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from Racconti spontanei che attraversano l'autore

Il potere è sfrenata individualità che ignora il presente continuamente proiettato in un futuro di distruzione dal quale sarà lontano a crogiolarsi e a dire “la colpa è vostra”. Il percorso è tracciato con chiarezza, ignoranza della sconfitta e dell’oblio. Gli esseri umani hanno smesso di amarsi, tollerarsi, capirsi, sono selvaggi tornati al primo ululato. Hanno smesso di includersi, differenziarsi, etnicizzarsi, diventare minoranza, ora sono una sola cosa e non conta altro se non quello che c’è nel mezzo, hanno smesso con gli alberi e le radici, diventano finalmente batteri proliferanti ammassati e ammassanti, una follia febbrile divagante, fauci tanto aperte da spaccare le mandibole. E non importa se hanno perso la memoria, costruiranno nuove storie su quello che rimane delle vecchie immagini dimenticate, con un linguaggio nato per dare ordini e non per fare arte o filosofia. Vivono nel virtuale, che è tutto ciò che vedono i loro tre occhi individuali, si parlano addosso autocitandosi e nell’immaginare il futuro non dimenticare; gli esseri umani reagiscono.

 
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from ordinariafollia

ordinariafollia-log_019-2024.jpg

è stato subito chiaro che questa intima scatola d'acciaio avrebbe fatto di me un uomo o una donna più dei baffi o della gonna più della cravatta e della valigetta, più delle rose, del bancomat o della fretta.

è stato subito chiaro che questa amante a scoppio avrebbe fatto di me un albero libero o una roccia libera più della carta di identità più delle processioni e delle lavanderie a gettoni, più dei colori delle bandiere o del pin.

 
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from Super Relax


Versione abbellita su Wordpress Panoramica su OpenStreetMap

È la strada che conduce alla parte più alta di Vallemarina, una delle frazioni di Monte San Biagio. Una zona di campagna, senza attrazioni particolari ma dove è molto piacevole pedalare, affrontando pendenze poco impegnative (generalmente), circondati da una natura non eccessivamente antropizzata, con pochi agglomerati veri e propri di abitazioni che cedono presto il passo alle singole abitazioni.

Che si provenga da Fondi, Terracina o Monte San Biagio, l’accesso principale è sempre lo stesso: l’incrocio che dalla SS 7 Appia immette in via Macchioni, all’altezza del cimitero di Monte San Biagio. Volendo, da Terracina è possibile accedere sia da via Epitaffio, strada non asfaltata, che da via di Mezzo, 500 metri più avanti. Provenendo da Fondi, è possibile evitare la maggior parte del tratto sulla statale seguendo due percorsi: il primo, consiste nella sequenza via San Magno, via Rene, via Provinciale San Magno, viale Europa e, infine, 2,7 km di statale, fino a via Macchioni.
L’altra strada passa per le vie parallele ai binari: via della Ferrovia, via Sotto Ferrovia, via Parallela della Stazione e, infine, via Bufalari per immettersi sulla SS 7, tornare indietro di circa 300 metri e poi inserirsi in via Macchioni.
Ahinoi, questa opzione prevede possibili incontri con cani, mi è capitato di imbattermi in due maremmani: uno tranquillo e disinteressato, l’altro scappato da una recinzione e molto aggressivo, che ha tentato di aggredirmi nonostante fosse presente il proprietario, che cercava di calmarlo senza alcun risultato.

Il tratto iniziale, via Macchioni, è sostanzialmente pianeggiante, con qualche salita e discesa di lieve entità. Dopo 1 km abbondante, c’è il primo incrocio e, volendo, potete andare a destra per percorrere qualche stradina secondaria, per il gusto di farlo.
Per arrivare in via Viola, invece, dovete semplicemente proseguire sempre dritto, seguendo quella che sembrerebbe una strada principale. Lo è.
A un certo punto, ci si imbatte nell’incrocio con via Cervelloni o Cervellone: la toponomastica ufficiale dovrebbe essere al plurale, ma l’indicazione è al singolare, quindi chissà; in ogni caso, svoltando a sinistra si raggiunge uno spiazzo dominato da una fontanella, appunto Fontana di Cervellone.
Proseguendo dritti, invece, siamo finalmente in via Valle Viola, dove la salita vera e propria inizia.

Finite le salitone, brevi ma intensissime nella parte conclusiva, si giunge all’incrocio con via Pozzo Cipolla ed è lì che termina questo itinerario. A destra, via Valle Viola prosegue ancora per un po’, finendo nei cortili di alcune abitazioni; continuando a sinistra, ci imbattiamo in una sbarra con divieto di accesso ai veicoli. Eppure, sembra che non tutti i ciclisti rispettino il segnale, probabilmente usufruendo del cancelletto pedonale alla destra della sbarra, superato il quale ci si dovrebbe immettere su una strada sterrata per poi raggiungere il pozzo che dà il nome alla via, evidentemente locato in una proprietà privata.

