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from ordinariafollia

ordinariafollia-log_018-2024.jpg

fine linea spazio input, la combinazione delle nostre particelle elementari if

nella solitudine di questa confusione, incessante load, on, wait cerco la tua mano nella notte, save goto

verify, list e mi pare come quando eravamo bambini e ci pareva di essere next, restore, smenettare, la la la la soprattutto run, run, run, run tab, return e read, read, return e gosub... sub sub sub then

nuovi linguaggi per passeggiare navigando mano nella mano print, stop tutto l'universo dietro la tastiera sulla punta delle dita, run tu, io. tu tu tu io tu tu io tu tu tu tu io io tu

 
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from thornsinnercircle

La condizione minima

dopo diversi anni spesi a lavorare presso una struttura pubblica, a luglio di quest'anno ho deciso di andarmene. è una struttura sanitaria, dove le grida delle persone con disagio psichico venivano ignorate, a meno che non giungessero alle orecchie di qualcuno della direzione, e allora il malato veniva spostato in stanze più lontane. l'agitazione psicomotoria viene di regola istituzionalizzata con sedazioni e contenzioni, anche se non c'è prova di efficacia scientifica sul loro utilizzo. un problema in meno per le mansioni lavorative già sottoposte a stress. una soluzione che fa comodo a molti, con controlli il tanto che basta per avere una facciata in regola anche se manchevole eticamente. dove durante la pandemia era sopportato un clima generale permissivo, che non avrà di sicuro contribuito a rallentare i contagi. solo perché presi tramite un obbligo, i dubbi dei contrariani sull'efficacia dei vaccini venivano spesso solo sussurrati in base all'ultimo studio scientifico uscito su facebook. in generale gli approcci alla salute del lavoratore erano rivolti solo ad espletare obblighi di legge con corsi superficiali, consigli banali sul ricorrere alle medicine alternative, perché si aveva come guida il solo basarsi sul “senso comune” caro a chi ha la mentalità conservativa e chiusa. perché questa decadenza? perché viene prima di tutto il profitto. le strutture sanitarie sono diventate aziende dove si bada ad incanalare il possibile flusso di denaro facendo pubblicità illusorie e cercando amicizie nella politica locale. illusorie perché le terapie promesse vengono somministrate da personale che talvolta fa il minimo necessario per scansare le critiche dei clienti, pazienti. personale che quando non disquisiva alla macchinetta del caffé sull'aspetto fisico di una nuova assunta passava il suo tempo in attesa creativa dell'orario dove timbrare il cartellino. perché questo veniva permesso. il flusso di denaro della sanità pubblica mantiene in certe strutture un gioco di equilibri dove per il quieto vivere ci si copre a vicenda la sciatteria di certi comportamenti. non saranno infatti criminali o illegali, ma non si può darne un giudizio positivo e guardarsi allo specchio con la coscienza a posto. le possibili polemiche interne venivano scansate o soffocate con un meccanismo caro alla politica, trovando di volta in volta obiettivi minori su cui dimostrare un decisionismo ridondante e apparentemente concreto. per fare un esempio, ascensori o bagni che non funzionavano venivano rattoppati senza mai risolvere il problema, mentre per la presenza di cani che si avvicinavano alla struttura veniva immediatamente diramata comunicazione a tutti i lavoratori di evitare di dargli da mangiare, in estate come in inverno. alcuni sono stati testimoni di maltrattamenti veri e propri, con riunioni su riunioni di persone toccate come mai prima dalla voglia di risolvere questo problema, fino a paventare soppressioni di massa. in ogni caso per ripulirsi l'anima tanto bastava dichiarare il giorno dopo il proprio amore per gli animali portando un bel coniglietto a cui fare le foto per instagram con improvvise confessioni su un ritrovato sentimento naturalisticheggiante.

in chi non è inserito, per sua natura o scelta, in questo meccanismo, il rimanerci a contatto inquina l'anima. dato che per vivere può essere necessario percepire un reddito, viene di conseguenza il non poter scansare il fastidio di trovarsi un lavoro. perché anche quando il lavoro piace, se le condizioni sono queste, non sono quelle minime per avere un bilancio interno sano. di qui il mio tenerci a far sì che tutte le persone che per un qualsiasi motivo provano disagio a causa del loro lavoro cerchino di cooperare per venirne fuori, per quel che si riesce. diamoci consigli sul fare la cosa giusta, esterniamo i problemi, non barattiamo per nemmeno mille euro al mese i valori che sostengono la nostra idea sullo stare al mondo.

un po' di solidarietà di classe ;)

 
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from Super Relax


Le avrete sicuramente incrociate sulle strade che portano alla campagna. Non hanno un'età definibile, almeno 70 anni e potrebbero esserne 100.

Girano su biciclette loro coetanee, rigorosamente a rapporto singolo, con una catena che è un pezzo di ruggine unico, potrebbe stare in piedi senza afflosciarsi. Uno o più portapacchi, solitamente sormontati da cassette della frutta ricolme dei materiali più pesanti esistenti in natura. L'abbigliamento è in linea, quindi non esattamente tecnico: fazzolettone come una bandana, vestitino a fiori su maglia di cotone o lana, dipende dalla temperatura; a volte, anche un grembiule. Calze sfilacciate al ginocchio, stivali di gomma o zoccoli di legno massiccio. Quando fa freddo, calzettoni da tennis del mercato o fatti personalmente all'uncinetto.

