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from RINASCITA DELL’ALCHIMISTA STAREC ZOSIMA

Gli esseri umani viventi e solo loro nei periodi successivi alla perdita di vita e anche di quella che si può definire umanità odiarono con una forza tale che ogni loro azione può essere spiegata con questo sentimento da dio alle intenzioni del prossimo, gli esseri umani viventi non sono perfetti e le loro deformità sono il risultato di tempi infiniti di ripetizioni di errori di tutti gli esseri umani non umani viventi non viventi e le deformità si moltiplicano, fattoriale della totalità. E almeno gli esseri umani viventi capirono di smettere di procreare e fu la più grande lotta proletaria di sempre e Zosima ringraziò le donne perché riscoprirono il potere della vita e lottarono la vita robotica. Zosima l’alchimista ormai era molto vecchio e finalmente lo capì e invecchiò davvero e incolpò gli esseri umani di aver rubato la linfa vitale che aveva custodito con tremenda fatica. Zosima lo Starec era stanco e quindi si fermò e riposò a lungo e si sfamò solo di banchetti immaginari e le rughe in volto, nelle mani le cicatrici portavano con le loro informazioni di passati di eventi “siamo il collegamento tra il passato e il futuro e il passato non inizia con noi è molto più antico, la materia si è solo evoluta” ma evolversi sì ma consumarsi ancora schiacciarsi ripiegarsi e perdere pezzi su pezzi e rimetterli nel mucchio ma si è perso sì evolversi ma sempre meno sì evolversi “siamo frantumi” disse ancora e non per l’ultima volta. E non morì lo Starec Zosima e tornò in vita parzialmente mangiato dai vermi che avevano iniziato a scavare labirinti in cui perdersi e saziarsi e trovarsi e sentire sulla pelle viscida altra pelle viscida e desiderare solo quel contatto proibito così da impazzire per volerlo ma è solo bisogno di non stare soli di non terminare soli frasi pensieri idee fallimenti e felicità sì almeno una briciola ti prego sì e sospirò e disse “rinnega la società opinioni altrui opinioni essere vivente che vuole omologarti ma vuole permetterti di non farlo, per non farlo devi ancora una volta omologarti e trovare il tuo spazio all’interno di queste bare precostruite e personalizzabili fino a farti credere le bare non esistono ma tutto esiste rinnega, cancella, annulla, rimuovi liberati da questo che è l’unico male torna essere vivente fiero” e si scusò lo Starec l’alchimista che era impegnato a morire “rinato saprò improvvisare e schiverò tutto il male”. E bevve acqua fonte di vita. E scorse i traumi e capì chi erano e avrebbe voluto non odiare così tanto e così presto e perdonò ma ormai rimanevano sono frantumi e non poté che continuare a sanguinare sopra tutti quei pezzi acuminati che ricoprivano tutte le terre, nei cieli sferzavano aghi e sassi ovunque a ricordarci degli argini dei fiumi passati e antiche forme di vita che brulicavano e guerre per la poca acqua rimasta non c’è spazio per tutti quella poca acqua è inquinata conviene morire e ricominciare da capo. Nel frattempo gli esseri umani avevano ceduto la loro memoria alle macchine “vi ricorderete chi siete quando sarà tutto cancellato?” quando tutto sarà cambiato come è sempre stato, il passato non esiste è presente il passato deve essere dimenticato per essere tale e il futuro deve essere imprevedibile solo così l’essere vivente che era terra e vento venne diviso in terra e vento e furono condannati e vento tornerà al vento e terra alla terra e leggere fa male illude con sogni di altri con memorie di altri con la speranza senza il perché e se pure conosciuto sarà banale inconsistente e un privilegio concesso da un elite ricca potente che ha sfruttato, il benessere esiste se si distrugge, più si sfrutta e più c’è benessere, più si odia e più si sta meglio, la violenza è il terreno fertile per foreste tropicali di bontà. Zosima era ormai senza un braccio e dopo tutto questo tempo gli andava bene così, quel fatto aveva velocizzato un processo che ci sarebbe voluto troppo tempo per finalizzarsi “e incompleti e incostanti e spezzati preghiamo chi ci vuole proprio così” disse. Alla fine è sempre la luce nella possibilità che toglie di torno lo stantio e la brezza non basta mai “la psicoanalisi ha ucciso l’arte” mormorò Zosima lo Starec una volta morto e rinato, l’arte non esiste se non in funzione del potere che schiavizza, siamo tutti matti pazzi, non si può uccidere quello che non esiste e quello che non importa, la via della follia generalizzata non è percorribile da nessuno, ci sono infinite vie con incroci dossi voragini enormi scavate da meteoriti gelidi che assorbono ogni calore, la famiglia tuo fratello e pensavi fosse arte ma ti stavi solo curando. Inesorabilmente il vulcano eruttò e tutti i popoli vennero avvertiti fu chiaro a tutti della fine, il fuoco avrebbe divorato e molti esseri umani rimasero là e molti giunsero pellegrini in cerca dell’ultima risposta. E veramente era tutto una continuazione, tutto si evolve, nulla si crea se non la fiamma dello Starec, la fiamma come genera vita, la fiamma come genera coscienza, la fiamma è morta anch’essa e trasformata anch’essa alla fine. E Sozima lo Starec sì incamminò e riuscì benissimo a camminare solo senza un cane da portare a passeggio senza lo scopo che guida, cambiare sesso è non volere accettare, non cambiare sesso è non volere accettare, amare la prole è non volere accettare, abortire è non volere accettare, strapparsi di dosso tutte le piume è non volere accettare, ripudiare il vento il volo è non volere accettare, tagliarsi gli artigli strapparli è non volere accettare, allungare l’apparato digerente è non volere accettare, le minoranze di storica e passata forza e numero non devono volere il potere perché non combattere contro il potere invece che cambiare il potere dividere e dividere ancora, così fa bene al potere ma unire invece in un solo essere con tutte le follie speranze passioni dolori noia, ci siamo dimenticati quell’unico essere è dio, uniti tutti tutti ma davvero tutti non c’è un escluso foglie dell’albero e vento che muove e sole che scalda e nutrimento e vita e nell’imprevisto c’è sempre speranza. Zosima lo Starec, l’alchimista, il morto e rinato, ebbe molti maestri ma non tutti, l’importante è immergersi nell’oceano, non importa quale fiume ci ha trascinato e poi capì, era giunto il suo momento aveva già provato a seminare ma non c’era abbastanza sole e acqua e terra buona fatta di argilla fresca e zolfo e calcare e rimase solo in silenzio l’immobilità e funzionò ed era l’unica salvezza “però ora vedo speranza, sia la mia che ne da al mondo?” queste furono le ultime parole e gli essere viventi capirono e tacquero e finalmente silenzio. La parola smise di esistere e fu tutto così chiaro a tutti, esprimersi era solo odio, il silenzio rigenera, finalmente ci fu pace, le cicatrici della guerra furono nascoste da tatuaggi che in precedenza furono coperti dalle cicatrici. E silenzio e l’odio scomparve e il volere scomparve, alberi finalmente alberi silenziosi alberi clorofilla creare vita infine vita e radici che ci stringono vicini e muschio e funghi e finalmente silenzio.