Dopo aver percorso il tragitto al contrario, ci si ritrova all’incrocio di via Macchioni con la SS 7 Appia, dove scegliere di proseguire per Terracina, Monte San Biagio o Fondi (rifacendo il percorso inverso o passando per le zone del lago).

Cosa portarsi dietro:
– Borraccia;
– Crema solare, si pedala lontani dall’ombra per buona parte del percorso;
– Coccodrilli o orsetti gommosi per un pizzico di dolcezza ma, prima ancora, spizzichi di carboidrati e zuccheri.

Fontanelle:
Percorrendo via Provinciale San Magno, ci imbattimo alla solita fontanella al semaforo. Come anticipato, nello spiazzo di via Cervelloni ne troviamo un’altra, non so se sia potabile o no. Dovrebbe: non ci sono indicazioni contrarie, comunque non me ne sono mai servito.

Terreno e altimetria:
Secondo Strava, via Valle Viola è una salita di 4,14 km, pendenza media del 5,6%: non ho particolare motivo di dubitarne, ma questo valore può trarre in inganno sulla difficoltà complessiva. Le pendenze sono moderatamente dolci per buona parte del tempo, con qualche breve rampa all’8-10% e un po’ di saliscendi.
Il tratto più difficile ci attende alla fine, con pendenze a due cifre in alcune rampe, anche del 15%: non nego di essermi fermato, una volta, per abbassare il ritmo cardiaco, prima di ripartire per le ultime centinaia di metri. Per i ciclisti meno allenati, come me, consigliati rapporti molto agili, da mountain bike.
L’asfalto è molto buono all’inizio, in via Macchioni, poi diventa progressivamente meno curato, con un numero di solchi e rattoppi crescente. Vista la scarsità di traffico, difficilmente il manto stradale sarà rifatto a breve.

Potenziali imprevisti, pericoli e cani aggressivi:
In salita, poco da segnalare, a parte l’asfalto poco curato di prima. La discesa è da affrontare con cautela nella parte iniziale, per via delle pendenze elevate che vi catapultano velocemente a circa 50 kmh: ci sono alcuni incroci, curve su carreggiate strette con scarsa visibilità e tratti di strada con della ghiaia di troppo, quindi meglio procedere con cautela e evitare inchiodate coi freni, perdite di aderenza o incontri troppo ravvicinati coi pochi automezzi in circolazione.
Non incontrerete gruppi di ciclisti, probabilmente non ne incontrerete neanche uno, se non dopo esser tornati sulla SS 7; in ogni caso, non si è in mezzo al nulla e ci sono case abitate lungo tutto il tragitto.
Cani aggressivi non ne ho mai incontrati, anzi: fate attenzione a eventuali gatti e cani di piccola sdraiati in mezzo alla strada, intenti a godersi la tranquillità del posto.

Variazioni del percorso:
La salita di via Valle Viola presenta un solo versante e non c’è altro modo di percorrerla; tuttavia, siete liberi di perdervi nelle stradine laterali che la precedono, quelle senza via d’uscita sono poche.

Traccia su Komoot

 
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from Il Problema della Musica

Siamo sempre stati, o siamo diventati?

Eppi niu iar, italiani brava gente!

Sarebbe da scriverci un libro, fare uno studio, esaminare, guardare, analizzare il tutto, perchè il fenomeno colpisce duro, ed è difficile comprenderne le cause. In più, terrorizza.

Mentre è in corso la terribile, assurda, ingiusta vicenda di Cecilia Sala, basta farsi un giro sotto i post di una qualunque testata online che ne parli. “E i #marò?” (sembra di essere tornati indietro, in un cerchio senza fine)

E' bastata l'imbeccata di un rotolo di carta igienica destrorso, che l'ha additata a “nemica” perchè 13 anni fa aveva fatto un tweet non favorevole ai due tizi citati (aveva 18 anni...).

Apriti cielo! sta venendo fuori tutta la melma del Paese, che invoca pene severissime per la Sala, e chissà mai perchè dal momento che non ha fatto niente: eh già bravo, ma lei ha osato criticare i marò (che, quantomeno, uccisero delle persone, è provato). Quindi, lei è nemica, va additata, disprezzata, ingiuriata.

Ora, conosciamo bene lo schifo e l'abiezione di certi giornalini di destra (strano eh...), bravissimi a fomentare queste pecorelle; in sostanza, questo serve a distrarre il popolino, tipicamente destrorso, dalle nefandezze e dai disastri causati dal loro governetto; sia mai se ne accorgano, no no, diamogli un nuovo nemico con cui tenere l'attenzione occupata, e via, si fa lo stesso con i migranti del resto (per fortuna c'è chi “difende i confini” ...). (mi domando come mai l'Ordine dei Giornalisti non dica una parola, e va beh, a cosa serve non lo sa nessuno).

Sei un mediocre? hai una vita di merda? sei un fallito? sei un perdente invidioso? ti diamo occasione di sfogarti contro una persona preparata, di successo, che guadagna più di te, tiè!