E su questi mezzi che sfidano l'erosione del tempo, nell'uniforme di chi ha sempre lavorato sodo senza mai lamentarsene, se non per celia, affrontano qualsiasi pendenza pedalando sempre allo stesso ritmo, si tratti di una rampa paurosa da Vuelta a España o di una discesa che atleti professionisti farebbero schiacciati sul telaio.

Vanno per i fatti loro, cadenza uniforme e velocità media immutabile, con una catasta di legna per l'inverno nel cestello anteriore e una damigiana di vino da 54 litri, piena, sul portapacchi. Le leggi della fisica e i watt sono per la gente che ha tempo da perdere su Strava.

 
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from videogeco


Ma un gioco perfetto in generale, direi, conosciuto in Giappone come Big Tournament Golf.
In sala giochi, però, questo sentore di perfezione viene messo in dubbio in un caso specifico: dovete giocare e davanti a voi c'è qualcuno molto bravo. Aspetterete parecchio.

Giocato a casa, sul mitico sistema originale o coi poteri magici dell'emulazione, è perfetto e basta.

Siete soli sul green, il vostro alter ego è probabilmente Robert Landolt, il più grande golfista tedesco di sempre. La musica, a tratti, è come se ve la suonassero i Cassiopea a bordo campo, sovrastata solo dai suoni tipici dello sport. L'impatto della mazza con la pallina, il sibilo prodotto nel vento, il rimbalzo sui diversi terreni. Il rumore della pallina che impatta con le foglie, traiettoria sciagurata.

Siete a casa vostra o in giro, nell'intimo portatile di una retroconsole, avete quasi tutto il tempo che volete per calcolare l'impatto del vento, la necessità dell'effetto, l'altezza e la potenza del tiro.
Nessuno alle spalle che scalpiti, speranzoso di poter emanare influssi da menagramo, è solo il gioco a spingervi, con le buone prima e le cattive poi, a fare il vostro tiro.

Non avete problemi di gettoni, quindi potete sperimentare. Voglio provare a far rimbalzare la pallina su un terreno solido, su quella roccia in mezzo a uno specchio d'acqua. Voglio mandarla in buca da 30 iarde, fuori dal green, senza usare un putter. Voglio che l'effetto faccia sgommare la pallina in avanti o farla rotolare indietro. Voglio divertirmi e Neo Turf Masters me lo permette, oggi a casa come nel 1996 in sala giochi.

Diversi hole in one, nella mia carriera di golfista virtuale: sempre una grande soddisfazione.
Non ero pronto a una buca da cinque fatta in due tiri, invece, grazie a rimbalzo favorevolissimo e al colpaccio dal fairway, tipo con una mazza da 100.
Albatross? E che è?: la domanda sorta spontanea tra i presenti in fila, ero uno di quelli che giocava bene e a lungo. Non ci sono mai più riuscito, mai più vista quella scritta.

Nell'animazione iniziale del titolo, in modalità demo, si vede una pallina dirigersi verso il green. Solitamente. Rivedendola più volte di fila, nei rari momenti di inutilizzo del cabinato, si poteva assistere casualmente a un'animazione alternativa, con la pallina colpita evidentemente male, destinata a finire in una zona vietata all'uomo e, per estensione, anche ai golfisti. Ed era sempre divertente, anche dopo averla vista decine di volte.

#Anno1996 #Arcade #NeoGeo #SalaGiochi #SNK #Videogiochi

 
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from kyoka

Tempi e luogo

presso BITZ fablab, via Antonio Rosmini, 9 (BZ) negli orari di apertura (mar-ven 13-19; sab 10-13 e 14-17)

Porta i tuoi ricordi, lascia una traccia, e insieme a tutti gli altri contribuisci a creare un simbolo di collettività. Ti aspetto per creare insieme!

Modalità

Utilizzando una macchina da maglieria manuale voglio creare uno spazio di riflessione e di espressione, a cui chiunque può contribuire con idee, temi, motivi, pezzi di stoffa o di filato. Documenterò ogni interazione in modo da poter indicare il significato di ogni piccola area nell’opera finale, rispettando le intenzioni e la privacy di ognuno.

 
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from Super Relax


Versione abbellita su Wordpress Panoramica su OpenStreetMap

La salita per Lenola è una costante di parecchi giri in bicicletta della zona, sia per la salita in sé che come tratto di trasferimento, per raggiungere Lenola e poi proseguire per altre mete, Pico, Castro dei Volsci e, in questo caso, Vallecorsa.

La salita vera e propria inizia all’incrocio tra la SR 637, via Provinciale per Lenola, e via Sant’Oliva, ovvero la SP 94 che inizia a Monte San Biagio, all’altezza del ristorante “Al Boschetto”.
Provenendo dalla zona di Terracina, è possibile percorrere la via Appia, SS 7, fino, appunto, a Monte San Biagio e la SP 94, oppure procedere sempre sulla statale fino a Fondi e all’intersezione con la SR 637 che, appunto, porta alla salita.
Dal centro di Fondi, oltre che dalla SR 637, è possibile iniziare dalla salita del Cocuruzzo, continuando poi per via Sagliutola e, infine, per la Provinciale per Lenola.