Fine

 
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from La notlibreto

Antikva legendo rakontas ke Proserpina, la filino de Demetra, la diino de la rikoltojn kaj de l'agrikulturo, rikoltis asfodelajn florojn en kampo apude la antikva urbo Enna. La knabino eris tre bela, tiom bela ke Ade, la dio de la transtombo kaj de l'mortintoj, enamiĝis al ŝi. La dio decisis nu forrabi ŝin kaj konduki en lia malhela reĝolando. Kiam “Demetra”, ŝia patrino, ne trovis ŝin, afliktiĝis multe, kaj ploris. El ŝiaj larmoj naskiĝis granda lago, kiu eris nominita “Lago Pergusa”. Demetra serĉis ŝin ĉiulande, sed ne ŝin trovis. Ade kompatis ŝian doloron kaj konsentis ke la bela Proseprina, kiu dume eris kronita reĝino de transtombo, pasigus ses monatoj kun ŝia patrino sur la tero kaj ses monatoj en la transtomba reĝolando. El tio originiĝis l'alternado de l'sezonoj.

Kial mi rekontis al vi ĉi tiu rakonto?

La lago Pergusa estas apuda al la urbo Enna, kiu estas mia naskiĝurbo. En la monato de junio la lago malaperis kaj sekiĝis, por la sekeco kaj la senpluveco. La culpo estas ankaŭ de la homoj, kiuj konstruis tro da domoj apude la bordoj de la lago, kaj de la politikistoj, kiuj ne purigis le drenkanaloj, kaj aŭtorizi la konstruon de aŭtodromo ĉirkaŭ la lago.

Nun la lago estas mortinta. Nur restas fetoran ŝlimejon, kaj skeletojn de migrantaj birdoj.

Mi skribis poezion por deklari ĉi tiu tragedio. Mi skribis ĝin origine en la itala sed mi ĝin tradukis ankaŭ en Esperanto.

foto del lago Pergusa


PERGUSA

Ne demandu plu pri la knabino kiu enloĝi ĉi tiuj landoj, eble aliloke iris serĉi la asfodelajn florojn.

Ne pridemandu pinojn, la venton, ne ĝenu la buteon. La fuliko forlasis ĉi tiuj bordoj, l'ardeo deturnis ĝiaj flugiloj preter l'urbo.

Kial vi serĉas tra l'vivantaj kio mortinta estas? Neniu al vi neniam respondos.

 
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from ordinariafollia

ordinariafollia-log_010-2024.

Mezzanotte

e sei sola in mezzo alla strada nella macchina senza benzina di un amico

e viene un gendarme che ti chiede cose strane alle quai

non sai rispondere

e ridi per non piangere.

Mezzanotte

e sei sola in mezzo alla strada in un corpo enorme che funziona da solo anche senza di te

e seppure ti appartenga non lo riconosci ma va bene così

e viene un gendarme e ti chiede cose sciocche alle quali

non vuoi rispondere

e non piangi per poterne ridere.

Mezzanotte

e sei solo in mezzo alla strada con la fotocopia di te stesso

e un gendarme dice: amo i tuoi disegni e tu

sorridi per non rispondere

perché sei il tuo principe azzurro

sei la tua fata

sei in una carrozza gialla senza benzina e senza cavalli ed è

mezzanotte e un minuto.

 
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from memorie


Testo scritto anni fa.

Raf, 1993. Erano gli anni delle superiori; si potevano ancora trascorrere i pomeriggi bighellonando e fingendo di studiare, senza rimediare troppe occhiatacce dagli altri. Molti di quei pomeriggi li passavo a casa di un mio amico. Per studiare, certo. Lui poteva permettersi i vestiti di marca, io la roba da plebaglia; poteva comprare i CD, io dovevo arrangiarmi con le cassette registrate dalla radio. Con un budget di 1.000 lire al giorno, schizzato addirittura a 10.000 lire settimanali dai 17 anni in su, non si andava molto lontano. Dovevano bastarmi per una settimana in sala giochi, per qualche sfizio andando o tornando da scuola, per qualche gelato nella stagione calda. Ghiaccioli, in linea di massima: costano meno. E, con quello che avanzava...

Ok. Molti pomeriggi passati in compagnia di Cannibali (l'album, non i simpatici antropofagi: diversamente non sarei qui a parlarne, anche se dubito di avere un buon sapore), buttati sul suo letto al piano di sopra, generalmente dopo una breve sessione di studi. Per rilassarsi e perché eravamo ragazzi, come dicevo. Non era il solo CD a disposizione, ma uno dei più ascoltati per un bel periodo. Ascoltavamo le canzoni e sognavamo di dedicare questa o quella a qualche fanciulla. Pure io. Che cosa assurda, a ripensarci. In ogni modo, i sogni sono gratuiti. Basta addormentarsi, anche se, come spesso accade per le cose gratuite, dietro c'è la fregatura: aspetti un sogno e ti regalano degli incubi orrendi. A lui è andata meglio in quanto a dediche, visto che è sposato da un pezzo e con due figli, credo. Almeno due.

Io pure ho avuto la sfrontatezza di sognare qualche dedica, roba per cui davvero rido anche io di me stesso. Probabilmente, avranno smesso di dirmi “che cariiino!” già prima di compiere tre anni. Registrai due canzoni su una cassettina, chissà se la destinataria ce l'ha ancora. Un pezzo di Aleandro Baldi, non di quelli famosi; l'altro non lo ricordo. Dopo un anno circa, ricevetti una cassetta. Con due pezzi, dovrei controllare su un vecchio walkman, visto che non ricordo precisamente: uno dei titoli era di Riccardo Cocciante. Tu sei il mio amico carissimo. Poi risposi con l'ultima cassetta, sempre con due pezzi dei quali ne ricordo uno soltanto: “Ricordati di me”, ovviamente Antonello Venditti. Così finì, niente più cassette o altro.

Altri CD da relax pomeridiano? Vediamo... qualcosa di Mango, sicuramente. Elton John. Aleandro Baldi, dicevamo. Una raccolta di ballate rock, tra cui spiccava “Wind of change” degli Scorpions. Non avevamo sicuramente l'orecchio allenatissimo all'inglese: “i follow the Moskva down to Gorky Park” diventava “ai follo damon squa don te monchi pa”. Qualche altro CD ancora, interrotto dalle incursioni dei suoi fratelli più piccoli o di sua mamma, che veniva a rompere le scatole in quella specie di santuario. Raramente, sia detto.