Il problema vero nasce nel momento in cui ti accorgi che, in questi commenti, trovi persone che, incontrando nella vita reale, definiresti “qualunque” :

  1. vecchi boomers semianalfabeti, che non sanno scrivere un commento senza commettere grammaticidio
  2. nonnine con il presepe nella foto del profilo, e figli e nipotini...
  3. uomini vestiti bene, che paiono d'affari, che sembrano acculturati
  4. gattare e/o animaliste, con il profilo pieno di dolci micetti o canniolini
  5. persone cattolicissime, piene di post di santini e amen
  6. mamme con foto dei pargoli in bella evidenza

Tante donne! Tante! Ma perchè? Perchè tutta sta istigazione alla violenza, sti insulti gratuiti? sta disumanità? ma cosa siamo diventati? A me questo abisso fa paura, tanta.

Temo non basterà il ricambio generazionale; qui abbiamo tanta gente a cui è andato in pappa il cervello, e che, con assoluta indifferenza e cattiveria, augura torture, sofferenza, morte. La replica di “Gesù o Barabba”? Il pollice verso delle arene dei gladiatori?

Ma come siamo diventati cosi? O siamo sempre stati cosi?

 
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from manuel

Introduzione

Film commentati
	├─── Venom The Last Dance
	├─── Oceania 2
	├─── Kraven Il Cacciatore
	└─── La stanza accanto

Ho raggruppato tutti i miei post inerenti ai film che ho visto al cinema negli ultimi mesi con voto e un breve commento. Alcuni di essi conterranno spoiler di qualsiasi tipo.

Buona lettura.


Venom – The Last Dance

Voto: 4/10

Un'accozzaglia di inutilità mista a dialoghi imbarazzanti e personaggi plasticosi che non sanno nemmeno come rapportarsi tra di loro.

Tom Hardy è passabile ed è l'unica cosa buona del film. Gli altri attori... boh, te li dimentichi.

Knull è stato sprecato solo per dire agli spettatori “tornerò ma più avanti”.

Ha qualche momento bello, ma dura una manciata di secondi.


Oceania 2

Voto: 6/10

Va bene mostrarmi lo stomaco psichedelico di una bestia marina. Va bene farmi vedere la versione femminile di Batman che scaglia pipistrelli veri anziché batarang. Va bene farmi sentire delle canzoni.

Ma non puoi:
– farmi sentire due canzoni nel giro di 3 minuti;
– mostrarmi 3 personaggi dimenticabili che si “attivano” solo alla fine;
– far morire e resuscitare Vaiana;
– fare una scena post credit in stile MCU.


Kraven Il Cacciatore

Voto: NC (Non Classificabile)/10

Incommentabile. Tutto quanto è sbagliato.

Personaggi, logica, CGI, ANIMALI IN CGI e, ultimo ma non da ultimo, MACOS SU UN CAZZO DI SURFACE.

Le scene d'azione sono al limite del concepibile. Dialoghi scritti da uno che non sa come si parla. Sceneggiatura orrida. Carisma zero. Tanti, ma tanti, addominali.

Inoltre, questo film è educativo: ho imparato a contare fino a tre e parlare in russo.


La stanza accanto

Voto: 8/10

A differenza degli altri film, su questo ho poco da dire: mi è piaciuto.

Unica pecca: qualche dettaglio in più sul passato di Martha. Non che sia stato poco menzionato, sia chiaro, mi sarei aspettato qualcosina di più per comprenderla meglio.

Per il resto è una storia che sensibilizza il tema dell'eutanasia e di come influenzi molto le persone che ti stanno attorno o accanto.

 
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from la tana di Belzebu

La libertà sempre e per sempre

Il potere degli assegni è indicutibilmente persuasivo, e per assurdo lo è con coloro che meno di altri ne dovrebbero essere sedotti, tuttavia il denaro come il sapere rende consapevoli di quanto più se ne acquisisca e più comprendi di non averne e che non ne avrai mai abbastanza. Ed è cosi che canzoni popolari appartenenti alla storia personale di molti di noi, storia magari finita in tragedia, mai espressa, violentata, calpestata a derisa vengono reinventate dal capitalismo cieco. Mangia tutto, anche e sopratutto la capacità di dire no a chi potrebbe dirlo senza tremare, senza l'incubo del trenta del mese, e pure... La libertà colonna sonora di uno spot per Autostrade, beh, è ammirevole il coraggio di certe aziende che espresso dai maghi del marketing sconfina ben oltre il senso del pudore, oltre l'umano sentimento della vergogna, io suggerico per la prossima campagnà pubblicitaria "uno su mille ce la fa" con la voce del suo cantante naturale Morandi, così da avere una bella ed estesa dichiarazione di inenti. Il capitalismo che tutto divora che tutto vuole e noi, noi, le persone in file, scalpitando di gioia, per il macello, ma con l'assegnino, anche "ino", tutto si supera, si supera la decenza, la dignità la propria e quella altrui. Buon anno a tutti, vi auguro di saper resistere, anche dove resistere è facile, perché ormai nessuno resiste più a nulla, non resistiamo alle lusinghe di plastica tossica di Temu, non resistiamo a niente, vogliamo tutto e diamo in pasto i sogni, le idee, le anime e le fate a mostri ciechi che vedono solo ciò che vogliono afferrare e divorano tutto. il capitalismo

 
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from fili ritrovati: re-fabric Zwirn-schen uns

Nuovo atelier!

mi trovate in via Antonio Rosmini, 23

se non ci sono o per pianificare la visita, i miei contatti sono nella sezione ❓🗣️✉️@📞 .