La strada di elezione, comunque, è quella che inizia dall’incrocio con via Sant’Oliva, ed è pure il tratto ufficialmente contemplato su Strava. Ci troviamo su una classica strada provinciale del Centro-Sud, piuttosto larga, in questo caso, solitamente sempre con un lato esposto al sole fino a Lenola. Qualche curvone e poche curve, nessuna delle quali realmente chiusa, ci conducono senza possibilità di errore fino alla fine della salita, all’incrocio di Lenola.

Prendendo la strada a sinistra, inizia la via che ci avvicina a Vallecorsa, dopo aver attraversato l’intero abitato di Lenola. Poco dopo il cartello che annuncia la fine del territorio comunale, c’è un incrocio che a destra conduce prima a loc. Ambrifi e poi, eventualmente, a Pastena.
Per seguire il nostro percorso, invece, si tratta, semplicemente, di seguire la strada principale, la SR 637, fino a destinazione.

Cosa portarsi dietro:
– Borraccia;
– Crema solare, si pedala lontani dall’ombra per buona parte del percorso;
– Coccodrilli o orsetti gommosi per un pizzico di dolcezza ma, prima ancora, spizzichi di carboidrati e zuccheri.

Fontanelle:
Una, di sicuro, all’ingresso del centro abitato di Vallecorsa. Dovrebbero essercene nella parte urbanizzata di Lenola, non ci ho ancora fatto caso.

Terreno e altimetria:
Il piatto forte del percorso è, ovviamente, la salita di Lenola: 7,5 km a una pendenza media del 4,4%, secondo Strava. Le percentuali più frequenti oscillano dal 4 al 6%, con qualche impennata in prossimità dei tornanti, attorno al 7-8% per qualche decina di metri.
Dopo l’incrocio che immette nel centro di Lenola, la salita continua, con pendenze massime attorno al 4%, fino a località Quercia del Monaco, superata la quale inizia la discesa per Vallecorsa, con brevi tratti in salita al 2-4%.
Approssimativamente, sono queste le pendenze che affronteremo lungo tutto il percorso, quindi non sono richiesti rapporti particolarmente agili. Bici da strada, gravel o mountain bike, tutto fa brodo.
L’asfalto non è dei peggiorni, ma neanche dei migliori.

Potenziali imprevisti, pericoli e cani aggressivi:
Vi capiterà di sicuro di incontrare numerosi ciclisti, specie nei giorni festivi e, in particolar modo, dopo aver oltrepassato lenola: anche decine e decine; in caso di imprevisti, dovreste poter contare su qualche anima pia.
Il tratto tra Lenola e Vallecorsa è desolato.
Non ho mai incontrato cani aggressivi o anche solo fastidiosi, ma attenzione a eventuali attraversamenti di volpi o cinghiali.
Il pericolo vero sono i motociclisti, che sfrecciano a velocità da ritiro della patente.

Variazioni del percorso:
Nessuna rilevante, se volete percorrere il tratto classico; tuttavia, è possibile raggiungere Lenola seguendo percorsi alternativi, come per esempio da via delle Fate, via Vignolo o dalla contrada di Passignano. Sono strade sicuramente meno trafficate, con maggiori possibilità di incontrare animali vaganti e con uno o più tratti in forte pendenza.

Traccia su Komoot

 
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from Il calderone di Gabratta

Ispirato dalle ultime story su Instagram del buon Kenobit, e anche da un paio di pensieri che mi frullano in testa da settimane, mi sono detto “massì, facciamo un servizio alla comunità scrivendo due righe a proposito della situazione Linux e gaming”.

Preciso una cosa: è vero, all'inizio l'idea di mandare a quel paese Windows (o, Winzozz, il vezzeggiativo che spesso si usa nell'ambiente) può far paura a tantissimi. Ci sono passato anch'io quando ai tempi provai l'ormai vetusto Ubuntu 9.10 su un vecchio laptop Toshiba che non ce la faceva a reggere l'allora nuovo Windows 7...eppure, nonostante qualche difficoltà iniziale, ho riscoperto quella gioia informatica che provavo quando smanettavo su MS-DOS sul 486 di papà nell'agenzia di viaggi di mio nonno, il tutto per avviare l'originale Prince of Persia e Arkanoid.

Da allora l'informatica si è evoluta, noi siamo cresciuti, e sono cresciuti pure Windows e Linux: peccato che il primo abbia intrapreso una strada che non mi piace per niente; quella del bloatware, delle telemetrie, dell'IA e degli spyware spacciati per “funzioni innovative” (sì, Recall, sto parlando di te).

In questo momento sto scrivendo da un Thinkpad T460p ricondizionato che ho preso circa 3 anni fa su eBay da un'azienda di settore: pagato esattamente 368€, un'ottima cifra per un laptop aziendale del 2016 con un buon processore (un Intel Core i5-6440HQ). Le uniche spese aggiuntive sono state una batteria più capiente e il secondo banco aggiuntivo di RAM da 8gb, portando così il totale a 16gb.