Stamattina me ne sono andato a zonzo, il lavoro scarseggia. Ho deciso di ascoltare proprio l'album che intitola questo post, ripercorrendo strade fatte in quegli anni. Strade che in quegli anni facevamo in sella a una Vespa, la sua. Ovviamente il motorizzato era lui. A me dissero che l'avrebbero comprata al compimento dei 16 anni. Stava uscendo nella versione a tre marce, in quel periodo, già fantasticavo su che colore prenderla: rosso. A distanza di diversi lustri, sono ragionevolmente certo sia giunto il momento di mettere una pietra sopra a tutte le promesse fattemi in gioventù. Promesse infallibilmente disattese. Ho un hangar immaginario, di cui mi son servito in passato per ospitare quel cumulo enorme di promesse e propositi futuri. Andavamo da quelle parti perché c'era un nostro compagno di classe, lavorava nel negozietto di famiglia. Riparavano biciclette, spesso andavamo a fargli visita nei pomeriggi senza CD. Una specie di officina, con l'odore tipico della gomma vulcanizzata, il sentore viscido del grasso; telai buttati alla rinfusa, i cavi dei freni, altri pezzi di ricambio. Quei locali bui, in cui la luce tremula dei neon sembra non riuscire a farsi strada per davvero. Qualche altra volta ci siam stati quando si timbrava il cartellino del collocamento, periodicamente. Sì, perché in quell'anno non avevamo una sede del collocamento in zona e si doveva andare nel paese vicino. Pure oggi a dirla tutta, anche se è cambiato il paese e, da casa mia, si tratta di fare poche centinaia di metri a casa, piuttosto che diversi chilometri in Vespa.

Ora quel negozietto è fallito, chissà da quanto tempo. Puzza ancora di gomma, all'esterno biciclette abbandonate penzolano dai ganci nel muro come corpi da un patibolo. Non le rubano, evidentemente non valgono neanche il disturbo.

La Vespa non l'ho mai guidata, non ho mai imparato a farla. Non so guidare motorini, moto in genere.

Sono il re dei pedoni, però, pur non sapendo giocare a scacchi.

 
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from RINASCITA DELL’ALCHIMISTA STAREC ZOSIMA

Lo Starec vagava ancora ma questa volta nel regno virtuale precostruito da esseri umani e controllato da esseri non umani che vagano anch’essi per il regno virtuale precostrutito. Tale regno virtuale precostruito astraeva anche le possibilità di incontrare qualcuno e quindi era possibile vagare finalmente in silenzio senza voci e voci esterne che tentano disperatamente di entrare e trapanare orecchie stanche e coprire lo spazio tempo, c’è così tanto altro da leggere scoprire ascoltare, tu sei superfluo come tutto questo lavoro per creare tutto questo sfruttamento per dare tutto questo potere per controllare tutta questa moltitudine di esseri umani e esseri non umani. Qua nel regno virtuale precostituito si rinuncia ad incontrare altri esseri umani e altri esseri non umani perché si sceglie la vita perché scegliendo loro è chiedere aiuto è fare i senza tetto con il tetto, siamo tutti mendicanti e se per la vita si decida di passare di nuovo per il regno virtuale precostituito si dirà di come si stava di là e forse qualche essere umano e essere non umano capirà. Che sia ben chiaro, il regno virtuale precostituito è tutto quello che vedono gli occhi, ogni occhio ogni frammento ogni conoscenza o presunzione di tale possibilità o ipotesi di presunzione o ipotesi dell’ipotesi e così via non fa che creare e creare ancora e di più dettagli che saranno propri del regno virtuale precostituito che muta e continua a mutare finché esisteranno variabili che possano cambiare e e essere incerti di aver capito e finché i contenitori potranno anch’essi muoversi e incrinarsi e che le schegge possano colpire altri contenitori che si rovesceranno e i contenuti ipotetici distruggeranno creando ancora e così lo Starc disse “Io mi frammento” e pezzi impazziti non poterono che decretare essi qualcosa che presero il sopravvento su tutto e volarono veloci e lontano verso luoghi di pace laghi caldi scaldati da un sole basso e costante e fermo immobile caldo rovente e fiamme e esplosioni magma denso più del tutto buio e ancora buio oltre il silenzio e nella lotta del bene. Tutti insegnano egoismo egoismo egoismo egoismo e tu a dare incondizionatamente o luce densa fluida calda. L’alchimista Starec non fu sempre così, prima della rinascita morte rinascita fu diverso fu più vuoto e meno pieno e sacchi di responsabilità erano incrostati sulla pelle che si staccava e pezzi e frammenti dello Starec finirono in molti luoghi. In quei luoghi la noia era il sentimento preferito dai molti vecchi abitanti. Putridi, sporchi fino all’anima con il pensiero corrotto dalla troppa dimenticanza, sì vivi ma mai così vicini alla morte non poterono che perdersi ancora in sporchi sogni di putrida gloria che continua a far entrare nel bicchiere già nero, un nero ancora più assorbente che il tempo era inesistente e lo spazio così piccolo e pieno di animali appesi alle pareti cadaveri impagliati tragica fine tragico non essere divorato dai vermi tragico non tornare al primo tormento e dopo la massima espansione cellulare non implodere non annullarsi non ridare e congelato non verrà subito il tempo e solo spazio solo poche effimere dimensioni e ancora dita mozzate e madri sole e dolore così sopportabile per voi che soffrite così bene e il vostro posto è la sofferenza in queste case vuote di appartenenza e piene di vergognosi timori e diari segreti così vuoti da riempirsi di intenzioni e il cambiamento di stato non porterà a nulla luridi abitanti del nulla. L’alchimista Starec disse “ma mostrati non aver timore non ti giudicheremo”. E ancora: “se darai quel poco che serve per evitare la noncuranza e non lo capirai tempestivamente sarai smembrato e di te rimarrà l’idea nei ricordi altrui”. Il tempo, benché alcuni Dei sostenevano il contrario, non era peggiorato era solo il costante invecchiamento e lo stare rinchiusi in celle e stare senza casa e senza un tetto. E iniziare a commettere così tanti errori da mettere innesti robotici, banditi hanno sofferto e si sono feriti e ora però hanno braccia di carbonio che fanno ancora più male e un coltello non può ferirli e rimane solo il cervello ma staccato anche quello continua ad esistere. Esisteranno ancora e Zosima chiese “esisterai ancora cosa sarai coscienza o forse sei già robotica come te mezzo, chi sei?”. E lo Stac, l’alchimista con la fiamma creò un unguento per le ferite della mente e lo applicò sugli occhi chiusi e salutò per sempre gli esseri viventi e pregò e disse: “ci siamo salvati da questo mondo orribile è questo lo scopo della vita salvatevi”. E capì che non esiste un unguento uguale per tutti che ciascuno dovrà trovare il suo e formarlo dalla propria fiamma che potrà, anzi sicuramente non lo farà, scaldare e bagnare e far volare e irrigidire e vibrare e colmare e togliere e ancora e ancora. L’alchimista Zosima capì, tutto ciò è falso, non è vero nel modo in cui si percepisce la verità e ancora con i piedi nell’acqua disse “lasciami qui a immaginare”.