New location!

you can find me at 23, Antonio Rosmini street

if i'm not there or you wat to plan a session, my contacts are in the ❓🗣️✉️@📞 section.

Neuer Standort!

Sie finden mich in der Antonio Rosmini Straße 23.

Wenn ich nicht da bin oder Sie eine Sitzung planen möchten, finden Sie meine Kontakte im ❓🗣️✉️@📞 Abschnitt.

 
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from la tana di Belzebu

Di Censis, auto elettriche, di classe dirigente e di niente

Il rapporto annuale del Censis che il buon Vecchioni a definito un vecchietto, impolverato aggiungo io, che sta dietro ad una scivania a tirar giù dato statistici da non si sa dove, è anche quest'anno impietoso, gli italiano sono analfabeti funzionali con una percentuale spaventosa che supera ampiamente il 70%, non sammpiamo chi era Mazzini non sappiamo un sacco di cose... Va bene così, del resto per fottere il prossimo speculando sulla pelle dei malati, facendo leva sul il cuore analfabeta della persone non occorre sapere chi era Mazzini, questo non ci salva dagli errori di comunicazione, errori che ci fanno guadagnare milioni di euro in panettonni. "Ah! approffitto dell'occasione per porgere ai miei lettori un sentito augurio di un sereno Natale..." Ma torniamo al 76% di persone non in grado di comprendere un testo scritto, mi piacerebbe conoscere la dispersione di questa percentuale, o meglio come questa sia distribuita sull'intera popolazione, ovvero come i caproni ignoranti siano presenti in tutti gli strati della società cosiddetta civile, si perché sentendo "haime!" spesso parlare politici e classe dirigente non mi pare che questi siano estranei a questo 76%. Basti pensare alle sparate su piazze e libri del nostro ex ministro dell'istruzione, alle paraboliche sortite del nostro ministro dell'interno su chiodi sinistri che attentano alle nostre infrastrutture d'avanguardia ma anche ad una pletora di economisti ed esperti di mercato, soprattutto nell'automotif che non comprendono come mai non si vendano più le auto, elettriche principalmente, ma anche tutte le altre, "classiche" in generale, auspicando interventi mirabolanti quanto improbabili da governi esautorati e privi ormai di qualsiasi forma di autorità ancor che di autorevolezza. Sul sito di Fiat, Stellantis o quel che è, poco importa, possiamo approssimarci all'acquisto di una city car elettrica come, ad esempio una bella 500, macchina carina, dal design riuscito, design del 2007, ricordiamocelo, per poi scoprire che, volendo acquistarla con un conveniente finanziamento, verseremo € 2.500 subito, per poi procedere con comode rata da € 199 al mese per 36 mesi con una maxi rata finale pari a € 14.616,35, (Tan Fisso 2,99% Taeg 4,81%) lascio a voi il conteggio. Poniamo che una persona abbia un reddito pari ad € 40.000 lordi annui, con un impatto fiscale, del 60%, perché si le tasse non sono soltanto quelle che ci ritroviamo nella busta paga, abbiamo bolli, canoni, Tari, imu e altri mille mila balzelli, senza contare IVA etc... Dicevamo, un impatto fiscale del 60% i nostri 40K lordi annui diventano 16.000 euro, da suddividersi per 13, ma facciamo dodici mensilità per uno stipensio mensile pari ad € 1.330... Che falciato da un mutuo che, soffiando sul vento dell'ottimismo, abbiamo ad un tasso fisso per trent'anni che ci porta ad una ratadi € 350 andoamo a € 980 con i quali dovremmo mangiare, vestirci, vivere dignitosamente, sperando di non aver un mal di denti urgente o chel'amministratore non scappi con i soldi sull'isola dei panettoni con una bionda che si sente libera... Beh amici miei economisti, manager, esperti in marketing di sto ...zo i soldi per la 500 elettrica, green che salva il mondo gli analfabeti funzionali da 1.330 euro al mese non li hanno. Gli analfabeti funzionali, ignoranti, razzisti omofobi, assassini se maschi bianchi eterosessuali, servono solo ad arricchire queste cime di ...zo sesquipedali. Il governo dalla super potente Giorgia Ia convoca il patron di Stellantis a riferire dopo la fuga da cento milioni di euro di Tavaers, e la crisi che invitabilmente porta a tagli da esercitare a svantaggio dei lavoratori, "che strana sta cosa eh!?) Elkan declina l'invito dicendo che riferirà quando avrà qualcosa da dire, sostanzialmente ha fatto spallucce... E meno male che questi sono quelli della destra, quelli del governo forte e patriota... O si rimette il lavoro, remunerato in maniera congrua, al centro della vota delle persone, ma non nella narrazione del lavorare per performare per produrre mille volte di più di quello che sarebbe necessario, ottimo e abbondante. Il lavoro come motore per una società che sia ricca per tutti, che sia condivisa nell'intento di migliorare.