Ora veniamo al sodo: com'è Linux nell'uso giornaliero? ci puoi giocare? Risposte: molto più comodo di Windows, e sì, ci gioco.

Il mio Neofetch

Come avete visto dall'immagine qua sopra, dopo un annetto e mezzo di Windows 10 su questo laptop ho deciso di passare a Linux e, dopo un periodo di cosiddetto “distro hopping” tra EndeavourOS e MX Linux alla fine mi sono accasato su Manjaro. Vi posso dire che funziona tutto out of the box tranne una cosa...il sensore di impronte digitali. Solo perché ho avuto la sfiga di beccare l'unico con i driver bloccati: se vi interessa la questione potete controllare su fprint

Sicuramente uno degli elefanti della stanza per i neofiti Linux è la frammentazione del mercato: al contrario di Windows e OSX, Linux è solo una “base” su cui poggiare, per il resto i gusti da scegliere nell'immensa gelateria delle distribuzioni (da qui in poi distro) sono tanti (anche troppi, onestamente) e posso capire che il discorso risulti complicato. Nella mia discreta esperienza con il mondo Linux però posso suggerire qualche distro tra le più gettonate:

  • Se venite da Windows e siete dei completi neofiti del mondo Linux, allora la mia scelta ricade su Linux Mint: è una delle distro più stabili in assoluto, il suo desktop environment, Cinnamon, è il più simile a Windows e non ha particolari problemi con i driver delle schede video Nvidia...che detto inter nos, Linus Torvalds ha ragione: Nvidia, fuck you!
  • Se venite da Mac potreste trovarvi più a vostro agio su ElementaryOS, anche se per i miei gusti è fin “troppo elementare”. Non ho avuto esperienze lato gaming su questa distro, ma se avete un vecchio hardware da resuscitare (e sotto questo punto di vista Linux è PERFETTO) e/o volete usarlo per del semplice browsing di base, Elementary OS è eccezionale.
  • Se, come me, siete degli utenti non dico esperti, ma già un filo più preparati a livello informatico, allora I use Arch, btw Attenzione: non parlo necessariamente di Arch Linux liscio (che consiglio solo ed esclusivamente se siete esperti e se volete una personalizzazione totale del vostro sistema operativo), ma soprattutto di varie distro basate su Arch, come si vede in primis su Steam Deck, se ne avete uno. Ebbene sì: quel gioiello di console portatile fatta dalla Valve di “Lord Gaben” è una console Linux! Ed è principalmente grazie a Steam Deck se Linux è il secondo sistema operativo più usato su Steam, subito dopo dietro Windows...e i numeri continuano ad aumentare Digressioni a parte, le mie scelte ricadono essenzialmente su tre SO: EndeavourOS se volete una distro più “terminale-centrica”, Manjaro se volete qualcosa di più semplice da usare, e Garuda se volete puntare principalmente al gaming: fra l'altro, al 99% sceglierò proprio Garuda per il mio pc fisso quando scadrà il supporto ufficiale a Windows 10. Sottinteso: lato gaming, un'altra distro (però basata su Fedora) del quale ho sentito parlare molto bene è Bazzite, ma non ho ancora avuto il modo di provarla se non su macchina virtuale. Stesso discorso per Nobara, anch'essa basata su Fedora, ma meno “consolizzata” di Bazzite.

Fra l'altro, ultimo inciso, una delle cose più belle di Linux è che potete provare la distro di vostra scelta senza formattare tutto: basta semplicemente flashare una chiavetta USB (mio consiglio spassionato: usate chiavette da tagli che vanno dagli 8gb fino ai 32gb massimo. Dai 64gb in poi se usate tool come Ventoy) con il programma di vostra scelta (io preferisco Balena Etcher, ma anche altri come Ventoy appunto o Rufus sono scelte validissime!) e poi avviando il vostro pc dal bios selezionate quella chiavetta USB e godetevi Linux in modalità LIVE. È super super consigliato soprattutto per vedere in primis se la distro vi piace, e poi per vedere se funziona tutto out of the box. Personalmente non ho mai avuto problemi su tutte le macchine che ho usato, a parte una volta su un vecchio laptop della mia fidanzata dove non funzionava il Wi-Fi, ma quello purtroppo è un problema delle schede di rete Mediatek, se non erro...

Ok: avete scelto la vostra distro Linux. Ora, come ci gioco?

Niente di più semplice: Steam, addirittura in alcune distro è pure installato di base! In caso contrario, basta aprire il vostro software manager di riferimento (nel mio caso su Manjaro uso Pamac), cercare Steam, mettere una spunta e poi dare l'ok. È semplicissimo e al massimo vi chiede di inserire la password che avete scelto per il vostro sistema. Niente di diverso da quello che succede su Mac o sui vostri smartphone. Al primo avvio Steam è praticamente identico alla versione su Windows, l'unica differenza che troverete nella vostra libreria è quella di vedere meno giochi pronti al lancio, visto che di base vengono selezionati i giochi Steam Play (ovvero quelli compatibili con i tre sistemi operativi desktop). E adesso? Si evoca Proton!