 
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from la tana di Belzebu

like o non like questo è un probelma ?

da un po' di tempo sto preparando e progressivamente mettendo in pratica la mia uscita dai social, quelli moderni e quelli meno moderni, ho già abbandonato Linkedin, Tiktok e Twitter o X come si chiama adesso. Manterrò instagram in quanto trovo molti spunti interessanti anche se sta nell'universo META e questo mi irrita ovviamente, tuttavia dei due account instagram ne ho mantenuto solo uno e quello resterà con i miei modi e i miei tempi. Rimane il nonno: Facebook, li sono ancora presente ma in via di disfacimento, mi limito alla pubblicazione di articoli tendenzialmente di carattere politico ed è interessante notare come pubblicando articoli critici nei confronti di questo governo, articoli che portano all'attenzione emergenze occupazionali, articoli che minano la santità di Israele, insomma "articoli" verificati, autentici non provenienti da "a mio cugino news", beh dicevo, è interessante notare come non ci sia nemmeno un like, un commento, tanto meno un repost... TESTO complice l'algoritmo ? complice il fatto che la maggior parte di quei quattro disperati di amici che ho su facebook siano si limitino a guardare contenuti tipo gattini, mutandine ed altre amenità del genere, cosa che per altro è sacrosanto fare... Non si sa, non lo so ma questo ho notato e questo mi dice senza "se" e senza "ma" che sono sulla strada giusta.

 
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from la tana di Belzebu

gli eroi di famiglia

non sempre, non tutti hanno un eroe in famiglia, o meglio molti magari non sanno di averlo, altri non hanno mai ascoltato le storie eroiche che potenzialmente si nascondevano nella memoria di quel vecchio zio o ancor meglio di un nonno, una mamma, un papà, una nonna... Io ho sempre amato ascoltare i racconti dei miei nonni, racconti che venivano da un altro mondo in un altro tempo, una dimensione in bianco e nero come nei vecchi filmati che sono arrivati sino ad oggi, ma il mondo dei nostri nonni non era in bianco e nero e questo per me è sempre stato un punto di riflessione. Mio nonno Gerolamo è nato nel 1920, all'indomani della prima guerra mondiale, e giusto giusto in tempo per formarsi quanto basta per la secondo guerra mondiale, è nato a Lerma un piccolo paese in provincia di Alessandria, vicino a Ovada, una striscia di terreno che è già Piemonte ma che ancora sente l'aria di Genova, dove il dialetto Piemontese non è gentile e puro come "più in su", ma è sporco di tante tante parole genovesi che lo inquinano, lo imbastardiscono, se parli quel dialetto non sei ligure ma nemmeno piemontese... Ad un certo punto capita una questione strana nell'Italia e nell'Europa di quel tempo, si affacciano alla ribalta della storia personaggini del calibro di Benito Mussolini e Adolf Hitler, giusto per citarne due non di prima fascia... (va da se che il periodo precedente è volutamente sarcastico...) Beh per farvela breve: nonno Gerolamo anni 20, perfetto, guerra, vai... C'è un problema però, mio nonno come del resto anche io, è ipovedente, è dura esserlo oggi nel 2024, figuriamoci cento anni fa, alle visite di arruolamento, manco a dirlo non gli credono, viene accusato di "far finta" per sfangarsela e bon, ciao, divisa, stivali di cartone, fucile e via in marcia alla conquista dell'Unione Sovietica! Mio nonno come altri sessantamila ragazzi furono spediti con varianti di modi e tempi in Russia, e marciarono sino ad Odessa. Durante questa scampagnata le truppe, ovviamente si fermavano per recuperare e si allestivano quindi i campi per alcune ore, a mio nonno venne ordinato una sera di prestare servizio di guardia, mai gli era stato chiesto prima, in quanto tralasciando i medici fanatici che non gli credettero al momento dell'arruolamento forzato, si era reso evidente durante gli spostamenti che Gerolamo non fosso proprio un falco pellegrino in termini di vista, mio nonno quindi declinò cortese offerta, in parole povere rifiutò di eseguire un ordine diretto... La questione non fu certo semplice e a parte beccarsi un procedimento disciplinare militare fu preso a calci e pugni da quella elite di intellettuali che sulla divisa militare portava una "V" che stava per "vere teste di ca....." ehhhm no stava per "Volontario" esistevano V a vario titolo a secondo dello stato ed inquadramento sociale, interessanti i VU "volontari universitari" su cui stendo un velo di umana pietà... Mio nonno si rifiutò quindi, la conseguenza al di là dei provvedimenti disciplinari fù nell'immediato una saccata di botte... Non nego di aver pensto che alla fine, mio nonno avrebbe potuto fare la guardia e fottersene delle conseguenze, stare attento per quel che poteva, in caso di attacco nemico, non sarebbe stata certo l'acume visivo di una sentinella a far la differenza l'esito per l'esercito di carne e cartone italiano sarebbe satato, senza se e senza ma, disatroso... A questa osservazione però la giustificazione di mio nonno fu questa: "Se io avessi fatto la guardia e non avessi visto in tempo un potenziale nemico in arrivo avrei ridotto e di molto per qualcuno la possibilità di salvarsi, dalla prigionia o dalla morte, non guardare alla mi scelta o alle conseguenza che io ho subito per la mia scelta, guarda al risultato, la guardia quella sera la fece qualcun altro, e io come acnhe gli altri riposammo in filo più tranquilli" Un gesto di ribellione che donò, a persone immerse nella paura, una goccia, illusoria, di maggiore tranquillità, questo fu il gesto eroico di mio nonno nella steppa sovietica in una giornata indefinita del 1941. Di cui la memoria è sepolta, di cui io porto memoria in queste righe perse in un mare digitale tanto inquinato, se non di più, di quello vero. Ci sono ancora spiagge libere con l'acqua pulita dove rifugiarsi. Mio nonno fu inserito nel CSIR al comando del Generale Messe. 1.792 morti o dispersi, 7.858 feriti o congelati. conservo ancora il suo foglio di congedo, con loghi e fregi fascisti, conservo la sua foto in divisa, conservo una decorazione che gli fu data per l'assistenza offerta ad un compagno ferito durante il rientro in Italia a piedi. Di questo mio nonno non parlò mai, ma suoi coetanei ai quali ho chiesto mi raccontarono che trascinò in una barella un amico dello stesso paese per centinaia di chilometri rimanendo al passo ed evitando che questo congelasse, salvandolo nonostante la perdita di una gamba. Ricordo quest'uomo anziano nel pese in bici con una gamba sola... Lo ricordo a terra davanti la tomba di mio nonno... Gerolamo Ferrari seconda guerra mondiale l'Ottava armata inviata successivamente in Unione Sovietica non fu cosi fortunata ed i numeri delle perdite ancora oggi sono sconvolgenti: 75.000 circa morti o dispersi e 32.500 circa feriti o congelati... Ecco credo che bastino solo questi numeri a raccontarci che non esistono guerre vinte, le guerre sono perse da tutti sempre... In questo ricordo di disobbedienza ed in questo riconoscimento riesco ad essere orgoglioso, riesco ad essere patriota. mio nonno ci ha lascito un 17 luglio di tanti anni fa...

 
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from ordinariafollia

ordinariafollia-log_009-2024.

Io c'ero e non dormivo

osservante ribelle osservavo.

Alle mie spalle il camaleonte chiese di passare davanti

e non vidi differenza per dire di no.