 
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from Il Problema della Musica

Ho letto un po' di cose in giro, in questo periodo, per cercare di capire se tutto il pessimismo che circonda la Musica, anche per l'avvento delle nuove tecnologie, sia davvero fondato. Non viviamo tempi esaltanti, dal punto di vista musicale, questo è evidente a chiunque se ne occupi, ma davvero non c'è speranza?

Ben evidente è anche il declino delle grandi major discografiche, che si sono trasformate in sterili aziende di pura gestione della proprietà intellettuale, perdendo il contatto con la creatività. E' un male? forse no, ci sono già molti esempi di una maggior connessione tra artisti e ascoltatori, connessione diretta, e tutto questo potrebbe evolvere nei prossimi anni, grazie anche a piattaforme alternative e, perchè no, tecnologicamente avanzate, che permettano un sempre più semplice contatto diretto con gli artisti.

Magari è una speranza, ma la creatività potrebbe trovare nuovi sbocchi proprio grazie alla moltiplicazione di canali e di generi musicali, proprio a scapito delle major ingessate nella loro omologazione. In fondo, parliamo di arte!

Oggi, chiunque ha la possibilità di creare la propria musica, e renderla disponibile a tutti, senza spendere cifre folli ne legarsi a contratti capestro.

L'omologazione ha reso i pezzi e i dischi tutti uguali, ma è questo che cerca davvero l'ascoltatore? O cerca qualcosa di nuovo? Potrebbe trovarlo in questo magma di arte “decentralizzata” e più dinamica, e non è uno scenario cosi inverosimile, già accade.

Le piattaforme di streaming tendono ad appiattire il tutto su logiche algoritmiche, e non fanno innovazione: l'innovazione musicale viene da “outsiders”, dai margini della società, dalle scene live, dai club e dalle piattaforme alternative, e in questo non si differenzia dal passato, è sempre stato cosi.

Ecco, la musica live può essere un motore importante di questa evoluzione : l'energia e l'emozione non possono essere replicate dalle app, e questo i fans vogliono, e, come la cronaca dimostra, pagano anche cifre elevate pur di essere “presenti”.

La creatività, l'energia, la passione, la voglia di qualcosa di nuovo, e la connessione diretta, il tutto mescolato in un nuovo ecosistema decentralizzato e creativo, dove la qualità prevalga, insieme ad una partecipazione più coinvolta.

Decentralizzazione e creatività

Ripeto, stiamo parlando di arte! La musica troverà strade nuove, la musica non può essere solo questa di oggi, cercate bene, ci sono delle perle nascoste, e credo (e spero) che tutto questo esploderà in qualcosa di grande e stimolante, dove tornerà a regnare la bellezza.

 
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from schizo

Pubblichiamo un estratto da Trincerate nella carne – Letture intorno alle pratiche della postpornografia, libro di Lucía Egaña Rojas edito da Meltemi editore. Collana Culture Radicali. Traduzione a cura di Helena Falabino e Ippolita. Ringraziamo l’autrice e l’editore per la disponibilità.

Il saggio traccia la storia del postporno a Barcellona, epicentro europeo di un fenomeno che ha coinvolto alcune frange del femminismo delle ultime generazioni. In aperta polemica con la normatività dalla pornografia commerciale, il postporno usa la sua carica politica per occupare lo spazio pubblico rendendo visibili corpi e pratiche sessuali marginalizzate dal perbenismo della società civile.

https://che-fare.com/almanacco/cultura/trincerate-nella-carne-letture-intorno-alle-pratiche-della-postpornografia/

 
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from schizo

… Il tortuoso iter processuale relativo alla Strage, concluso nel 2005 con l’assoluzione degli imputati, ne certificò però la matrice fascista – in particolare dell’organizzazione Ordine nuovo – e di Stato. Restano infatti confermate in via definitiva le condanne per depistaggio a due ufficiali del Sid, così come il coinvolgimento dell’ex ordinovista Carlo Digilio, di Franco Freda e Giovanni Ventura, non più imputabili poiché assolti in via definitiva.

Sarà il primo anniversario che vivremo senza Licia Pinelli, moglie del ferroviere anarchico Pino Pinelli, ucciso nei locali della Questura di Milano tre giorni dopo e falsamente accusato di quella strage…

Anche quest’anno i movimenti sociali milanesi hanno lanciato l’appuntamento per un corteo. Appuntamento giovedi 12 dicembre alle 18.00 in Largo Cairoli.