E che diavolo è Proton? Per farla in breve, Proton è un layer di compatibilità: vedetelo come una sorta di “traduttore” che opera traducendo un gioco nativo Windows come nativo Linux, permettendovi di giocare senza problemi! E vi dirò di più, esiste un sito meraviglioso chiamato ProtonDB dove potete vedere come girano i vari giochi tramite Proton, sulla base di vari punteggi: da un minimo di “bronzo” al massimo di “platino”. Escludendo ovviamente i punteggi “nativo” e “rotto” che penso non abbiano bisogno di spiegazioni. Come dicevo poco più su, non ho un pc da gaming o abbastanza recente, però gioco senza problemi ad un titolo in early access come Drill Core proprio grazie a Proton.

Ok, con Steam siamo a posto. E con gli altri launcher tipo Epic o Amazon? Nessunissimo problema: esiste Heroic Games Launcher, un programma di terze parti che applica il layer Proton anche alle vostre librerie Epic, Amazon e GOG. Per esempio gioco giornalmente a Football Manager 2024 (regalato qualche mesetto fa su Epic Store) dal mio portatile usando Heroic: ha le stesse prestazioni che avrei su Windows, l'unica cosa è che ha solo un leggerissimo bug sulla tastiera che non va se fai “alt+tab”, ma è una roba super risolvibile cliccando sulla barra centrale di ricerca nel gioco e poi funziona tutto. E se volete di più esiste anche Lutris che fa la stessa cosa anche per EA, Ubisoft e...udite udite, anche alcuni wrapper di emulatori console come Dolphin e Retroarch!

Fra l'altro, se siete dei retrogamer Linux è praticamente il paradiso tra emulatori e soprattutto ottima compatibilità con i titoli vecchi di 20-30 anni fa, cosa che su Windows vi porta il più delle volte a scervellarvi a mai finire. Per l'emulazione Windows il mio consiglio è usare uno tra Wine e Bottles: fanno la stessa cosa, ma dipende dai programmi installati ho avuto prestazioni ed uso diversi. C'è chi funziona meglio su Wine, chi su Bottles...insomma, c'è da provare.

Va bene, per i titoli single player ci siamo, ma a me piace giocare online: su Linux va tutto liscio come l'olio? Ecco, questo è l'unico punto dolente. Di base l'unico vero problema del gaming su Linux è rappresentato dai sistemi di anticheat, che il più delle volte o non sono compatibili con il kernel di Linux o proprio lo schifano apertamente come Vanguard: quindi scordatevi di giocare a League of Legends o Valorant su Linux. Ma non tutto è perduto: in nostro soccorso arriva Are We Anti-Cheat Yet? un comodissimo sito con vari aggiornamenti riguardo a tantissimi giochi online. Certo, non va proprio tutto tutto, visto che i “broken” sono più dei “supported” e dei “running” messi insieme, diciamo che bisogna dare una controllatina sia su questo sito che su ProtonDB ed eventualmente testare sul campo.

Va bene, per il gaming ci siamo: e per il resto? Dipende dall'uso che volete fare della vostra macchina: l'elefante nella stanza è, ahinoi, la suite Adobe. Tabella alternative Adobe

Diciamo che va a vostro gusto personale: personalmente tra le varie alternative a Photoshop preferisco Photopea (o GIMP se sono offline), e per il resto ho avuto esperienze solo con l'audio (Audacity, che uso da anni anche su Windows), video (per DaVinci Resolve stesso discorso di prima, anche se so che su Linux non gira bene come su Win. Ho sentito parlar bene di Olive e Kdenlive, ma non li ho ancora provati), e DAW (LMMS è letteralmente I-D-E-N-T-I-C-O a FL Studio). Il resto è tutto nativo o quasi, dove quel “quasi” magari sono dei programmi tipo Onlyoffice che trovo solo su AUR (il motivo per il quale amo le distro basate su Arch Linux, ma è un discorso troppo lungo...), ma davvero, su questo portatile uso praticamente gli stessi programmi che ho su Windows: dall'instant messaging (Telegram e Discord sono nativi Linux, per Whatsapp invece uso WasIstLos che si trova su AUR, ma ci sono programmi alternativi oppure basta usare la versione web) passando per la registrazione desktop (OBS è nativo), la riproduzione video (VLC è nativo e nella stragrande maggioranza delle distro anche preinstallato!), browser (Firefox nel mio caso, anch'esso preinstallato in tante distro)...e vi dirò di più, il mio workflow su Linux è pure migliore rispetto a W10: su quest'ultimo per avere un'esperienza simile a quella che ho su Manjaro ho dovuto installare un programma chiamato TaskbarX che si bugga spessissimo: invece su KDE Plasma (il desktop environment che uso su Manjaro) ho dovuto letteralmente mettere una spunta nelle impostazioni della taskbar e nulla più, risparmiando tempo e rotture di scatole.

Spero di esser stato abbastanza chiaro e spero anche di avervi acceso un po' di curiosità riguardo al gaming su Linux: ormai i tempi sono maturi. Fatevi un giro su Distrowatch, guardate qualche video (a tal proposito consiglio i canali Youtube di Morrolinux, The Linux Experiment e ETA Prime che ultimamente prova spesso dei miniPC con Bazzite) e poi provate in prima persona la distro che avete scelto, sia tramite macchina virtuale che, ancora meglio, tramite chiavetta USB in modalità live...l'importante è che non andate mai su r/Unixporn, rischiate di cadere in un rabbit hole pericolosissimo.