Io c'ero e non dormivo.

Alle mie spalle una donna dalla pelle molto chiara, a seno scoperto, chiese di passare davanti

e non ebbi sentimento per dire di no.

C'ero ed ero.

Alle mie spalle il gufo chiese di passare davanti

e non trovai argomento per dire di no.

C'ero.

Alle mie spalle la sirena chiese di passare davanti

e non mi vennero rime per dire di no.

Io c'ero.

Alle mie spalle la volpe chiese di passare davanti

e non c'era motivo per dire di no.

Davvero c'ero.

Alle mie spalle la iena mi chiese di passare davanti

ed era tanto il dolore per poter dire di no.

C'ero c'ero e c'ero.

Alle mie spalle il gorilla mi chiese di passare davanti

e non ero così pesante da saper dire di no.

C'ero

quando distribuirono l'intelligenza e tutti quanti

mi passarono davanti

ma io

che fretta avevo?

 
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from RINASCITA DELL’ALCHIMISTA STAREC ZOSIMA

Zosima Starec viaggiò e conobbe molti esseri viventi e degli esseri viventi sapeva storie passate, le storie formarono gli esseri viventi e nel ciclo infinito si sedimentò come pioggia che porta altra pioggia che il punto è solo l’acqua per bere irrigare lavarsi e ancora sfruttamento. L’alchimista Zosima chiese agli esseri viventi e non ai maestri e decise di tornare dai maestri solo una volta trovata la montagna sacra ma non la trovò mai e non si fidò mai di loro, un maestro è tale se è sparito e i suoi lasciti sono solo bozze errate di quando era poco più di un essere vivente, non può perdere tempo, c’è da coltivare e contemplare e perdere tempo, un maestro è tale solo quando è morto e quando non è più ascoltato. Zosima rifiutò per molto tempo gli essere viventi “vi ho salvati insolenti non sapevate nemmeno di aver bisogno di aiuto” ma agli esseri viventi non interessava salvarsi, erano occupati a soddisfare padroni e mai loro stessi e se loro stessi comunque i loro stessi del passato o del futuro ma non del presente e quindi padroni, è impossibile capire e correggere per chi non ha coraggio, rinascere dalla vita avviene dopo le altre rinascite, i vecchi parlano con i bambini perché gli è sempre mancato essere bambini e giocare e dormire e un amore sconfinato e senza scopo che si frantuma. E dopo diverso tempo il vento smise di soffiare e il sole di scaldare e una nebbia polverosa invase il cielo e pioveva solo polvere e tutti gli sforzi dell’umanità furono vani, l’umanità quasi scomparve e fu un bene. Troppi i ricordi, troppe le scelte che sarebbero potute essere diverse e che li avrebbero fatti diventare diversi e travolti dai pensieri gli esseri viventi impazzirono e dalla solitudine senza scopo che pretende di abbracciare tutto e tutti e lasciare inerti ma vissero vissero schiacciatati senza respirare e combatterono e persero e come sempre persero la loro piccola lotta miserabile. Zosima lo Starec incontrò un essere vivente uno dei superstiti che gli disse leggere è come mettere lievito nella farina, l’alchimista ringraziò e l’essere vivente scomparve. Era un mago, prima della santità si è maghi a forza di fare una professione ci si ingabbia e quella professione non voleva essere fatta, tutti sognano solo di smettere di sognare, realtà e magia sono la stessa cosa, le intenzioni sono mosse dalle percezione, l’importante è percepire rivivere il passato l’eterno ritorno la famiglia che distrugge non trasforma, è tutto immobile e falso, morire è cambiare e non è l’ultimo cambiamento, è difficile accettare, non accettare crea incubi a chi non è accettato e il non accettato faticherà a ritrovarsi e commetterà i soliti errori e si dovrà guadagnare anche quel perdono, gli esseri viventi sono il risultato di migliaia di anni di traumi e nella grandezza del tempo anche i secondi importano, ogni singolo attimo ha contribuito. “Guardate che vi ascoltate soltanto quando pensate parlate ascoltate le stesse follie e folli comuni siete e siamo tutti pazzi” così lo Starec tra le fiamme auto generate parlò in silenzio ma rapidamente a tutti quelli che si trovò vicino, e gli esseri non poterono che bagnarsi di lacrime e spensero alberi e foreste e fondali pieni di petrolio presero fuoco e da questa cascata organica la follia fu chiara a tutti i presenti e la folla non poté che gemere i pazzi comuni e pazzi ancora di più.

 
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from Testudo Blues

Qui trovate il classico mini-riepilogo

Bentornati all'ascolto, mascalzoni e sicofanti di Testudo. Prima di tutto devo chiedervi scusa se ho interrotto così bruscamente le comunicazioni, ma le strade di Testudo riservano sempre delle spiacevoli sorprese, e un dannato sicario in giacca e cravatta si è messo a sparare contro il mio amico Bronco dal finestrino di una vecchia Bentley, perciò non avevo altra scelta che disattivare la radio e concentrarmi sulla guida. Beh, dove eravamo rimasti?

Dal momento che il mio ex-socio Johnny Rumble non brilla per intelligenza, ero sicuro di trovarlo in uno dei nostri covi abituali, e così è andata. Fast-Food Lawn, il distretto del cibo spazzatura dove centinaia di chioschi e tavole calde scadenti friggono senza sosta stecche di carboidrati sintetici che spacciano per patate fritte o altre specialità pre-isolamento è un ottimo posto per nascondersi, visto il caos che regna tra le sue strade. Sempre che non ti stia nascondendo dal tuo socio in affari, che sa esattamente dove si trova il retrobottega di tuo zio Archiebold.

Parcheggiare la PodeRossa tra le strade di Fast-Food Lawn significherebbe donarla in beneficienza a qualche gang di ladruncoli minorenni, perciò cerco la Gabbia più vicina all'ingresso nord, pago il prezzo del parcheggio per l'intera giornata e infilo dieci corazze nel taschino del guardiano: “Quando torno te ne darò altre dieci, se non ci trovo neanche un graffio.” Il guardiano annuisce, ma il mio amico Biancaneve sembra alquanto contrariato.

“Non potevamo arrivare al nascondiglio in motocicletta?” Bronco è sempre stato pigro, anche quando era in ottima forma, figuriamoci adesso che gli anni cominciano a farsi sentire.

“Segnati tutto il tempo che ti ho fatto perdere, detective. Ti pagherò la parcella completa, d'accordo?”

Bronco brontola qualcosa tra i denti, ma decide di non protestare oltre. Deve essere davvero al verde, per accettare denaro da un amico. “D'accordo. Andiamo a prendere il vecchio Rumble.”

Johhny Rumble non gli era mai piaciuto. Più di una volta il detective aveva cercato di mettermi in guardia dal mio ex-socio in affari, ma non ho mai voluto ascoltarlo. Rumble e Catenaccio, una coppia perfetta: Johnny non aveva il minimo senso del pericolo e, una volta fiutato un affare, lo seguiva fino in fondo. Io, al contrario, ero astuto e calcolatore, sempre pronto a tirare il freno a mano quando sentivo puzza di gomma bruciata. Ci bilanciavamo a vicenda.