Domenica 15 dicembre ci sara’ invece un presidio musicale in Piazza Fontana alle 15 in ricordo di Pino e Licia Pinelli

https://www.radiondadurto.org/2024/12/12/milano-55-anni-fa-la-strage-fascista-e-di-stato-di-piazza-fontana/

 
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from pop e memorie


Non era proprio la Saltafoss originale, ma uno dei suoi cloni più diffusi: Super Cross, forse? Quella con la leva del cambio che sembrava una manopola del Daitarn, insomma; il modello più diffuso, dalle mie parti, era quello nero coi finimenti gialli. E nera, coi finimenti gialli, era quella di un mio amico alle medie, il secondo di quattro fratelli.

Da bambino, ho avuto un paio di biciclette per un periodo brevissimo, ho davvero imparato ad andarci sul balcone di casa, tre metri in tutto e stretto abbastanza da non poter neanche fare inversione di marcia, a patto di non sollevare la bici sulla ruota posteriore e farla ruotare. Ci facevo i tre metri del balcone e poi tornavo indietro spingendomi coi piedi, una, dieci, cento volte, fino a imparare. Non mi portarono mai in un parco, niente.

Diversi anni dopo, bontà loro, ricevetti una Graziella di quelle pieghevoli, col freno a contropedale: nessuno dei miei amici ne aveva una del genere, quindi fui sempre ostile a quella soluzione. L'ostilità, però, durò poco: un giorno tornai da scuola e seppi che la bici era stata venduta. Stavolta, però, per qualche sabato mi avevano accompagnato al Centro Direzionale di Napoli, allora ancora in costruzione, per qualche giretto nei viali già completati, mentre intorno sorgevano quei palazzi che sembravano del futuro.

Nei film statunitensi, quelli che ci hanno indottrinati e plasmati, le BMX accompagnavano i ragazzi in avventure fantastiche, o anche solo da casa a scuola. Quelle case brutte tutte uguali, col giardinetto e il garage. E la cameretta al piano di sopra, con la finestra da cui scappare di soppiatto per le avventure notturne. Tipo sfuggire ai poliziotti, prima coi fucili e poi coi walkie-talkie, per salvare l'alieno nel cestello della bici, diventando una silhouette contro la Luna. Tante altre avventure, forse più terrestri ma non meno esaltanti.

Noi, invece, abitavamo in case brutte tutte scassate, la cameretta solo per i più ricchi, in un palazzo o in una palazzina. Le avventure altrui (mi escludo, essendo sempre stato appiedato) consistevano, al massimo, nell'andare con la bici nei posti ancora risparmiati dalla cementificazione, a sfrecciare, saltare e cadere sulle cuneette di terreno. In periferia, quando la periferia era più vasta. La mia unica avventura in bici, quindi, fu su quella lunga sella strana delle Saltafoss e delle loro imitazioni, questi chopper a pedali che invogliavano a girare con un passeggero.

E passeggero ero quella volta che, in un pomeriggio di strade ancora poco trafficate, stavamo andando a casa di un altro amico, sfrecciando davanti a un venditore di sigarette di contrabbando. Nell'ebbrezza della velocità, posseduti dalla libertà e dall'anarchia, gli urlammo qualcosa contro, non ricordo precisamente ma nulla di sconvolgente. Quello, per tutta risposta, abbandona il banchetto delle sigarette, salta in sella a un Ciao scassato parcheggiato alle sue spalle e fa per avviarlo e, presumibilmente, per insegurci. Iniziamo a ridere, incoscienti, l'amico spinge sui pedali, per quanto possibile, ma impossibile lasciarcelo alle spalle: era una di quelle cose che si fanno stupidamente, come se si potesse evitare l'ineluttabile. Un centinaio di metri, considerato il nostro vantaggio iniziale, ci raggiunge e ci becchiamo uno schiaffo sul coppino a testa. Senza neanche una parola a commento.

Proseguiamo fintamente mesti, intanto il contrabbandiere si allontana e, appena riteniamo di essere ormai a distanza di sicurezza, scoppiamo a ridere. Questa è stata la mia più grande unica avventura in bici, nei tanto celebrati Anni Ottanta.

 
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from Super Relax


Versione abbellita su Wordpress Panoramica su OpenStreetMap

La Sughereta di San Vito (coordinate) è un’area naturale ai piedi del Monte Calvo, nel territorio di Monte San Biagio, piccolo comune dal caratteristico borgo medioevale, parte del comune di Fondi fino all’unità d’Italia, col nome di Monticelli. È la più estesa sughereta dell’Italia peninsulare ed è un posto perfetto per dei giri in bicicletta.

È raggiungibile, partendo dal centro di Fondi, percorrendo via San Magno prima (la strada che parte dall’ospedale e giunge fino al Monastero che dà il nome alla zona) e via Rene poi, verso Monte San Biagio; giunti all’incrocio col semaforo, svoltare a destra e andare sempre dritti.
Scendendo da Lenola, dalla SR 637, bisogna svoltare a destra e seguire via Sant’Oliva prima e Colle Troiano poi, fino a raggiungere via Rene e l’incrocio col semaforo.

La strada è pianeggiante fino all’inizio di via Vetica, poi arrivano le salite di diverse intensità, a seconda delle strade scelte. Le vie principali della zona sono via Vetica, via La Vecchia, via Limatella, via San Candido, via Amerone e Via Dupante.
Via Amerone è da evitare: pendenze molto elevate in entrambi i sensi, fondo a tratti privo di asfalto e ricoperto di rocce aguzze.