 
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from Super Relax


Gli o le smartband? Suona più naturale al femminile, ma credo il maschile sia la forma esatta.
In ogni caso, ne ho avuti due: il primo, Mi Smart Band 6: dovrebbe essere la sesta iterazione, perché la precedente, quasi indistinguibile, non aveva il saturimetro.

Mi ha accompagnato, all'inizio con soddisfazione, nelle prime uscite per diletto in bicicletta: GPS per tracciare i percorsi, velocità, lunghezza di salite e discese, battiti cardiaci, risoluzione sufficiente per le notifiche del telefonino ecc., insomma il necessario per viaggiare informati. Questi sono i pro: dei contro ne parlerò a breve, avendo molti punti in comune con l'altro modello.

Poi, ho avuto, per brevissimo tempo un Mi Band 4C: una versione di fascia molto bassa, roba da una dozzina di euro con le offerte. Pro? Nessuno, a parte il costo, ma non me ne faccio niente, alla luce di quel che è successo poco dopo l'acquisto.

Entrambi i dispositivi vanno incontro a fragilità che ne compromettono l'utilizzo, anche irrimediabilmente, dopo poco o pochissimo tempo.

Lo schermo OLED del modello più lussuoso, il 6, ha iniziato ad affievolirsi già dopo circa sei mesi, diventando poi progressivamente illeggibile alla luce del sole (cosa già difficile da nuovo, anche la luminosità massima è decisamente fioca) nel corso dei mesi successivi, fino a renderne difficile l'utilizzo anche nel buio completo. Attenzione: all'epoca mi informai, non era un problema del mio esemplare, dalle numerose lamentele sembrava fosse proprio la norma per quel pannello. Il cinturino si spezzò dopo qualche tempo, ma potremmo definirlo come un problema minore, vista l'economicità dei rimpiazzi. In ogni caso, sicuramente un altro fastidio.

Per il 4C, tutto è andato storto dopo poche settimane: anche questo sembra essere un problema universale, si è spaccata la cassa all'altezza dell'attacco USB. Per chi, fortunatamente, non avesse mai avuto a che fare con questo modello, la ricarica avviene in un modo abbastanza bizzarro: parte del cinturino si sfila dall'orologio, rivelando una protuberanza da inserire in un qualsiasi ingresso USB, per la ricarica. Tempo un paio di ricariche e si è spaccato tutto, irrimediabilmente.

Oltre alle rispettive fragilità, un altro contro in comune sono le relative app, ne parlo al plurale perché sono differenti per i due modelli. Più funzionale quella del 6, molto spartana quella del 4C, entrambe poco promettenti dal lato privacy. Difficile capire dove finiscano i dati raccolti, facile immaginare cosa se ne facciano. Ho provato, così, a collegare il Mi Band 6 a Gadgetbridge, app open disponibile su F-Droid.

Niente da fare. Ho buttato tutto, perché non sapevo cosa farmene. Non so quanto siano affidabili i modelli successivi, posso immaginare non siano stati fatti grandi passi avanti lato privacy.

 
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from Il Taccuino

Ho accumulato i miei giorni come fossero documenti impilati. Mi fermo a rileggerli spesso: pieni di quisquilie, farneticazioni, cavilli. Su ogni foglio imprimo col timbro: “SPRECATO” Ne arrivano spesso di nuovi ma nel contenuto son sempre gli stessi. A cosa serve rileggerli ancora? Eppure avrei tanto voluto esser poeta, oppure un artista, col cuore tremante e ispirato. Tuttavia il cielo non volle. Pazienza. Starò qui a sbrogliare scartoffie con la sterile passione dell'impiegato.

 
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from pop e memorie


Sogno di una rivolta carceraria in una specie di prigione dell'India, in bianco e nero: un tizio uccide un secondino e usa la sua pistola per ucciderne un altro, prende le chiavi e inizia a liberare la gente.

La prigione è lunga è stretta, un piccolo corridoio costeggiato da celle in cui la gente dorme a terra, non ci sono suppellettili. La gente inizia ad uscire dalle gabbie: un gigante magro con una pelle terrosa, calvo; due nani russi con una lunga barba, gemelli; umanità varia e alla fine una specie di Humpty Dumpty con arti lunghi e secchi. Tutti ci dirigiamo verso un punto ben definito e dobbiamo passare in uno stretto cunicolo (troppo piccolo per noi, ma ci passiamo; io penso a Humpty Dumpty, come passerà?).

Mentre passo io, una specie di ombra-salmone risale il breve cunicolo. Si spunta su una piscina, è una specie di Morte stessa a indicare la piscina in cui buttarci: non è prudente contraddire la morte. Mi butto, pur non sapendo nuotare. Compare una barra di progressione al contrario, “Blizzard sta rigenerando l'anima”.

Scomparsa la barra mi ritrovo all'aperto, tornano i colori: c'è un quest giver con un punto esclamativo blu, lo consulto e ignoro, poi mi allontano lungo questa specie di bacino idrico che termina in un palazzone.