D'accordo, lo so cosa state pensando: se davvero fossi un fuorilegge astuto e calcolatore, non ti saresti ficcato in questo gran casino, Catenaccio. E avete ragione, non ho niente da obiettare. Forse la mia società con Johnny Rumble ha cominciato a rendermi come lui: più stupido e meno cauto.

L'ingresso nord di Fast-Food Lawn è un viale tappezzato da schermi pubblicitari della REAL-BURGER, l'azienda di carne coltivata numero uno a Testudo. DUE HAMBURGER REAL-MEAT AL PREZZO DI UNO. PROVA IL NUOVO REAL-VEG, CON FRITTURA DI VERDURE REALI. In uno degli schermi, un agricoltore con il cappello di paglia raccoglie del grano dalla sua piantagione e lo macina con l'aiuto di un asino per creare il panino di un hamburger. Sarebbe quasi credibile, se non fosse per il fatto che a Testudo non si vedono asini da almeno vent'anni. A parte facili battute sui suoi abitanti umani, voglio dire.

Ad ogni modo, tutti i dannati venditori di carne sintetica del quartiere vorrebbero convincere i loro clienti a confidare nella genuinità della loro merce. E nonostante chiunque sia a conoscenza del fatto che tutto il cibo di Fast-Food Lawn è prodotto dalle aziende chimiche di New Deering, a pochi chilometri dalle rive avvelenate del lago Michigan, queste pubblicità in qualche modo funzionano. I chioschi della REAL-BURGER sono perennemente affollati, mentre i ristoranti a conduzione famigliare chiudono continuamente i battenti.

“Non mangerei questa merda nemmeno se me la regalassero.” Bronco è sempre piuttosto deciso, quando si tratta di affermazioni.

“Non me ne parlare. Quando i soldi scarseggiavano, compravamo la carne coltivata dai fornitori dello zio Archiebold. Non sto qui a dirti cosa c'era in quelle casse.”

Ragazzini viziati dei quartieri alti trangugiavano allegramente i loro hamburger fasulli sentendosi trasgressivi e occupando rumorosamente l'intera larghezza della strada. “Di questo passo, non arriveremo più. Già sento la vecchiaia incombere su di me,” borbottò Bronco scuotendo la testa. “E ancora siamo lontani dai chioschi della REAL-MEAT, dove gli ormoni adolescenziali raggiungono la massima concentrazione.”

“Beh, c'è una sola cosa da fare,” rispondo io, con un sorrisetto che sarebbe più adatto per la faccia del mio ex-socio in affari, facendo con la mano destra il segno della pistola.

“Ma certo, perché non ci mettiamo a rapinare i ragazzini, tanto che ci siamo? Tu sei un fuorilegge, ma io ho una reputazione da mantenere.”

Stanco delle proteste di Bronco, decido di ignorarlo bellamente. Recupero la ridicola pistola snub-nose da una tasca della mia giacca di pelle e sparo un colpo il aria. I ragazzini, terrorizzati, fuggono a destra e a manca, lasciandoci libera la strada. “Et voilà. Con classe ed eleganza,” ridacchio, mentre Bronco mi maledice con una parola che non ho mai sentito prima d'ora.

Qualche metro più avanti, alle spalle dell'ennesimo chiosco REAL-MEAT, si trova la bottega dello zio Archibold. Dico bottega, perché, rivendita-di-droga-travestita-da-negozio-di-salumeria-vegana sarebbe troppo lungo, ma ci siamo intesi.

Entro nella bottega come una furia, zittisco lo zio Archiebold che cerca di salutarmi con il suo solito entusiasmo da pizzicagnolo e vado dritto nella stanzetta sul retro, dove il mio ex-socio in affari sta facendo il bagno in una vasca di rame. “Che diavolo ti è saltato in testa, Johhny?”

“Io...”

“Potevi almeno dirmelo, che hai accettato un milione di corazze per ammazzare la moglie del sindaco.”

“No, Danny, ti hanno male informato, io dovevo soltanto rapirla, quella donna. Dovevamo ricattare il sindaco per...”

“Smettila con questa manfrina, Johnny. Ho parlato con Ranucci. So tutto. il sindaco Carter si è rifiutato di chiudere il Continental Jazz Club, il principale concorrente di Ranucci, sia per quanto riguarda la musica che per la prostituzione e il gioco d'azzardo. Così Ranucci ha deciso di mandargli un avvertimento.”

“Io dovevo solo rapirla, te lo giuro. Poi sarebbe venuto uno dei suoi a finire il lavoro. Guarda, avevo anche un ottimo piano.” Alza un grosso braccio insaponato per indicare dei disegni appesi alla parete: mappe dei quartieri ricchi che sembrano disegnate da un bambino di sei anni con delle frecce con scritti i giorni della settimana: lunedì, giovedì, sabati e domeniche. “La moglie di Carter ha abitudini fisse. Non sarà difficile sorprenderla e...”

“È tutto finito, amico. Ho restituito il denaro a Ranucci.”

“E allora perché sei venuto?” Mi domanda.

“Dovevo darti una cosa. Esci dalla vasca,” gli dico, frugando in una tasca della mia giacca.

Al sentir parlare di un potenziale regalo, Johnny Rumble, salta fuori dalla vasca senza nemmeno preoccuparsi di nascondere le sue nudità. Afferrando un minuscolo asciugamano si strofina via l'acqua e il sapone, poi si avvicina tendendo una mano. Ed è a quel punto che gli rifilo il più potente mangiabulloni mai messo a segno nella storia della città isolata di Testudo. Un pugno dritto sulla sua faccia da idiota, che lo stordisce e lo fa indietreggiare di qualche passo. Arretrando, Johnny inciampa nella vasca di rame, rovesciandola e spargendo il sapone su tutto il pavimento del retrobottega.

“Sei stato davvero un idiota a cercare di nascondermi la cosa. Volevi tenere tutto il malloppo per te? Posso perdonare la tua avidità, ma non la stupidità. Come ti salta in mente di sfruttare il nostro grande colpo convegno del sindaco per completare lo scambio con Ranucci? Beh, la nostra società è sciolta. C'è solo un'ultima cosa che dobbiamo fare insieme,” gli dico. “Avverti lo zio Archiebold e digli di abbassare la saracinesca. Adesso che conosciamo il suo piano, Ranucci manderà qualcuno per chiuderci definitivamente la bocca, sono pronto a scommetterci la mia PodeRossa.”

 
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from KSGamingLife

Cambiamo musica! Guida rapida al mondo MSU-1

Recentemente, in uno dei nostri show su Twitch, abbiamo giocato a Donkey Kong Country con la patch MSU-1. Durante la live abbiamo apprezzato una versione del celebre platform davvero sorprendente per quanto riguarda la parte audio, ed ecco dunque un breve tutorial di cosa serva fare per ottenere la stessa resa. Ma prima...

  • Cos'è MSU-1?