Via Dupante, subito dopo la Sughereta, è una strada senza uscita con poco asfalto e molto cemento senza uscita, lunga circa 1,5 km, salita moderata con una o due rampe; giunti quasi alla fine, possiamo ammirare uno degli alberi monumentali d’Italia.

All’incrocio con via Dupante, troviamo il proseguimento di via Vetica, ed è lì che iniziano le salite: come considerazione generale, ne incontrerete di più ardue tenendo la sinistra, ovvero percorrendo tutta via Vetica fino in cima, all’intersezione con via delle Fate, ai piedi del monte omonimo. Nel caso vogliate scegliere questa strada, affronterete una salita che solo i più allenati riusciranno a fare in un solo fiato. Io no: con le mie gambe e i miei rapporti devo fermarmi un paio di volte. I punti più difficili sono, appunto, due: il primo, un tornante micidiale poco prima della strada che porta all’Azienda Equituristica Sughereta, che spezza letteralmente il fiato ai ciclisti meno allenati; la seconda pendenza molto impegnativa è in cima, subito prima di scollinare, prima di scendere per poi risalire brevemente e, infine, scendere a velocità folle per l’altro versante via Vetica.
Il consiglio, per il ciclista della domenica, è di proseguire per via Vetica fino a imboccare via San Candido e poi scendere per via Limatella, sia imboccando la prima discesa a destra che continuando a sinistra. Attenzione: il breve tratto di via San Candido è decisamente tosto, quindi innestate una marcia sufficientemente bassa prima di affrontarlo, per non ritrovarvi a pedalare con cadenze da Tour de France del 1910 sul tratto finale della rampa, poche decine di metri ma con pendenze decisamente importanti.
Attenzione anche alla discesa: se, come me, non siete maestri nel governare il mezzo, meglio evitare di andare a briglia sciolta, specie dopo il passaggio da via Limatella a via La Vecchia. Vi aspettano, infatti, due curve, una dopo l’altra, praticamente a 180° e con pendenze attorno al 14%, almeno. Da fare con freni a disco o, in mancanza, freni a pattino in perfetto stato di manutenzione.

Alla fine di via La Vecchia, potrete svoltare a sinistra per una visita a Cascata San Vito, nello spiazzo di Fontana Villa San Vito. Si tratta di un’area con un paio di tavoli per picnic, una rastrelliera per parcheggiare le bici e tre fontane, a dire il vero sempre chiuse negli ultimi tempi, alle spalle delle quali scorre un torrente generato dalla suddetta cascatella artificiale.

Diversamente, svoltando a destra raggiungerete via località San Vito e, dopo poco, un altro bivio: sulla destra, la salita breve e intensa di via Madonna della Ripa, che porta a Monte San Biagio e, a destra, via Carro, che ci conduce all’incrocio col semaforo visto all’inizio.

Nel mio giro odierno, ho attraversato Monte San Biagio, percorrendo la discesa di viale Europa per poi immettermi, dopo il semaforo, in via Mare, una delle strade della piana di Fondi dalle parti del lago e dei suoi affluenti. Tutto pianeggiante, tutto silenzioso: la quiete del posto è movimentata solo dai versi della fauna locale, gli uccelli di varie specie e gli anfibi che gracidano nei canali.

Cosa portarsi dietro:
– Borraccia;
– Crema solare, si pedala lontani dall’ombra per buona parte del percorso;
– Coccodrilli o orsetti gommosi per un pizzico di dolcezza ma, prima ancora, spizzichi di carboidrati e zuccheri.

Fontanelle:
Ce ne sono diverse. La prima, è al famoso incrocio col semaforo. Successivamente, ci sarebbero le fontanelle di Villa San Vito, ma sono solitamente chiuse, quindi la prossima è poco distante, Fontana del Vescovo, nei pressi dell’omonima traversa senza uscita. Ancora più avanti, ne troverete una all’incrocio tra via Vetica e via San Candido.
Infine, al ritorno ne troverete un’altra a Monte San Biagio, esattamente di fronte alla casa comunale.

Terreno e altimetria:
Questa zona è fattibile con qualsiasi bici da strada, gravel o mountain bike; il manto stradale, seppur non dei migliori, è sempre asfaltato. La gamma di pendenze è abbastanza ampia: si passa dal piano a inclinazioni di media intensità (5-6% in gener, con strappi fino al 10%), alla doppia cifra importante di alcuni tratti e dei tornanti (12-15% e oltre, seppur per pochi metri. Ricordiamo: stiamo evitando le salite importanti di via Vetica. I tratti più impegnativi, quindi, li affrontiamo in via San Candido e via Madonna della Ripa.

