuro alla luce del sole? Oppure ogni passo è un grandioso sforzo, un tentativo d'illusione, l'autoconvinzione di esistere, nonostante tutto. Non trovo risposta a nessuna domanda. Solo, da questi vetri scuriti dalle impronte delle mani, rimiro un angolo retto formato dai tetti delle case che si stagliano contro il cielo, e le persiane mi ricordano le sbarre di una cella e mi avvoltolo sulla sedia, quasi come per difendermi da questa guerra disumana che è la vita.


maphorionA. Arrivabene, Studio per Maphorion I, Tempera su lino

 
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from Il Taccuino

Un tarlo lento lento picchietta sulla fronte rosicchia piano piano sopra l'occhio e rode proprio come roderebbe un tarlo che sa il fatto suo. Ogni morsetto di quel tarlo mi ricorda la pena che è la vita. S'allarga il buco ad ogni morso fino a mostrare il molle del cervello, questa cosa inutile, incapace persino di fermare anche solo un piccolo tarlo, una condanna, così minuscola, così atroce.


the_headache

 
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from pop e memorie


Perché nulla dura per sempre, neanche la fredda pioggia di novembre. Novembre stesso, tra pochi anni, non sarà che un altro mese di fine estate.

Nel titolo parlo del mio web ideale non a caso, perché questo è un discorso che faccio a me stesso, sostanzialmente: come vorrei stare nel web, come farlo praticamente? Parto dalla considerazione che ho della mia vita: nessuna. Dell'importanza che qualcosa del mio pensiero mi sopravviva: pari a zero. Del valore di qualsiasi cosa possa scaturire dal mio operato: ancora zero.

Eppure, continuo a salvare (temporaneamente, perché non tengo nulla per più di qualche anno) da qualche parte in rete, in angoletti accessibili pubblicamente, queste cose evitabilissime, lo faccio per un solo motivo: essere coerente con questa mia vita di cose sbagliate e inutili. Quando morirò, non voglio essere ricordato e non avrò lasciato motivo di farlo: dopo di me, l'oblio e non il diluvio.

A tutti quelli che non anelano alla dissoluzione, suggerisco un sito personale, un blog. Se sentite di aver qualcosa di permanente da dire, incidetelo su un vostro spazio, facilmente riproducibile altrove. I social vanno e vengono e saranno sempre gestiti da qualcun altro. E non sarebbero mai dovuti nascere, ma ora ci sono e dobbiamo conviverci. Non create contenuti per altri, siate il contenuto di voi stessi. Che frase sciocca, sembra presa da un libro di classifica.

Per contenuti di pubblica utilità, frutti collettivi di discussioni, l'unica via sensata sarebbero i forum, che non torneranno. La nave è salpata. Poi, chi legifera sulla pubblica utilità?

Tutto il resto, difficilmente merita di sopravvivere al momento stesso. Il microblogging può essere bello, ma tra un anno quel messaggio di pochi caratteri che importanza avrà? Tra cinque anni, con tutto quello che ci gira intorno, rileggeremo quel messaggio allo stesso modo? Tra dieci, quindici anni, saremo in tutto e per tutto le stesse persona?

Quindi, la mia ricetta, le mie idee per i contenuti transitori:

  • microblogging con cancellazione programmata a breve, un mese al massimo;
  • chat senza log, coi testi accessibili solo quando si è presenti, poi scompare tutto.

Possibile? Parzialmente, perché ormai tutte le chat tengono una memoria storica degli scritti. Il tempo di IRC, quando si entrava in chat chiedendo “che si dice?” o una formula simile, è passato .

Per tutte le informazioni che riteniamo degne di sopravvivere, fin quando decidiamo che non lo sono più:

  • blog/sito personale;
  • forum.

Possibile? Parzialmente, perché i forum sono il passato e forum nuovi bisognerebbe popolardi di gente nuova. Certe discussioni sono state imprigionate nelle galere volontarie di Discord, lasciate a marcire nell'impossibilità (o nella concreta difficoltà) di riesumarle dopo le sfuriate iniziali.

Per il sito personale, invece, non ci sono scuse. Uno spazio gestibile privatamente, fuori dalla schiavitù dei silos. Uno spazio facilmente replicabile e facilmente eliminabile, qualcosa che io creo e io distruggo, quando ho deciso così.

 
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from L'Alternativa

Assemblea contro il DdL 1660 a L’Aquila

assemblea ddl sicurezz

Scatto dell’assemblea che si è tenuta ieri 1 febbraio 2025 a L’Aquila contro il DdL 1660, anche conosciuto come decreto sicurezza, che mira a criminalizzare preventivamente ogni forma di dissenso trasformando di fatto l’Italia in una paese autoritario.

Il testo attacca il diritto di manifestare, introducendo anche l’aggravante per chi si oppone alla costruzione di grandi opere pubbliche, prevede pesanti sanzioni per i blocchi stradali, punisce con il carcere chi occupa una casa, potenzia il daspo urbano, introduce il nuovo reato di “rivolta all’interno di un istituto penitenziario” e in generale inasprisce le pene e introduce nuovi reati andando toccare in maniera generalizzata il diritto di protesta.

Ma invece di reprimere con la scusa della tutela della “nostra sicurezza” non sarebbe più sensato capire e affrontare le cause reali e strutturali dei problemi, puntando su inclusione sociale, istruzione e lavoro? Invece si scelgono le misure repressive che altro non fanno che ampliare il divario tra istituzioni e cittadini, aumentando la sensazione di esclusione e ingiustizia.

 
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from Il Problema della Musica

Fediverso-Alternative

⚠️Uno spettro si aggira per la rete, è lo spettro del deplatforming... (grazie a @reclaimthetech per l'ispirazione)

❗️Il primo febbraio è la giornata mondiale dell'abbandono dei social di massa e per il passaggio ai progetti etici non controllabili dai miliardari. 🚀Diffondiamo il fediverso e i progetti e sensibilizziamo le persone che un'alternativa più sana esiste ed è a già a portata di mano. 😱Continuare a usare i social delle Big Tech è come lustrare le scarpe ai miliardari per qualche spiccio in cambio, smettiamo di essere loro complici! Diamo il buon esempio e diffondiamo il fediverso su telegram e sugli altri social. 🙂

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