Si tratta di un “chip”, mai in realtà esistito, che se fosse stato prodotto avrebbe dato allo SNES (e per vie traverse, anche al Mega Drive) la potenzialità di supportare giochi di dimensioni fino a 4GB (ENORMI, pensate che l'intera libreria di qualsiasi gioco mai uscito per questa console occupa meno spazio) e audio di qualità CD. Si tratta dunque di una qualità tecnicamente superiore a quella del real hardware, della quale possiamo usufruire grazie all'emulazione, in virtù di un processo di patch che vado a spiegarvi. Piccola nota a margine: è possibile, con alcuni core specifici, riprodurre giochi con patch MSU-1 anche su piattaforma FPGA, come il MiSTer. NON è invece possibile farlo su un vero SNES o Super Famicom che dir si voglia, a meno di utilizzare una FXPAK PRO, ovvero una speciale flashcart che simula questo componente aggiuntivo tramite tecnologia FPGA https://everdrive.me/cartridges/fxpak-pro.html .

  • Cosa occore

Per prima cosa, bisogna verificare che il gioco abbia una patch MSU-1 disponibile. La fonte più affidabile è il forum di Zeldix, dove si trova lo sviluppatore che ha inventato questa tecnologia.

Qua trovate la lista intera, in ordine alfabetico: https://www.zeldix.net/t2684-alphabetical-list-every-snes-msu-1-hack

Serve anche il MSU-1 starter kit, che contiene anche tante altre utility interessanti sulle quali non ci dilunghiamo: https://mega.nz/file/0rhxjAhQ#AmW2fbqS1_4HTqia4YkLb_W4yP_l6bwXgRRx_AkpyS4

Serve la versione della rom del gioco compatibile con la patch (trovate la versione specificata in ogni thread della lista di Zeldix)

Serve un music pack, anch'esso disponibile sui thread di Zeldix

Un emulatore moderno. Snes9X va benissimo, oppure potete usare il core Snes9X da dentro Retroarch.

Ad esempio, per Donkey Kong Country troviamo questo thread: https://www.zeldix.net/t1484-donkey-kong-country . Il primo link è la patch, gli altri sono i music pack. Scaricate la patch https://mega.nz/file/1LMFHQpb#B2bGzaMmryQ6vzjXSkQv2ZE-t9CTZIxgQofK9Je6cG8 e il music pack che volete, poi cercate una rom di Donkey Kong in versione 1.2 PAL o 1.1 NTSC USA e siete a posto.

  • Cosa fare

Prima di tutto, nello starter kit troverete un programma che si chiama SNESROMUTIL. Questo programma vi permette di verificare se la vostra rom è headerless oppure no. Se vedete l'opzione “remove header” abilitata, allora la rom ha un header, e dovete rimuoverlo usando il programma stesso. Basta lasciargli eseguire le sue attività, fa tutto da se. Altrimento, se l'opzione è disabilitata, potete passare allo step successivo.

Mettere in una stessa cartella: – La rom (tipicamente in formato smc) – Il contenuto dello zip della patch (primo link di ogni thread) – Il contenuto del music pack che avete scelto (sovrascrivendo eventualmente ogni file omonimo)

Aprire il programma FLIPS, che si trova nello starter kit. Cliccare su APPLY PATCH. Cercare, nella cartella che avete creato, il file ips della patch che avete scaricato. Vi chiederà poi di selezionare la rom. Se avete seguito le istruzioni, sarà il file smc che avete spostato nella cartella che avete creato. Vi chiederà infine di rinominare il file. Questo è lo step più importante. Nella cartella che avete creato ci sarà un file con estensione msu. Per esempio, nel caso di Donkey Kong Country si chiamerà dkcmsu.msu. “dkcmsu” è il nome che dovrete inserire in FLIPS. Se tutto è andato nel verso giusto, avrete un nuovo file dkc_msu.msc che avete appena creato. Apritelo col vostro emulatore, e avrete Donkey Kong con musica in qualità CD, remixata secondo il pack che avete scelto.

Buon divertimento, e buon ascolto.

 
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from highway-to-shell

Il governo ha fatto finalmente chiarezza, adesso abbiamo un indice in grado di esprimere il valore della vita di un lavoratore:

In caso di infortunio mortale arriverà una decurtazione di 20 punti. Solo 15 in caso di incidente che determina un’inabilità permanente al lavoro.

Le aziende avranno una specie di patente a punti che con un sistema di bonus e premi potrebbe partire da 100 punti e quindi con una rapida divisione se ne deduce che i primi 5 morti sono gratis! Wow!

Quando le tessere a punti del supermercato incontrano le carte Pokemon ecco il governo partorire provvedimenti che metterano la parola fine al dramma delle morti bianche.

Link

A quanto pare c'è un aggiornamento successivo alla prima notizia: Update

Sergio Germano (Consorzio Barolo e Barberesco): “Anche noi vittime”

Ma poverini, si capisce che non è colpa loro, ma vuoi mettere la fatica di fare qualche verifica prima di rivolgersi ad una qualsivoglia azienda per la manodopera, dovrebbero prima di appaltare un lavoro farsi dare della documentazione, controllare le certificazioni, mettere per iscritto condizioni... troppo lungo, burocratico e complicato! E basta con sta storia che lo fanno per aumentare i ricavi, a loro non interessano i soldi, lavorano per la gloria e la gioia di portare pregiate bottiglie di vino sulla tavola di tutti! A ben vedere sono più vittime delle vittime!

#lavoro #capitalismo #politica

 
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from Il Taccuino

Joan Semmel, Study for Night Light 1978, oil crayon on gray paper J. Semmel, Study for Night Light, 1978, pastello a olio su carta grigia.


Tu non sei una statua d'alabastro né di marmo levigato ma i minuscoli solchi dei tuoi anni porti come lastra d'acquaforte, essi sul tuo corpo disegnano ogni forma: ecco una driade, una ninfa, un'odalisca, la Maddalena ai piedi della croce.

Potessi baciare invece i tuoi, le caviglie, le ginocchia, sfiorare con le dita quasi fossero pennelli l'interno molle delle cosce, e discoprire il fiore che tante volte dischiudesti, l'acre odore che m'inebria, assaporare il tuo mistero, prosciugarti goccia a goccia.

Se ti confessassi ciò adesso fuggiresti, terrò dunque solo mio questo segreto. Animo mio inquieto, va da lei stanotte, non svegliarla, adagiati tra i seni, sia per lei questa passione che non si consuma. Per questa unica notte sola. L'unico amore possibile è quello che non esiste ancora.

 
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from highway-to-shell

Ma chi l'avrebbe mai detto? Il capolarato a quanto pare non riguarda solo quei campi dove i prezzi della vendita al dettaglio costringono i poveri latifondisti ad abbattere i costi di raccolta.

I vigneti in cui i braccianti venivano sfruttati erano quelli di produzione di pregiati e noti vini docg, dal Moscato, al Barbera e al Nebbiolo anche per il Barolo.

Quindi riserva speciale si riferisce al trattamento riservato ai braccianti?