*Potenziali imprevisti, pericoli e cani aggressivi:*
La discesa non può definirsi tecnica, ma attenzione alla velocità eccessiva prima di dei curvoni a U: ne incontreremo due scendendo da via Limatella, dopo un lungo rettilineo, quindi attenzione a frenare in tempo e gradualmente per non inchiodare e scodare. Altri curvoni a U nella discesa da Monte San Biagio: in quel caso, essendo le pendenze attorno al 4%, la velocità sarà minore, ma maggiore sarà la probabilità di incontrare automobili.
Ho incontrato, una volta, due cani aggressivi: domestici, a guardia di una villetta in cima alla salita di via Vetica, poco dopo via delle Fate. Un pastore maremmano (con quelli c’è sempre da stare attenti) e un suo compare, parimenti massiccio e pericoloso; sono stato pure inseguito per un tratto, ma la discesa mi ha permesso di distanziarli. Giusto prima di uno strappo in salita, che mi avrebbe rallentato enormemente.
Altri cani domestici, ma di piccola taglia e generalmente confinati in giardini, popolano la zona. Abbaieranno attraverso reti e cancelli o, al massimo, vi seguiranno abbaiando per una decina di metri.
Vi capiterà di sicuro di incontrare numerosi ciclisti, specie nei giorni festivi: in caso di imprevisti, dovreste poter contare su qualche anima pia.

Variazioni del percorso:
Volendo, le strade in zona Sughereta si possono affrontare in ordine sparso: per esempio, salendo per via Limatella (più impegnativa), per poi scendere per via San Candido, iniziare la salita da via La Vecchia eccetera.
Al ritorno, nel caso vogliate passare dalle parti del lago, sono a vostra disposizione anche strade alternative, sterrate: mettete in conto la possibilità di sporcarvi di polvere e fango, nel caso abbia piovuto di recente.

Tutto il percorso è fattibile da chiunque sia un minimo allenato, con rapporti minimi attorno all’1:1; i ciclisti veri, ovviamente, non avranno problemi a terminarlo con rapporti molto più aggressivi.

Traccia su Komoot

 
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from L'uomo a tre dimensioni

Il titolo di questo blog è ispirato ad uno dei libri più belli mai usciti sulla faccia della terra, e cioè “L'uomo ad una dimensione” di Walter Benjamin. Ho sempre avuto un deciso interesse per le scienze sociali, e l'ho sempre cercato di mescolare con le mie ossessioni per i videogiochi e il cinema. Quale migliore occasione di un blog quindi per cercare di far passare un messaggio? Una delle cose che non ho mai sopportato dei cosiddetti “divulgatori” odierni è il loro continuo cercare di pararsi il culo con chi gli da il pane. Fare critica ma non troppo, giudicare ma non troppo negativamente perché chissà, non si sa mai che qualche porta possa rimanermi chiusa. E molto spesso a parlare e a dare opinioni è anche gente che non si rende conto della propria ignoranza, o dei paraocchi pregiudizievoli che ha sulla faccia. Io ho studiato, mi sono fatto il culo a farlo e penso di essere abbastanza bravo nel mio lavoro. Quindi, senza influenze esterne e senza pregiudizi, voglio cercare di proporre delle riflessioni che tramite il dialogo possano svilupparsi e creare stimoli per crescere, sia per me che le scrivo, sia per chi le legge.

Quindi ripesco un mio vecchio post di Facebook riguardante Silent Hill 2 Remake (chiaramente ignorato dalla folta schiera di parenti che mi hanno come amico) che mi ha fatto riflettere molto.

Silent Hill 2 è un ottimo gioco, sicuramente, ma è pur sempre figlio della nostra epoca. In quanto tale, segue dei dettami che ormai sembrano essere intoccabili e divenuti un vero e proprio dogma. I primi Silent Hill sono sempre riusciti con estrema efficacia a comunicare alcuni concetti con cui l'essere umano, volente o nolente, durante la propria vita deve affrontare. L'hanno sempre fatto metaforicamente, in modo grezzo, spaventoso e, a loro modo, reale. Entrare nella mente umana, soprattutto in Silent Hill 2, significa entrare in un posto schifoso, arrugginito, affaticato dai mille ingranaggi che girano nella testa del protagonista e che pian piano acquisiscono chiarezza fino al finale travolgente e chiarificatore. Questa sporcizia, questa decadenza, che fino a pochi anni fa era un argomento che nelle opere artistiche di massa non avevamo paura di affrontare e mostrare, perché è scomparsa? Perché adattare un prodotto agli standard odierni molto spesso significa “ripulirlo” da tutto ciò che potrebbe turbare chi ne usufruisce? Siamo diventati così fifoni che perfino in un gioco di genere “horror psicologico” dobbiamo sentirci al sicuro? Oppure è chi produce opere multimediali di massa (che oggi possiamo ritenere pedagogiche per le giovani generazioni quanto e più di un libro di testo) a non volerci coraggiosi? Il terrore è formativo, è essenziale per far si che un uomo affronti la vita a viso aperto. Ma è anche analizzando le piccole, stupide, cose (come ad esempio due immagini comparative di un videogioco e il suo remake), che possiamo trarre le conclusioni su quello che l'egemonia culturale vuole che siamo e su come siano cambiate le persone in oltre vent'anni.

 
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