Scendo dal palazzone scalando le pareti e mi ritrovo in una specie di studio cinematografico a più piani: al piano terra c'è l'esibizione di un certo regista danese, si vedono dei demoni danzare e ballare, prima neri e poi bianchi. Demoni alati, demoni con troppi arti e dispari, gambe montate su gambe eccetera.

Ancosa sognando, racconto al personaggio X di aver sognato della rivolta indiana, poi non ricordo come sia finito. Il sogno, in bianco e nero, aveva una fotografia strepitosa, un'atmosfera mai vista in un film.

 
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from Super Relax


Non era proprio un orologio, era uno smartband Xiaomi, marca che mi ha dato solo delusioni con questi aggeggi, esperienze di cui parlerò in un altro momento.

Un sabato mattina, inforco la bici e vado a esplorare una viuzza secondaria, che credo di aver capito asfaltata fino a un certo punto, appena prima di diventare un percorso che è meglio fare a piedi. Mi ci avventuro, alla fine c'è anche una salitella breve ma intensa e, come previsto, con uno strettissimo tornante l'asfalto lascia il passo alla zona off limits. Mi avvio a rifare la strada al contrario, precisazione: non sono molto bravo coi tornanti stretti in discesa. Sono pessimo, tanto che alcuni preferisco farli scendendo alla bici, perché la sicurezza non è mai troppa.

Quella volta, invece, no: era una delle mie prime uscite e, da perfetto inesperto, non conoscevo i miei limiti, ero ancora pericolosamente spavaldo. Fatto sta che azzardo questo tornante e, non chiedetemene il come e il perché, riesco a cadere sulle spalle, in discesa. Caduta attutita dallo zaino, giro sempre con uno zainetto più o meno imbottito di rosa; nessun danno, neanche alla bici, riparto.

A qualche chilometro da casa, controllo l'orario, o è quel che tento di fare: ohibò, che fine ha fatto lo smartband, quello che vedo è un nudo polso! Intuisco si sia slacciato nella caduta, non ho voglia di tornare indietro e rifare la salita, ci tornerò la settimana prossima.

È quello che faccio e, effettivamente, ritrovo l'aggeggio nell'erba, ignaro di tutto, che ancora monitorava l'attività... una pedalata durata una settimana, come no! Lo ripulisco dall'umidità e dal terriccio, lo rimetto al polso e torno a casa, abbastanza di buonumore.

 
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from videogeco


Ero disoccupato e lo sarei stato ancora per diversi mesi, quindi avevo tutto il tempo per giocare a quella meraviglia. ALl'introduzione sui binari eravamo pronti, ne avevamo avuto un assaggio col primo episodio, e pure quello fu un momento epocale della storia dei videogiochi.

Non eravamo pronti, non io, a lasciare la stazione e venire catapultati tra gli ambienti di City 17, specie gli esterni. Momenti che definiscono un prima e un dopo.

E una mattina da disoccupato, mentre giocavo sul fido CRT grigio o beige, col case grigio o beige, la tastiera... beh, all'epoca i computer erano ancora grigi e beige, come i loro accessori, mentre giocavo, citofono: è un amico mio, teoricamente dovrebbe star lavorando anche lui, di mattina.
Invece no, disoccupato temporaneamente anche lui, come per telepatia sapeva di potermi trovare a casa.

E giocavo a HL2, lui guardava senza annoiarsi, non è una cosa scontata.

Ancora oggi, penso che il Source possa tranquillamente essere usato per qualsiasi videogioco
Quell'estetica mi basta, mi appaga.

#Anno2004 #HalfLife2 #HL2 #PC #Valve #FPS #Videogiochi

 
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from pop e memorie


Non lo so, non lo so più. Generalmente, potrebbe essere una persona che non abbiamo mai incontrato, che non abbiamo mai potuto toccare fisicamente: non mi piace toccare la gente ed essere toccato, è il concetto. Qualcuno con cui non abbiamo mai scambiato una parola, un estraneo.

Potremmo allargare la definizione anche a persone conosciute astrattamente: gente in qualche modo famosa, idealmente avvicinata da uno scambio di battute a distanza, incorporee. Loro da una parte, noi dall'altra e in mezzo qualche chiacchiera. Da estranei.

Per contro, chi sarebbe un amico, un conoscente, un parente? Qualcuno a cui dovremmo esser legati da un vincolo di amicizia, sangue, da un rapporto professionale, chissà. Ebbene, quanto sappiamo davvero di queste persone? Poco, preferibilmente, perché a conoscer troppo a fondo la gente si finisce con l'accumulare delusioni su delusioni. O troppo, e in quel caso è già tardi.

Mi è capitato con gli amici di una vita. Meglio sarebbe stato limitarsi alla superficialità, a uno stato di conoscenza controllata, leggera. Amici sì, ma fino a un certo punto. I parenti, poi, neanche li scegli.

Qualche giorno, prima di scrivere questo testo, ho avuto un breve scambio di battute, in chat, con una persona che dovrebbe essere sconosciuta, estranea, secondo quanto scritto all'inizio. Invece, non che ne avessi dubbi, questa persona si è confermata (non che ce ne fosse il bisogno) limpida, coerente, integra, in una chat privata esattamente come nella sua persona, intesa come immagine, pubblica.