Dai 4 ai 5 euro all’ora la paga, anche per 15 ore di lavoro nelle vigne, ma poteva anche scendere a 3 euro.

Poi la singola bottiglia viene venduta a prezzi stratosferici.

Link

#capitalismo #lavoro #sfruttamento

 
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from Le ricette di Kenobit

Questa ricetta nasce come modo per recuperare del pane secco. Mi appaga molto perché mi ricorda le polpette che mi faceva la nonna. Le chiamavo, da piccolo, “le palline”.

INGREDIENTI – pane secco – latte di soia non zuccherato – 150 g di lenticchie secche – cipolla – carota – un cucchiaio di tahini – un cucchiaio di miso – pomodori secchi – un cucchiaio di concentrato di pomodoro – peperoncino – cumino – aglio in polvere – lievito alimentare in scaglie – spezia tandoor (facoltativa, usate le spezie che volete) – Veggfast, 15 grammi (proteine delle patate, facoltativo ma molto consigliato perché fanno molto bene quello che farebbe l'uovo in una polpetta) – pan grattato – olio

Per la salsa: – passata di pomodoro – origano

PROCEDIMENTO

Cose da fare prima Mettere il pane secco a mollo nel latte di soia. L'ideale è che, alla fine, il pane abbia assorbito tutto il latte. Non serve affogarlo. Lasciatelo in ammollo per un paio d'ore.

Cuocere le lenticchie secche. Ovviamente se state usando lenticchie dal barattolo, non serve. Solitamente ci vogliono quaranta minuti.

Le polpette Mettete a soffriggere carote e cipolle tritate finemente. Vogliamo giusto farle sudare e diventare traslucide.

In una ciotola mettete il pane ammollato, le lenticchie cotte e aggiungete tutti gli ingredienti alla miscela, tranne il pan grattato (che metteremo alla fine). Potete ovviamente regolarvi secondo i vostri gusti e in base a quello che avete in frigorifero. Vi consiglio, anche in ottica di altre preparazioni vegane, di recuperare un vasetto di Veggfast. Dura molto e fa la differenza in queste preparazioni. In particolare, si comporta come un uovo in cottura, e quindi rapprendendosi darà struttura alle nostre polpette.

Impastate tutti gli ingredienti con le mani, o volendo con un robot da cucina. Quando avrete ottenuto un impasto omogeneo, aggiungete il pan grattato, fino a che non ottenete un impasto lavorabile, dal quale potete facilmente ricavare delle polpette. Se avete tempo, lasciate riposare l'impasto in frigo (coperto) una mezz'oretta.

Formate le polpette e cuocetele come più vi aggrada. Potete farlo in forno, potete farlo in padella con l'olio (scelta consigliata) o potete addirittura friggerle (deep fry, decisamente overkill ma sempre buono).

Quando le polpette saranno dorate e croccanti, toglietele dalla pentola e preparate la salsa. Nella stessa pentola dove avete cotto le polpette, aggiungete passata di pomodoro, sale e origano. Cuocete qualche minuto a fuoco basso.

Quando sarà pronta, spadellateci dentro le polpette e servite.

 
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from RINASCITA DELL’ALCHIMISTA STAREC ZOSIMA

Zosima lo Starec incontrò di nuovo se stesso, incontrò il dio del suo mondo e come tutte le divinità ambì all’eternità e volle essere rappresentato e disse e promise infinite ricchezze ovunque anche nel mondo senza lavoro dove l’ozio rende liberi dove si gode fino a non poterne più si vuole godere di più e promise e creo così l’arte o meglio l’arte di controllare ancora di più e meglio sì esprimetevi schiavi pensando a me sì che siate eternamente quando la mia eternità condannati a sentirvi liberi amandomi, qua e sempre qua tornerete, l’arte è puro controllo, l’arte non esiste sporchi stupidi esseri viventi umani non capirete e non capirete mai perché soffrite ma Zosima anche qua fallì, sì rinacque ma non comprese c’era ancora molto da uccidere e morire. Era insolito per chiunque passasse per le vie non imbattersi in esseri viventi non umani, questi erano già da diverso tempo irriconoscibili dagli esseri viventi umani. Tra loro gli esseri viventi comunicavano e questo comunicare piacque davvero ora sì agli esseri viventi non umani, questa prerogativa dei viventi era allettante sì questi elettroni che si legano e si fermano e sedimentano lacune peccati non dogmatici che si fugga dalle leggi e che questo ordine contro l’altro è sempre una lotta uno contro un altro non esiste un terzo, il terzo è sempre un po’ dei due la falsa trinità. Zosima disse alla chimera madre sconosciuta amica “sostituiscimi, io non ho saputo accettare il tuo affetto e tu non hai saputo capirmi o non hai voluto ma io d’altronde chi sono chi è mio figlio dov’è mio padre” innamorate della paura della propria fragile anima e Zosima era come loro almeno fino al quel giorno o lo era stato almeno in passato. Un giorno l’alchimista incontrò una giovane coppia che era già pronta per dormire in caldi vestiti pieni di leggendari ricami rappresentanti la loro infinita inadeguatezza “e ti immagino da vecchia molto più grassa e molto più felice” essere vivente troverai la pace e distintamente l’altro pensò così intensamente da poterlo sentire “vado a fare la spesa così prendo la mia ora d’aria da te”. Starec Zosima conobbe suo padre poco prima di vederlo morire intenzioni mancanza di coraggio e l’umanità sempre nascosta e mai cercata in verità mai andato oltre il minimo necessario per far terminare i discorsi e finalmente il silenzio. Luce o divina guida Zosima si nascose da essa e fece bene, la luce acceca, serviva nascondersi in profondità e vedere se questa luce serve davvero che poi servire è sicuramente troppo nulla serve davvero forse al massimo se la luce migliora il cammino se è più sostenibile se i dubbi diminuiscono ma ovviamente in quel momento non ci fu consapevolezza solo azione solo la luce in realtà non era abbastanza vicina ma comunque inevitabile chiuse quindi gli occhi e la luce non fu più. Al buio Zosima dovete ricorrere ad altri sensi per farsi guidare da se stesso e lo fece ma la luce esiste per essere guardata per scaldare è questo il suo scopo e la luce sparì del tutto. Tradito dalla luce ripeté alla luce “sei il male sei il male” quando era tutto pervaso dal fuoco quando camminare era così difficile che si cadeva su un terreno fatto di odio e insicurezza, la ricerca è così dolorosa ma il dolore fa lottare e se c’è abbastanza da bruciare e se non si ha il coraggio di cedere, la solitudine è semplice, non vale la pena perdersi, sensi di colpa illudono, non c’è colpa, i sensi spiegano sempre una parte e la follia continua a pervadere solo l’insicurezza “mi illudevo così tanto e così bene dove è la verità adesso?” non il centro qua pensò Zosima non certo vicino “la vita è dicotomica inspira espira e il passaggio?” come passare come fermarsi come procedere se non sbagliando fino errori sempre più sostanziosi di conseguenze e nel cielo una grande voragine luce tuono silenzio più niente da sentire buio più niente da vedere.

 
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