Ho risuonato con questa persona “sconosciuta” più che con gente che conosco da 500 anni. Ho pensato che da grande vorrei essere così, anche se è già tardi per essere grande. Ho pensato ai rapporti che instauriamo, o dovremmo, con gli sconosciuti, con gli estranei. È stato un momento luminoso e ho scritto questa cosa.

 
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from la tana di Belzebu

biscotti velenosi

mi chiedo se la regina di Argyll descritta come un anello di congiunzione tra l'umano ed il divino possa avere e rivendicare i peli, si perché nel popolare brano di Andy M. Stewart membro della band Silly Wizard viene elogiato lo status di bellezza e grazia di una donna, una donna potente ed unica nel suo genere. Ispirazione probabilmente per l'utente "biscotto ai mirtilli", ispirazione certo ma non rappresentazione... Questo personaggio da migliaia di follower per lo più maschi, spiegheremo di seguito perché il genere dei follower è importante, e dai pochi like rispetto ai contenuti condivisi, è una sorta di "femminista", non me ne vogliano le attiviste e le intellettuali che si battono per davvero per quelle che sono ancora pieghe reali e penose nei diritti ostacolati per le donne, il nostro biscotto ai mirtilli, dicevamo, è tutt'altro che dolce, ed è tutt'altro che onesta nella difesa dei diritti, chi sa se le hanno spiegato che anche Andy l'autorE del testo che le piace tanto è un maschio, anche lui colpevole di stupro, omicidio ed altre indicibili azioni che quotidianamente vengono messe in atto da TUTTI gli uomini, particolarmente se maschi, bianchi ed eterosessuali, nei confronti delle donne, il biscottino ai mirtilli avvelenato risponderà che le statistiche e i media ce lo raccontano ogni giorno, che ogni giorno ci sono donne ammazzate dagli uomini e tanto basta perché tutti gli uomini siano complici, carnefici, rei dei cirmini a loro (tutti) ascritti, la regina di Argyll giudice in cielo ed in terra emette la sua sentenza definitiva. Non accetta osservazioni di alcun genere e porta in dote violenze subite in passato da maschi prevaricatori, verbalmente e fisicamente agressivi, odia de facto chi con la violenza non ha mai avuto a che fare, statisticamente i più, ma in questo caso le statistiche non le importano più. Non sa, per impreparazione o per capsiosità che le statistiche si devono leggere con più "livelli" di profondità e che soprattutto in quelle che riguardano temi sociali questa profondità è un fattore difficile da inquadrare e da interpretare, densa di elementi spesso mutevoli e interpretabili nel contesto. La regina biscotto dà agli aguzzini del suo immaginario diritto di replica circoscritto, non è possibile rispondere "non tutti..." nemmeno pianficare una situazione nei suoi dettagli, lei ha la verità ma non te ne fa dono, ti lascia nel tuo personale oblio di crudele benevolenza e consapevolezza del fatto che le cose, "ahime!" sono più complicate di come sembrano, quasi sempre. Quando gli argomenti del boscottino vengono a mancare maledice la tua natura si rammarica per le persone che hai vicino e come un biscotto si scioglie nel latte caldo, so che il latte caldo la urterà in quanto vegana, ma nel momento non mi vengono altri paragoni, chiude la porta, blocca il tuo utente e continua il suo esistere di post deliranti, tra scarpette da danza irlandese ordinate su internet e foto che la ritraggono vestita da lolita nell sala d'attesa della "psyke". biscottino Le righe sopra sono quanto meno astiose ed acide, ma meritate per una persona che è arrivata a sostenere, parlando a nome di tutte le donne di non sopportare l'apprensione di mariti, padri, fratelli e fidanzati quanto questi si preoccupano per le congiunte, in quanto questo sentimento di preoccupazione sarebbe derivato da un senso di possesso ancor prima dell'amore per il prossimo vicino. Questa regina si crogiola in un presunto credito maturato nei confronti del mondo per il solo fatti di esser femmina, senza comprendere fino in fondo che al mondo "ahime!" frega davvero poco o nulla. Nelle discussioni antecedenti alla sua definitiva chiusura con un blocco ed un comportamento non proprio corretto che ha visto la cancellazione di interi thread dove io mai mi sono permesso di insultarla, mi permetto ora di radicalizzare quello che posso dire nel mio spazio che è mio e sacrosanto, una mentecatta da centodieci e lode, una minus habens che non ha capito nulla di se stessa ma pretende di far comprendere il mondo agli altri, nello stesso istante in cui questi altri vengono esclusi a priori dal mondo piccolo dei suoi interlocutori, che sono, restano e resteranno sempe prossimi allo zero come il feedback ai suoi deliri. Vive nella paura e nel terrore e questo alla fine mi spiace anche se tutto sommato, beh son cazzi suoi...

 
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from Il Problema della Musica

C'è la Musica. Per fortuna. Così posso dimenticare gli orrori del Mondo, i trump, i pogrom, meloni, salvini, il caviale... E gettarmi in un pomeriggio e una serata di sbatti e musica, gloria e divertimento. Il palco mi aspetta. Per fortuna posso dimenticare il resto, mi basta fare vibrare le corde della mia chitarra. Vado

 
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